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Il complesso rapporto tra agricoltori e pratiche verdi

JRC ha svolto un’indagine sul comportamento degli agricoltori e sulla loro disponibilità a contribuire al benessere ambientale con l’adozione di pratiche verdi. I finanziamenti fanno la differenza

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Foto di PublicDomainImages da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Il Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea – il centro di ricerca che supporta le decisioni dell’UE con consulenze scientifiche indipendenti basate su prove concrete – ha pubblicato un nuovo studio sulle scelte degli agricoltori nell’adozione di pratiche verdi.

La Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione Europea prevede una serie di sostegni economici per gli agricoltori a salvaguardia della loro attività, con particolare attenzione ai temi della sicurezza alimentare e dell’agricoltura sostenibile. L’UE eroga dei finanziamenti espressamente dedicati agli agricoltori che adottano o mantengono pratiche agricole sostenibili che aiutano a raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici richiesti dalle strategie comunitarie come Farm to Fork.

L’obiettivo della nuova PAC è di sostenere la transizione verso un’agricoltura più sostenibile con maggiori ambizioni per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali. Pertanto, i beneficiari della PAC dovranno rispettare dei requisiti minimi più ambiziosi per ricevere un sostegno finanziario, noto come “condizionalità”. Ad esempio, in ogni azienda agricola almeno il 3% dei seminativi dovrà essere dedicato alla biodiversità e agli elementi non produttivi. Inoltre, la nuova PAC introduce gli eco-schemi, un nuovo strumento volontario che premierà gli agricoltori per l’attuazione di pratiche rispettose del clima e dell’ambiente (agricoltura biologica, agroecologia, lotta integrata contro i parassiti, etc.) nonché per il miglioramento del benessere degli animali

L’analisi dei comportamenti

Lo studio del JRC analizza i comportamenti degli agricoltori per capire in quali condizioni siano più propensi ad adottare pratiche agricole ecocompatibili volontarie oltre a quelle obbligatorie. Per quanto riguarda le pratiche volontarie, maggiore è il livello di pagamenti diretti ricevuti dagli agricoltori, maggiore è la probabilità che intraprendano pratiche green.

La politica agricola comunitaria si è sempre basata su modelli e analisi concepiti per testare preventivamente l’impatto delle successive azioni politiche. Lo studio dei comportamenti è quindi un approccio totalmente nuovo per orientare le scelte, specie in questa fase di discussione della nuova PAC per la quale gli Stati membri dovranno preparare i piani strategici per i prossimi cinque anni. L’analisi dei comportamenti, pertanto, può essere una pratica efficace per migliorare l’impatto delle politiche finanziarie e capire come gli agricoltori vivano il rapporto tra finanziamenti, obblighi e protezione dell’ambiente.

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Lo studio di JRC è stato svolto su 600 agricoltori provenienti da tre Paesi dell’UE divisi in due gruppi. Nel primo gruppo è stato valutato l’impatto delle azioni ambientali obbligatorie rispetto a quelle volontarie; nel secondo gruppo si è valutato l’impatto delle azioni ambientali secondo diversi livelli di reddito.

Gli agricoltori del primo gruppo hanno ricevuto un reddito costante (sotto forma di gettoni) dal quale avrebbero potuto attingere per versare un “contributo ambientale obbligatorio” variabile di 5, 40 o 90 gettoni. È stato quindi chiesto loro con quanti gettoni aggiuntivi (rimborsati al 90%) avrebbero contribuito volontariamente all’ambiente. Gli agricoltori che dovevano versare il contributo obbligatorio di 40 gettoni tendevano a contribuire meno su base volontaria rispetto a quelli obbligati a contribuire solo con 5 gettoni, ma in conclusione il loro contributo complessivo era più o meno uguale. Gli agricoltori obbligati a contribuire con 90 gettoni hanno diminuito ulteriormente il contributo volontario, ma non della stessa entità. Ciò suggerisce che si può ottenere un effetto positivo sull’ambiente dalla combinazione di contributi obbligatori e volontari.

Gli agricoltori del secondo gruppo hanno ricevuto un “reddito” di 300, 265 o 215 gettoni ed è stato detto loro che le variazioni erano dovute a cambiamenti nel loro pagamento di sostegno al reddito. Si è visto in questo caso che coloro che iniziano con più gettoni sono disposti a versare contributi volontari più elevati a beneficio dell’ambiente.

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