L’agricoltura verticale può migliorare la sicurezza alimentare? Risparmia acqua, non utilizza pesticidi o fertilizzanti, resa e quantità dei raccolti sono costanti, si riducono le emissioni dovute al trasporto e alle catene di approvvigionamento, si può realizzare anche in luoghi impossibili. Ma gli impianti su larga scala hanno ancora qualche criticità
Quali sono i vantaggi dell’agricoltura verticale?
L’agricoltura verticale potrebbe essere una soluzione per far fronte alla crescente richiesta di cibo? La risposta è affermativa, perché questa tecnologia consente di coltivare in posti dove sarebbe impossibile farlo. Pensiamo alle megalopoli, alle aree desertiche o ai luoghi molto freddi dove è buio per molti mesi all’anno.
In Italia l’azienda Planet Farms è leader del settore: «una società di tecnologia che lavora soprattutto sulle filiere del domani».
Cosa si intende per agricoltura verticale?
L’agricoltura verticale consiste in un sistema di coltivazione fuori suolo che avviene in un ambiente chiuso, in spazi appositi e in condizioni strettamente controllate di luce, temperatura e umidità.
Questo tipo di coltivazione permette un enorme risparmio di acqua, che arriva anche al 98%, e non richiede pesticidi né altre sostanze di sintesi come i fertilizzanti.
La tecnica inizialmente riguardava quasi esclusivamente la coltivazione di ortaggi a foglia come erbe aromatiche, insalate e microgreen, ovvero verdure che hanno non più di due-tre settimane di vita e che si possono consumare interamente, cioè senza scarti.
La sperimentazione ha esteso l’agricoltura verticale a colture da frutto, pomodori, fiori commestibili e semi.
Il pregio dell’agricoltura verticale sono i raccolti con resa e quantità costanti, con meno perdite e una consistente riduzione delle emissioni dovute al trasporto e alle catene di approvvigionamento. Il tutto a prescindere dal luogo di coltivazione.
Agricoltura verticale su larga scala
Un gruppo di ricerca internazionale ha condotto uno studio sulla possibilità di impiegare i sistemi di coltivazione con l’agricoltura verticale su larga scala.
Tuttavia, la realizzazione di questi impianti dovrebbe risolvere alcuni problemi chiave, a partire dalla gestione della luce che è ancora troppo costosa. Il focus dello studio, quindi, è proprio individuare metodi di illuminazione che facciano crescere le piante senza un eccessivo dispendio di energia.
Nello studio Vertical farming goes dynamic: optimizing resource use efficiency, product quality, and energy costs, pubblicato nella rivista scientifica “Frontiers in Science”, i ricercatori dimostrano che con un controllo ambientale dinamico si può arrivare a una coltivazione più conveniente.
Luce e costi dell’elettricità
Alla base della ricerca c’è la considerazione che le piante hanno ritmi precisi di sviluppo e hanno bisogno di un ambiente che sia regolato di conseguenza.
Le funzioni biologiche delle piante sono profondamente influenzate dalle condizioni ambientali: cambi di temperatura, lunghezze d’onda della luce, CO2 nell’atmosfera. La variabile critica per la crescita delle piante è proprio la luce, una variabile che incide anche sul prezzo dell’elettricità.
Nell’agricoltura verticale si può approfittare delle variazioni dei prezzi rispetto alle fasce orarie, e quindi usare la luce quando cosa meno. Un algoritmo di ottimizzazione permette un risparmio del 12% variando l’intensità della luce senza effetti negativi sulle piante.
Controllando le condizioni per la crescita delle piante, l’agricoltura ottimizza la resa, la qualità e l’uso delle risorse. Ma, secondo i ricercatori, non è detto che condizioni sempre costanti siano la soluzione migliore.
Per questo lo studio punta su un controllo ambientale dinamico che riduca i costi dell’energia e nello stesso tempo aumenti la redditività e la sostenibilità degli impianti di agricoltura verticale.