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Archeologia Arborea, una culla di biodiversità nell’Alta Valle del Tevere

Archeologia Arborea
Archeologia Arborea
Foto Inner Wheel Club Città di Castello

Premio a Isabella Dalla Ragione, ambasciatrice di sostenibilità

La Fondazione Archeologia Arborea onlus, di cui Isabella Dalla Ragione è fondatrice e presidente, si trova a San Lorenzo di Lerchi, immersa nel verde dell’Umbria a pochi chilometri da Città di Castello, in provincia di Perugia. Il posto è di sorprendente bellezza: un’oasi verde dove le api vanno e vengono tra gli alberi da frutto e i cespugli di rosmarino e di lavanda.

Archeologia Arborea, infatti, come il nome suggerisce, si occupa della conservazione di antiche specie di alberi da frutto. Specie scomparse che Isabella Dalla Ragione, con instancabile impegno, è riuscita a ritrovare e a riportare in vita: una Indiana Jones della biodiversità, alla ricerca delle specie perdute. Chi di noi si chiede quali semi abbiano generato il cibo che mangiamo? O quante e quali piante siano scomparse dalla nostra terra, e soprattutto quali siano gli effetti di questi cambiamenti?

Archeologia Arborea, un archivio verde di 600 piante di 150 varietà diverse

La Fondazione svolge un grande lavoro per il mantenimento della biodiversità, una parola che si cita spesso, ma di cui troppe volte ci sfugge la reale portata. La diversità biologica è fondamentale per la continuità della vita: è ciò che consente agli ecosistemi, alle specie e alle popolazioni di adattarsi ai cambiamenti imposti dagli eventi.  

In grande anticipo sui tempi, Isabella Dalla Ragione e il padre Livio capirono più di 40 anni fa che si doveva andare in soccorso della Natura in una vera e propria corsa contro il tempo. La ricerca sulle vecchie varietà di piante da frutto cominciò nell’Alta Valle del Tevere, tra Umbria e Toscana. Oggi l’archivio verde di Archeologia Arborea conta 600 piante di 150 varietà diverse: un vero e proprio patrimonio di biodiversità.

Fondazione Archeologia Arborea collabora da anni con università, enti di ricerca, associazioni e fondazioni a progetti nazionali e internazionali; ha organizzato mostre pomologiche per far conoscere al grande pubblico il valore della biodiversità. Isabella Dalla Ragione, inoltre, ha scritto libri e articoli di divulgazione.

Una ricerca minuziosa, fatta di ascolto e osservazione

Armata di curiosità e pazienza, Isabella Dalla Ragione ha svolto le sue ricerche nei “laboratori” all’aria aperta: è andata nei poderi abbandonati, negli orti dei monasteri, nei giardini delle parrocchie e delle ville antiche. Ha ascoltato le testimonianze degli agricoltori anziani, depositari di un patrimonio culturale che si va estinguendo. Ha esaminato i documenti presenti negli archivi e nelle biblioteche, i registri dei raccolti e perfino le liste della spesa: tutto era utile a documentare quello che c’era e che piano piano è sparito dalle nostre tavole. Grazie a questo lavoro è riuscita a ricostruire perfino gli spostamenti dei pellegrini, dei pastori e dei commercianti del passato.

Molto utile è stata anche l’osservazione di quadri e affreschi dal 1400 al 1600, dove nelle nature morte e nelle ghirlande erano raffigurati frutti che appartenevano alla realtà del tempo, ma che oggi sono sconosciuti. Archeologia Arborea non è solo un archivio verde, è un serbatoio di cultura e di storia: nelle piante è la memoria delle comunità rurali del passato.

