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La preziosa agricoltura eroica delle aree interne

L’agricoltura eroica difende la terra, custodisce cibi unici al mondo e tradizioni, è un presidio di biodiversità. Ma soprattutto preserva un bene immateriale di cui beneficiano tutti: la bellezza

agricoltura eroica
Foto di Dean Moriarty da Pixabay

Cosa è l’agricoltura eroica?

(Rinnovabili.it) – La riapertura ai turisti stranieri è una boccata d’ossigeno per l’economia italiana in generale, ma in particolare per quella che attiene al comparto agroalimentare e quello della ristorazione, ad esso strettamente legato. Per celebrare questa capacità di resistenza alle avversità è stato presentato a Procida – capitale italiana della cultura 2022 – il Manifesto nazionale per l’Agricoltura Eroica.

Come spiega Coldiretti, «gli agricoltori eroici sono quegli imprenditori agricoli che coltivano e producono in zone interne e spesso disagiate, su terreni con forti pendenze e quasi totale assenza di meccanizzazione, mantenendo nonostante mille difficoltà un presidio ambientale e sociale di inestimabile valore e assicurando la sopravvivenza di produzioni agroalimentari e di specie animali a rischio di estinzione».

Tra questi prodotti caratteristici dei territori vale la pena ricordare i limoni di pane di Procida o la lenticchia di Ustica, che gli agricoltori coltivano in zone impervie dove i trattori non riescono ad arrivare, e allora ci arrivano a dorso di mulo; il pomodoro “siccagno” si pianta nei terreni aridi dell’entroterra siciliano mentre il “vino dei ghiacciai” è prodotto dai vitigni più alti d’Europa in provincia di Aosta. Questi presidi di biodiversità salvati dall’estinzione fanno parte dei Sigilli di Campagna Amica: mantenerli è una lotta quotidiana in luoghi dove si deve combattere quotidianamente non solo con gravissimi problemi logistici, ma anche con la mancanza di misure e incentivi il più delle volte inaccessibili a queste micro aziende.

L’agricoltore eroico, custode della bellezza

Sembra incredibile che i più attenti estimatori di questi gioielli agroalimentari siano i turisti, sia italiani che stranieri. A tutela di questi preziosi patrimoni, Coldiretti ha indetto in Campania una raccolta di firme per arrivare a una legge che possa salvaguardarli e far partire da lì il rilancio delle aree interne e dei paesi abbandonati. Il primo passo è definire lo status di agricoltori eroici, ovvero quelli che si impegnano nella conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche di interesse alimentare e agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica; una volta chiarito questo punto bisogna istituire un registro che li riunisca.

Dal punto di vista strettamente operativo, è necessaria una maggiore semplificazione delle procedure per quanto riguarda produzione, trasformazione e vendita dei prodotti. Inoltre bisogna pensare a politiche agricole differenziate, per mettere le aziende agricole eroiche in grado di generare occupazione e valore aggiunto sul piano economico-sociale, culturale, dell’ambiente e della salute.

Lo sottolinea con chiarezza Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «L’obiettivo è porre le basi per un riconoscimento di straordinarietà e unicità all’agricoltura eroica e agli agricoltori eroici, non solo custodi della biodiversità e argine al dissesto idrogeologico, ma tutori di un bene comune universale, che va oltre l’estensione dei terreni e oltre il valore economico dei prodotti. L’agricoltore eroico è custode della terra, di cibi unici al mondo e di tradizioni, ma è soprattutto il manutentore di un bene immateriale di cui beneficiano tutti: la bellezza».

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR italiano) prevede il rilancio dei piccoli paesi abbandonati. L’agricoltura eroica può quindi svolgere un ruolo attivo nella ripresa del Paese. Grazie all’agricoltura eroica si può pensare di recuperare il patrimonio edilizio rurale italiano – 2 milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado soprattutto nelle zone marginali – introducendo a tal fine procedure semplificate. Infine, portando la banda larga nelle aree interne diventa realistica l’idea di alleggerire la pressione demografica sui grandi centri urbani.