(Rinnovabili.it) – Dal 1990 al 2010 le emissioni dell’agricoltura europea sono scese in maniera progressiva. Poi il settore ha registrato una battuta d’arresto. Nonostante l’Unione Europea continuasse a stanziare generosi finanziamenti per supportare l’azione climatica nei campi e negli allevamenti. Ad evidenziare il fallimento delle politiche di sostegno ad un’agricoltura rispettosa del clima, è oggi la Corte dei conti europea. L’organo di controllo comunitario ha esaminato le pratiche per la mitigazione dei cambiamenti climatici sostenute dalla PAC nel periodo 2014‑2020, con l’obiettivo di capire se la spesa UE avesse o meno prodotti benefici. Il risultato? Un grande buco nell’acqua. Nel periodo sopracitato più di 100 miliardi di euro sono stati riversati nell’azione climatica per l’agricoltura europea. Ma l’inventario dei gas serra non ha registrato riduzioni.
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Le emissioni di gas serra dell’agricoltura europea
Le emissioni agricole sono costituite quasi interamente metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) a cui si aggiungono quantità molto minori di CO2 legate all’impiego di calce, urea e altri fertilizzanti contenenti carbonio. Come è facile intuire, arrivano direttamente dalla produzione zootecnica, dai trattamenti nutritivi dei terreni agricoli e dall’uso del suolo.
Oggi i gas serra prodotti dall’allevamento del bestiame rappresentano circa metà delle emissioni agricole totali ed è dal 2010 che non diminuiscono. Sono direttamente collegati alle dimensioni delle mandrie, e i bovini ne causano i due terzi. Ma la quota aumenta se si tiene conto anche delle emissioni connesse alla produzione di mangimi animali (comprese le importazioni). Secondo l’audit della Corte, la PAC non ha incentivato l’adozione di efficaci pratiche di mitigazione, non limitando in alcun modo il numero di capi di bestiame. Al contrario, le misure hanno promosso un aumento dei prodotti di origine animale, contribuendo a mantenere alti i gas serra.
Le emissioni dovute ai fertilizzanti chimici e al concime che rappresentano circa un terzo del totale agricolo, sono addirittura aumentate tra il 2010 e il 2018. In realtà la PAC ha sostenuto pratiche in grado di ridurre l’uso di fertilizzanti, come l’agricoltura biologica e la coltivazione di legumi da granella. Ma tali pratiche, secondo la Corte, non hanno un effetto certo sulle emissioni di gas a effetto serra.
“La PAC finanzia pratiche non rispettose dell’ambiente, sovvenzionando, ad esempio, gli agricoltori che coltivano le torbiere drenate, che rappresentano meno del 2 % delle superfici agricole dell’UE ma rilasciano il 20 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE prodotte dall’agricoltura”, spiega la Corte in una nota stampa. “I fondi per lo sviluppo rurale avrebbero potuto essere utilizzati per il ripristino di queste torbiere, ma ciò è avvenuto di rado. Il sostegno a misure della PAC per il sequestro del carbonio, quali l’imboschimento, i sistemi agroforestali e la conversione di seminativi in prato, non è aumentato rispetto al periodo 2007‑2013”.
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“L’UE svolge un ruolo fondamentale nella mitigazione dei cambiamenti climatici nel settore agricolo, dal momento che elabora normativa in materia di ambiente e cofinanzia la maggior parte della spesa agricola degli Stati membri”, ha dichiarato Viorel Ștefan, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Le nostre constatazioni dovrebbero essere utili per raggiungere l’obiettivo UE della neutralità climatica entro il 2050. La nuova politica agricola comune deve concentrarsi di più sulla riduzione delle emissioni prodotte dall’agricoltura, deve essere più trasparente e rendere meglio conto del contributo fornito alla mitigazione dei cambiamenti climatici”.