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Agricoltura e pesca sostenibili? Con la tecnologia si può

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Foto di Falkenpost da Pixabay

 di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Tutto quello che mangiamo dipende dalle risorse naturali, quindi dal benessere del Pianeta dipende la produzione di cibo. L’agricoltura è influenzata negativamente dall’espansione dell’urbanizzazione, dall’uso sconsiderato di fertilizzanti e pesticidi, dalla perdita di biodiversità e dallo spreco di acqua. Gli allevamenti sono tra i principali imputati delle emissioni di gas serra. Anche la pesca dipende da un ecosistema delicato messo in crisi dalle attività umane che provocano un inquinamento che ne compromette la biodiversità. Terra, aria e acqua sono i punti caldi in cui si concentra una pressione tale da mettere in crisi il mantenimento delle produzioni alimentari in un futuro non così lontano, come sostengono numerosi studi dell’OCSE.

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L’agricoltura è responsabile del 12% delle emissioni globali di gas serra, principalmente a causa delle emissioni di metano del bestiame e delle emissioni di protossido di azoto derivate dai fertilizzanti. È un settore che consuma moltissima acqua e ne compromette la qualità a causa del deflusso di fertilizzanti, letame e pesticidi. L’uso eccessivo di nutrienti in agricoltura è stata una delle fonti di inquinamento dell’acqua e si stima che abbia ridotto la biodiversità nei fiumi, nei laghi e nelle zone umide di circa un terzo a livello globale. Per quanto riguarda la pesca, rispetto agli anni Settanta, circa il 10% degli stock ittici è sovrasfruttato e alcuni sono in esaurimento: una situazione che compromette l’ecosistema marino e il lavoro dei pescatori.

La tecnologia, chiave della sostenibilità in agricoltura

La popolazione mondiale continua a crescere, si prevede che raggiungerà i dieci miliardi nel 2050; l’aumento è atteso in gran parte in Africa sub-sahariana, India, Medio Oriente e Nord Africa. È evidente che la domanda di prodotti alimentari continuerà ad aumentare a fronte di un esaurimento delle risorse. Quali strade percorrere per conciliare gli opposti? Le tecnologie digitali sono una risposta: dispositivi mobili, analisi dei dati, immagini satellitari, apparecchiature di precisione e intelligenza artificiale possono far aumentare la produttività, la sostenibilità e la resilienza in agricoltura. Si potrebbero monitorare i raccolti e il bestiame con maggiore precisione, mettere a punto le giuste quantità di prodotti da utilizzare, risparmiare acqua con una gestione intelligente e con l’acquacoltura. Agricoltori e pescatori potrebbero connettersi direttamente ai mercati e i sistemi di tracciabilità fornirebbero ai consumatori informazioni precise sull’origine del cibo che acquistano. Ultimo, ma non di minore importanza, la digitalizzazione potrebbe semplificare le procedure amministrative e doganali.

Alcune applicazioni tecnologiche in agricoltura già esistono, ma bisogna fare di più. Perché tutti gli agricoltori e pescatori abbiano le stesse opportunità saranno necessari investimenti pubblici e privati per potenziare la formazione e far sì che le infrastrutture digitali raggiungano anche chi opera in zone svantaggiate o remote

Visione politica e cooperazione internazionale 

Ma soprattutto serve una visione politica: la mancanza di investimenti creerà un incolmabile divario digitale che si tradurrà in un altrettanto incolmabile divario sociale ed economico. 

Cosa possono fare i governi in concreto? Ad esempio incoraggiare le produzioni sostenibili con sostegni economici adeguati, investire nell’innovazione e in infrastrutture fisiche e digitali, adottare misure ambientali che influiscano sulla gestione del rischio. È ormai evidente che le azioni adottate dai singoli governi hanno un impatto globale: non sarebbe opportuno ragionare in termini di cooperazione internazionale sia per condividere le informazioni sui rischi che le eventuali soluzioni?

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Cambiare politica non è mai facile, quella che ha a che fare con l’alimentazione incide sulla sussistenza di produttori e consumatori, sulla protezione del reddito, sulla competitività nazionale, sulla dignità dei lavoratori di tutta la filiera. A questo serve lo sguardo al futuro, a progettare politiche di lungo periodo per proteggere l’ambiente sostenendo chi si trova in difficoltà ad affrontare il cambiamento.

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