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Agricoltura in allarme per la mancanza di fertilizzanti

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Via depositphotos.com

Fertilizzanti, pesa la dipendenza dall’estero

(Rinnovabili.it) – I commerci mondiali sono in crisi, i prezzi aumentano e le materie prime non si trovano. Il nuovo allarme riguarda la nostra agricoltura ed è stato lanciato da Confagricoltura Emilia Romagna. Mancano i piani di importazione dei fertilizzanti minerali, prodotti indispensabili alle coltivazioni agricole che al momento sono introvabili. E non è solo una questione di prezzo: anche pagandoli carissimi proprio non ci sono.

Per i fertilizzanti l’Italia dipende molto dall’estero. Come spiega il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, «mettiamo a rischio le concimazioni programmate per la prossima campagna. Da Russia ed Egitto, dai Paesi dell’Europa dell’Est nonché da Francia e Germania, arriva il 75-80% degli elementi nutritivi alla base dei concimi utilizzati in Emilia Romagna in particolare l’azoto».

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L’aumento del prezzo dei concimi oscilla tra il 70% e il 120%. I costi stanno diventando insostenibili ed è urgente trovare un’alternativa; nel frattempo si cerca di risparmiare più possibile.

In questo periodo sono in corso le semine dei cereali del periodo autunno-inverno, e in qualche caso gli agricoltori non hanno nemmeno fatto la concimazione sperando che i prezzi caleranno in primavera. Ma se i prezzi non dovessero calare e i rifornimenti dovessero tardare sarà a rischio anche la concimazione dei primi mesi del prossimo anno.

L’Italia impiega nell’agricoltura un volume annuo di fertilizzanti pari a 2,5 milioni di tonnellate (fonte SILC), ma sul mercato nazionale si trovano solo quelli di origine organica, che sono la parte minore.

Il grosso dei quantitativi di fertilizzanti necessari per le coltivazioni non si può produrre in Italia perché contengono sostanze minerali (azoto, fosforo e potassio) esclusivamente di importazione. Il loro costo, aumentato a causa dei rincari dell’energia e della logistica, ha frenato gli acquisti degli importatori italiani causando quella che è stata definita una tempesta perfetta.

Rivalutare la concimazione organica?

I tempi per risolvere questa fase di stallo non sembrano brevi, ma la terra ha i suoi tempi e le concimazioni non possono aspettare che si normalizzino le turbolenze dei mercati. L’unico dato certo è che i nostri agricoltori hanno bisogno di fertilizzanti che non si trovano.

Il prezzo dell’azoto, ad esempio, è triplicato: tra gennaio e febbraio, il momento in cui si fanno le concimazioni del grano, cosa succederà? Bisogna anche tenere presente che quando si ordinano i fertilizzanti si attiva una catena distributiva che ora è ferma, e che non si rimetterà in moto dalla sera alla mattina.

Al momento sono allo studio delle strategie alternative e, spiega Bonvicini, «stiamo lavorando a protocolli di coltivazione in grado di ottimizzare la concimazione e ridurre fino al 30% il bisogno di azoto grazie all’impiego di input sostitutivi». Oppure c’è chi cambierà le colture favorendo quelle che hanno meno bisogno di concime.

Tra le soluzioni possibili c’è anche la concimazione organica, ricca di azoto e dall’alto valore fertilizzante. Bonvicini sottolinea la necessità di «rivalutare positivamente l’uso agronomico degli effluenti di allevamento, troppo spesso oggetto di polemiche strumentali, e del digestato da reflui zootecnici quale residuo del processo di digestione anaerobica finalizzato alla produzione di biogas o biometano».

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