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Agricoltura, si possono coniugare sostenibilità e sicurezza alimentare?

Agricoltura e allevamenti intensivi portano generalmente a elevate emissioni di gas a effetto serra e ad altri fenomeni di degrado. Dobbiamo cambiare le nostre abitudini alimentari che non sono più sostenibili

Foto di bess.hamiti@gmail.com da Pixabay

di Isabella Ceccarini

La grande sfida dell’alimentazione

Come sarà l’agricoltura nei prossimi decenni? Non sono ancora definiti i suoi contorni, ma è certo che dovremo rivedere alcune nostre abitudini se vogliamo continuare a preservare il nostro Pianeta, anche perché non ne abbiamo uno di riserva. È quanto emerge da un interessante rapporto di EPFL (École Polytechnique Fédérale de Lausanne), Ten billion mouths to feed by 2050.

Nel 2050 circa dieci miliardi di persone abiteranno il Pianeta e chiederanno, giustamente, una quantità adeguata di cibo sano.

Quella dell’alimentazione è una grande sfida a cui si deve arrivare preparati, e gli scienziati stanno cercando delle soluzioni possibili in ogni segmento della filiera: dalla selezione dei semi all’editing genetico, dalla coltivazione fuori suolo all’impiego dei robot.

Agricoltura intensiva ed effetti sulla biodiversità

Un fatto è già chiaro: non saranno l’agricoltura e gli allevamenti intensivi a venirci in aiuto. I dati confermano infatti che le pratiche intensive hanno effetti disastrosi sulla biodiversità.

Le nostre abitudini alimentari non sono sostenibili. È come se il mondo fosse diviso in due: da una parte le persone muoiono di fame, dall’altra muoiono perché mangiano troppo e troppa carne, che ha una forte impronta di carbonio. A questo paradosso dobbiamo aggiungere il peso dello spreco alimentare (circa un terzo del cibo che produciamo finisce nella spazzatura).

Secondo la FAO, circa il 95% del cibo mondiale viene dalla terra. Dagli anni Sessanta il volume dei raccolti è aumentato grazie a nuove tecniche di coltivazione, oggi la produttività agricola è in calo a causa del cambiamento climatico.

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Il suolo nel sistema climatico della Terra

Il suolo, che contiene materia organica, svolge un ruolo fondamentale nel ciclo del carbonio e nel sistema climatico della Terra.

L’uso intensivo del suolo da parte dell’agricoltura o degli allevamenti porta generalmente a elevate emissioni di gas a effetto serra; può anche influenzare negativamente la materia organica del suolo e dare origine all’erosione, all’inquinamento e al degrado.

Questi effetti a loro volta riducono la stabilità del suolo e la capacità di ritenzione idrica, provocando così più erosione, e così via. Inoltre, l’uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi colpisce la chimica del suolo.

La ricerca nel campo della biogeochimica sta facendo grandi passi avanti per studiare questi fenomeni e far sì che l’agricoltura diventi più sostenibile anziché contribuire al degrado irreversibile del Pianeta.

La maggior parte delle persone dà per scontato il fatto che il terreno stia bene così e continui a produrre tutto quello che serve per la nostra alimentazione. Invece il terreno è una preziosa risorsa non rinnovabile che esiste da sempre e si mantiene grazie alla complessa interazione tra l’aria, l’acqua, le rocce, il biota.

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L’agricoltura sta perdendo i terreni fertili

Nell’ultimo secolo sono cresciute le aree convertite alle pratiche intensive, che esercitano una fortissima pressione sulle risorse naturali.

Ad esempio, in molte aree agricole, il tasso di erosione supera di gran lunga la produzione del suolo, il che significa che stiamo rapidamente perdendo i terreni più fertili.

Ci sono anche altri tipi di danni, come perdita di materia organica, contaminazione, acidificazione, salinizzazione e declino della biodiversità. Secondo la FAO, oltre il 30% del suolo terrestre è già moderatamente o altamente degradato, e potrebbe superare il 90% entro il 2050.

Con i cambiamenti climatici stanno aumentando le temperature medie. Gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e violenti, stanno esercitando una pressione aggiuntiva sulla nostra sicurezza idrica, aggravano l’erosione e aumentano il rischio di inondazioni.

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Non c’è una soluzione unica adatta a tutti

La grande sfida da affrontare è la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici proteggendo l’ambiente e garantendo alle persone la giusta fornitura di cibo.

Purtroppo non esiste una soluzione unica che vada bene per tutti in tutto il mondo, è difficile trovare il giusto equilibrio tra metodi agricoli, politiche climatiche, interessi economici, conservazione del suolo e delle risorse idriche.

Fortunatamente sta crescendo il numero di agricoltori virtuosi che credono nelle tecniche agricole a basso impatto e nei metodi che permettono il risparmio idrico come l’irrigazione a goccia (-90%) e la coltivazione fuori suolo, idroponica e aeroponica o (-95%).

Ogni anno in tutto il mondo si producono circa 280 miliardi di metri cubi di acque reflue, che corrispondono al 15% dell’acqua necessaria per l’agricoltura.

Si prevede che la quantità di acque reflue a livello globale raddoppierà entro il 2050 a causa della crescente popolazione, soprattutto nelle aree urbane. Recuperarle farebbe una enorme differenza.

Gli scienziati stanno studiando come superare gli ostacoli tecnici e igienico-sanitari, specie per quanto riguarda la rimozione di composti microbiologici, microinquinanti e sostanze farmaceutiche.

I problemi sono numerosi, ma ancora affrontabili: bisogna solo volerli affrontare.