Uno studio fa il punto sulla situazione dell’agricoltura italiana e sulla sua possibile evoluzione da qui ai prossimi decenni. Cambiamenti climatici, innovazione, protezione dell’ambiente, questioni di genere: tanti sono i problemi sul tavolo, ma il settore si sta trasformando e punta sull'innovazione
di Isabella Ceccarini
Le trasformazioni dell’agricoltura italiana
L’agricoltura italiana cambia, cresce, affronta nuove sfide. Dal biologico all’innovazione tecnologica, l’agricoltura dimostra di essere un settore produttivo vivace e pronto ad adottare modelli più resilienti e sostenibili per andare incontro a un futuro che ha contorni assai incerti.
Agricoltura è alimentazione. Dobbiamo riconsiderare il modo di produrre e consumare il cibo adattando nuovi sistemi a scenari complessi e tra loro interconnessi. Persona e ambiente devono rimanere sempre al centro di politiche e programmi economici, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
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Problemi globali, visione globale
Obiettivi che si scontrano con la realtà del cambiamento climatico in atto: siccità e inondazioni, fenomeni estremi violenti e frequenti rappresentano un ostacolo alla produzione agricola. Macro problemi che richiedono una visione globale dei problemi.
Agricoltura oggi: sfide per il futuro – Report 2023, un interessante studio della Fondazione Openpolis con l’Associazione Italiana Coltivatori (AIC) fa il punto sulla situazione dell’agricoltura italiana e sulla sua possibile evoluzione da qui ai prossimi decenni.
Si stima che nel 2050 la popolazione mondiale sfiorerà i dieci miliardi di persone e questo renderà necessario aumentare la produzione alimentare del 50%. Nello stesso tempo si dovrà agire preservando la salute di un Pianeta gravemente stressato.
L’agricoltura italiana è concentrata nel Mezzogiorno
In apertura, il Rapporto fornisce un quadro dell’agricoltura italiana: in dieci anni le aziende agricole sono diminuite in assoluto del 10%, ma non è un declino perché sono aumentate di dimensione (le piccole sono sparite per lasciare il posto a quelle più grandi). Il 93% delle aziende è a conduzione familiare, anche se si stanno facendo avanti imprese con un altro status giuridico, come le società di capitali.
La maggiore concentrazione di imprese agricole si trova nel Mezzogiorno (57,6% del totale nazionale), dove la Puglia guida la classifica, seguita da Sicilia e Calabria
Aumentano le coltivazioni biologiche a cui è dedicato circa il 17% dei terreni agricoli. Una percentuale soddisfacente, se pensiamo che l’obiettivo dell’UE entro il 2030 è destinare al biologico il 25% dei terreni agricoli.
I costi del cambiamento climatico
Il cambiamento climatico causa perdite di miliardi di dollari nell’agricoltura globale. L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) stima che se la temperatura mondiale aumenta di un grado le imprese agricole dell’Europa meridionale perderanno circa il 9% del valore totale del terreno agricolo. Le proiezioni di lungo periodo sono molto allarmanti: la perdita potrebbe arrivare all’80% a seguito di eventi climatici particolarmente avversi.
L’allarme peggiore suona proprio per l’Italia, che ha colture particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici.
La siccità è un fattore di grave rischio di insicurezza alimentare e la disponibilità idrica è calata (in Italia il sistema idrico continua a perdere circa il 40% dell’acqua). La mancanza d’acqua è legata all’insicurezza alimentare, che a sua volta spinge i migranti climatici a muoversi in cerca di condizioni di vita migliori.
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L’agricoltura italiana affronta sfide complesse
L’agricoltura risente dei fenomeni estremi ed è chiamata a gestire sfide complesse: il ricorso alle nuove tecnologie è fondamentale e prezioso anche per creare sistemi resilienti agli effetti della siccità, com’è il caso dell’irrigazione di precisione.
Frequente il ricorso alla manodopera stagionale, quindi con contratti di breve durata in gran parte per lavoratori extra-comunitari.
Si tratta spesso di condizioni di lavoro svantaggiose che a volte sfociano nel caporalato; a queste si oppongono invece condizioni di lavoro più strutturato, un segno che la fisionomia delle aziende agricole sta cambiando.
Donne e giovani aperti all’innovazione
Giovani e donne sono i più propensi all’innovazione, ma ancora sono poco rappresentati. Le donne costituiscono appena il 30% della manodopera agricola e il 31,5 % delle imprenditrici del settore: un tetto di cristallo ancora da sfondare, ma che si sta incrinando, con punte sorprendenti in Molise (40%).
Aprire l’agricoltura ai giovani è un investimento nel futuro del settore per più di una ragione. Sono più consapevoli del cambiamento climatico e più impegnati a fronteggiarlo, guidano aziende mediamente più grandi, sono più istruiti (molti sono laureati) e guidano le aziende più innovative, digitalizzate, multifunzionali e produttive. Promuovere il ricambio generale è anche uno degli obiettivi della PAC (la Politica Agricola Comune).
Sta crescendo il volume del turismo slow, di cui sono protagonisti gli agriturismi guidati spesso da donne (34,5%) e giovani.
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Servono sostegni adeguati e risposte chiare
Quello che si evince dal rapporto è che l’agricoltura si sta trasformando, ma ha bisogno di sostegni economici e di risposte chiare dalla politica. In questa direzione vanno i piani legati alla PAC, ma anche strumenti straordinari come quelli legati al PNRR.
Tra le misure di competenza del Ministero dell’Agricoltura ci sono la produzione di energia rinnovabile attraverso gli impianti fotovoltaici, il rafforzamento dei contratti di filiera e di distretto per aggregare i produttori, i progetti per migliorare il sistema irriguo con infrastrutture innovative e digitalizzate, la logistica, la meccanizzazione, l’innovazione.