Rinnovabili

Agrifood tech, la transizione tecnologica dell’agroalimentare

Agrifood tech, la transizione tecnologica dell’agroalimentare
Un momento del convegno sulla transizione tecnologica dell’agroalimentare Made in Italy (Foto: Federalimentare)

Agrifood tech, tecnologia per l’agroalimentare sostenibile

Agrifood tech, ovvero l’agricoltura di domani? In realtà la transizione tecnologica dell’agricoltura è già iniziata, e anche con ottimi risultati. Un’agricoltura che vuole inquinare di meno e produrre di più e meglio.

Investire nella transizione tecnologica è il passo necessario per creare un legame proficuo tra imprese ed ecosistema dell’innovazione, ovvero quel mondo in cui crescono le startup del mondo agroalimentare.

Cosa si intende per agrifood tech?

L’agrifood tech comprende le soluzioni innovative – che quindi riguarda anche il mondo delle startup – che, grazie alle tecnologie digitali, cambiano l’intera filiera agroalimentare: produzione, conservazione, lavorazione, confezionamento, stoccaggio, controllo, distribuzione, consumatore finale.

Un esempio di tecnologia innovativa particolarmente apprezzata dai consumatori è la blockchain, utile per la tracciabilità della filiera. Ma il campo è potenzialmente infinito e in continua evoluzione.

A parte i nuovi macchinari e le innovazioni nelle tecniche di coltivazione che rendono l’agricoltura sempre più sostenibile (meno consumo di acqua, di fertilizzanti e di pesticidi), dobbiamo menzionare anche i nuovi prodotti tesi a soddisfare nuovi modelli di consumo (ad esempio, le proteine alternative) o l’adozione di nuovi tipi di packaging che tendono a eliminare – quando possibile – o ridurre la plastica per essere meno inquinanti.

È quindi evidente che l’agrifood tech è fondamentale per potenziare sostenibilità e competitività delle imprese agroalimentari italiane, come sottolinea Federalimentare, l’associazione che rappresenta, tutela e promuove le imprese italiane che producono cibo e bevande.

Le performance del settore agroalimentare aggregato

I dati del recente Rapporto Federalimentare-Censis ben descrivono le performance del settore agroalimentare aggregato, ovvero quello che comprende agricoltura, industria, distribuzione e ristorazione, con i settori di beni e servizi interdipendenti in una logica B2B (business-to-business).

Questo settore genera oltre 600 miliardi di euro di fatturato, contribuisce a circa il 32% del Pil, conta 1,3 milioni di imprese e più di 3,6 milioni di occupati, con una crescita di tutti i principali indicatori di performance confermata anche nel 2023 (+7,1% del fatturato, + 6,6% dell’export).

Pertanto, si può affermare che l’agroalimentare è un settore trainante della nostra economia. Ma non dobbiamo fermarci solo alle eccellenze dei prodotti contrassegnati dai marchi Doc, Igp e Docg.

Infatti, l’importanza del settore si evidenzia anche dalla tecnologia manifatturiera (primo comparto del manifatturiero italiano), dalla leadership nella produzione di impianti di trasformazione e di packaging, dalla capacità logistica, da brevetti e innovazioni esportati in tutto il mondo.

A che punto è l’agrifood tech in Italia?

La lotta al cambiamento climatico, come ribadito anche al recente G7 dell’Agricoltura, passa anche dalla trasformazione dei sistemi alimentari, dove scienza e innovazione possono dare un contributo determinante.

Solo con l’innovazione tecnologica possiamo pensare di affrontare la grande sfida globale di assicurare cibo sicuro per tutti.

Ma a che punto è l’Italia?

Nonostante l’evidenza dei problemi e delle possibili soluzioni, bisogna riconoscere che in Italia l’ecosistema dell’innovazione agrifood tech è ancora in una fase embrionale. O meglio, ci sono punte di eccellenza e di innovazione spinta, ma a livello generale di sistema il nostro Paese è ancora indietro.

Nel 2023 si sono registrati investimenti complessivi per circa 250 milioni di euro (come riporta AG Funder, società di venture capital che investe in tecnologie di trasformazione del settore agroalimentare). Si tratta di un volume decisamente inferiore rispetto alla media degli investimenti in startup innovative nei paesi dell’Unione Europea. Per non parlare poi di quanto si investe nella Silicon Valley.

L’analisi di Forward Fooding (una società britannica di consulenza strategica nel settore food & beverage che incentiva l’agrifood tech) l’Italia è al 4° posto in Europa per numerosità di startup Agrifoodtech, ma solo al 10° per capitali raccolti.

Nasce l’Osservatorio sulla transizione tecnologica dell’agroalimentare

Creare un legame virtuoso tra imprese ed ecosistema delle startup e dell’innovazione, stimolare crescita dell’innovazione e scala economica della nuova imprenditorialità tecnologica. Con questi ambiziosi obiettivi è nata la partnership tra Federalimentare, il fondo Linfa gestito da Riello Investimenti Sgr e il Centro di Ricerca Luiss X.ITE che promuove l’Osservatorio sulla Transizione Tecnologica dell’Agroalimentare Made in Italy.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, i tre partner hanno promosso il convegno “Federalimentare guarda al futuro. La transizione tecnologica dell’agroalimentare Made in Italy”: un’occasione per fare il punto della situazione e riflettere l’importanza della transizione tecnologica dell’agroalimentare.

Il fine ultimo è accelerare l’adozione di nuove tecnologie e sviluppare un ecosistema che sostenga lo sforzo innovativo che tutte le imprese italiane stanno affrontando.

«In Italia ci sono tutte le condizioni per la creazione di un ecosistema innovativo nel food di livello europeo: talenti, imprenditorialità diffusa, tradizione e cultura del cibo, know how industriale e Università di ottimo livello.

Questa sfida è ancora più importante se si prende in considerazione il ruolo che l’innovazione può giocare per la transizione della filiera agroalimentare italiana verso modelli più sostenibili di produzione e distribuzione», dichiara Marco Gaiani, founder & partner del Fondo Linfa gestito da Riello Investimenti Sgr.

Essere competitivi grazie all’innovazione

Per continuare a essere competitivi sui mercati globali e continuare a produrre cibo di qualità, sicuro e sostenibile non si può prescindere dall’innovazione tecnologica, afferma Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare: «Il Rapporto Draghi sulla competitività europea ha richiamato la responsabilità degli Stati membri a promuovere sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina.

Questo messaggio non deve rimanere inascoltato, ma attuato. E per innovare con successo, le imprese hanno bisogno del contributo delle università, dei centri di ricerca, di politiche pubbliche di sostegno alla ricerca e delle istituzioni finanziarie».

Determinane l’impegno del Centro di Ricerca Luiss X.ITE, come spiega il direttore Michele Costabile: «Intendiamo servire le migliaia di imprese dell’agroalimentare Made in Italy fornendo periodici report e outlook sulle dinamiche della trasformazione tecnologica e sull’ecosistema dell’innovazione.

Riteniamo che, anche grazie alla partnership con il team del fondo Linfa, potremo produrre risultati connotati da rigore metodologico e rilevanza per il business. L’Osservatorio sostenuto da Federalimentare adotterà diversi modelli di classificazione delle innovazioni agrifood tech per servire tanto la business community quanto la comunità degli innovatori e quella degli investitori in agrifood tech».

Exit mobile version