La guerra ha aggravato una turbolenza già presente nei mercati agroalimentari, indeboliti dal Covid. In questo scenario, l’Italia è particolarmente vulnerabile a causa della sua dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti di grano, mais, soia e girasole: mancanze che mettono in crisi la filiera zootecnica e casearia e quella della pasta e dei prodotti da forno
(Rinnovabili.it) – I timidi segni ripresa dell’agricoltura dopo due anni di Covid si sono azzerati di fronte alla nuova emergenza generata dalla guerra tra Russia e Ucraina.
La guerra ha aggravato una turbolenza già presente nei mercati dei cereali e delle colture di prodotti destinati alla produzione di mangimi ad alto valore proteico per l’alimentazione animale. Alle cause politiche si aggiungono le speculazioni che fanno ulteriormente lievitare i prezzi.
L’Italia è particolarmente vulnerabile a causa della sua dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti di grano, mais, soia e girasole. Mancanze che mettono in crisi la filiera zootecnica e casearia e quella della pasta e dei prodotti da forno.
L’agricoltura segue i tempi della natura
L’agricoltura non segue i tempi della politica ma quelli della natura, per questo la crisi attuale è destinata ad avere ripercussioni che vanno oltre l’emergenza attuale.
Cereali e oleaginose hanno precisi periodi di semina e di raccolta. In Ucraina sarà impossibile raccogliere il grano seminato in ottobre e non sarà possibile seminare il mais: la mancata produzione genererà una penuria sui mercati mondiali.
A questo si aggiunge il blocco dell’export di fertilizzanti e cereali da Russia, Ungheria e Bulgaria che rischia di portare a una crisi alimentare nei Paesi del Mediterraneo che dipendono dal grano ucraino.
Agricoltura e ambiente, le due facce dell’emergenza
Emergenza scaccia emergenza: è quello che sta accadendo tra agricoltura e ambiente. Le strategie europee sembravano avere le risposte per risolvere la crisi alimentare senza rinunciare alla tutela ambientale.
Tuttavia, la situazione attuale ha messo in crisi tutte le previsioni di ritorno alla normalità e non è pensabile scaricare sui consumatori – che sono l’anello più debole della catena – tutte le difficoltà della filiera.
La Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha inviato al ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli una serie di proposte con cui ritengono si possano compensare gli effetti della crisi russo-ucraina sull’agricoltura.
Per salvaguardare la capacità produttiva dell’agricoltura e quindi la sicurezza alimentare della popolazione, la Conferenza ritiene «urgentissima la revisione delle politiche agricole europee nella direzione di una massimizzazione delle produzioni sia attraverso la messa in campo di tutte le tecnologie più avanzate per adottare sistemi agricoli efficienti, sia di misure eccezionali capaci di renderci il più possibile indipendenti. Il periodo delle semine è imminente e la stagione non va persa per limitare i danni».
Riorientare il focus sul sostegno alla sicurezza alimentare
La Conferenza richiede quindi sostegni alle imprese e la revisione della PAC 2022 affinché «pur con la dovuta attenzione ai temi ambientali, riorienti il focus del sostegno sulla sicurezza alimentare intesa anche come garanzia dell’approvvigionamento».
Inoltre, propone di disporre entro aprile «di maggiori superfici per le semine primaverili, la disapplicazione urgente delle superfici a riposo nell’ambito delle EFA (cioè le aree di interesse ecologico) e degli obblighi di avvicendamento/diversificazione colturale, nonché di incentivi per i secondi raccolti, il ripristino a coltura delle aree protette».
Non mancano, ovviamente, richieste di sostegni per fronteggiare l’aumento generalizzato dei costi («prorogare a tutto il 2023 il quadro temporaneo di misure di aiuto per il Covid») e la carenza di fertilizzanti («introdurre una definizione apprezzabile di biodigestato equiparato»).