Premio Donna Altotevere 2024 a Isabella Dalla Ragione

Abbiamo incontrato Isabella Dalla Ragione nella sede della Fondazione Archeologia Arborea in occasione del conferimento del Premio Donna Altotevere 2024, il prestigioso riconoscimento assegnatole da Inner Wheel Club Città di Castello «per l’impegno dimostrato nella ricerca e nella salvaguardia di specie arboree e fruttifere, autentico patrimonio di biodiversità». In un clima caldo e partecipato e alla presenza di alcune autorità cittadine, Marisa Monni Sisi, Presidente di Inner Wheel Club Città di Castello, ha consegnato il Premio insieme alla Past President CN, Alessandra Gasperini Colcelli. Isabella Dalla Ragione ha raccontato come le numerose esperienze in giro per il mondo le abbiano fatto capire che la natura e l’agricoltura parlano una lingua universale e potrebbero essere veicoli di pace: in fondo i problemi sono comuni, come pure la ricerca delle soluzioni. Siamo tutti persone che abitano lo stesso mondo.

La nostra salvezza è nella diversità delle specie

Il Rapporto FAO sulla biodiversità ha suonato un campanello d’allarme: molte specie sono in pericolo, e con esse la nostra sicurezza alimentare. Mantenere la biodiversità non è quindi l’oggetto di conversazioni inutili, è essenziale per il futuro dell’agricoltura e quindi della nostra sopravvivenza. Dalla Ragione ha fatto un esempio concreto: l’Italia è il terzo produttore mondiale di pere. Ebbene, sapete quante varietà produce? Cinque. E pensare che solo cento anni fa ce n’erano centinaia. Non pensiamo che queste poche specie siano coltivate perché più resistenti: sono quelle più grosse e colorate (quindi esteticamente più attraenti) e si conservano meglio nei frigoriferi.

La globalizzazione aumenta i rischi di diffusione di virus e di insetti alieni. Cosa succederebbe se si ammalassero le poche piante che continuiamo a coltivare? Il rischio di perdere i raccolti è altissimo, la nostra ancora di salvezza è la diversità delle specie. Lo scorso anno, a causa di una forte siccità, Archeologia Arborea ha perso il raccolto di alcune specie, ma ne sono rimaste altre: è molto difficile, infatti, che una stessa patologia attacchi tutte le piante.

Il tempo e l’attesa: ritrovare la stagionalità

E noi cosa possiamo fare? Possiamo fare molto, dice Dalla Ragione. Ad esempio, cominciamo a fare una spesa “pensata”, secondo la stagionalità dei prodotti e accettiamo anche i prodotti brutti ma buoni, ovvero lontani dalla perfezione estetica imposta dal mercato ma comunque squisiti. Una scelta, questa, che avrebbe effetti positivi anche sulla riduzione degli sprechi alimentari.

Dalla Ragione ha parlato di tempo e di attesa: aspettiamo che i frutti maturino nel momento giusto, torniamo ad apprezzare quello che di volta in volta la natura ci offre. Oggi il vero lusso è il tempo, recuperare la conoscenza delle stagioni è il più grande regalo che possiamo fare all’ecosistema, alla nostra salute e anche al nostro portafoglio.

Foto Inner Wheel Club Città di Castello

Se il Pianeta è sano, è sano anche l’uomo

Certo, per chi vive nelle grandi città è più difficile reperire prodotti del territorio, ma impariamo a fare la spesa leggendo attentamente le etichette e pretendiamo, come consumatori, un’autentica dichiarazione di origine. Non basta che un prodotto si possa definire Made in Italy solo se è stato trasformato o confezionato in Italia, dobbiamo conoscere anche il Paese di coltivazione.

Infatti, in Europa – e in Italia in particolare – le leggi sono molto severe per quanto riguarda l’uso dei pesticidi e dei fertilizzanti, ma non è così in tutto il mondo. Perciò abbiamo il diritto di pretendere una uniformità delle regole per i prodotti che entrano nell’Unione Europea. «È inutile per l’uomo conquistare la Luna, se poi finisce per perdere la Terra», disse lo scrittore francese François Mauriac. Curare la Terra è curare noi stessi: se il Pianeta è sano, è sano anche l’uomo.

L’assegnazione del Premio Donna Altotevere alla presidente di Fondazione Archeologia Arborea dimostra la sensibilità di Inner Wheel Città di Castello sui temi della sostenibilità. Non possiamo che augurarci che molti altri seguano la stessa strada.

Leggi anche Archeologia Arborea, la biodiversità delle varietà antiche

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