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Africa sub-sahariana, l’accesso all’energia pulita per cucinare

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Via depositphotos.com

(Rinnovabili.it) – L’Obiettivo 7 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è garantire a tutti l’accesso a sistemi di energia pulita, quindi che siano economici, affidabili e sostenibili.

Abituati nelle nostre case, probabilmente non abbiamo mai pensato quanto sia inquinante un atto banale e quotidiano come cucinare quando non si hanno a disposizione sistemi puliti.

Cucinare senza inquinare nell’Africa sub-sahariana

In tutto il mondo, 2,4 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’energia pulita per cucinare; la situazione è particolarmente grave nell’Africa sub-sahariana (SSA), dove solo il 17% della popolazione dispone di opzioni pulite.

Un gruppo di ricerca internazionale ha messo a punto OnStove, uno strumento geospaziale open source che confronta il potenziale relativo dei diversi tipi di fornelli sulla base dei loro costi e benefici con particolare attenzione alla SSA. I risultati mostrano che vengono usati combustibili molto inquinanti per di più con risultati deludenti.

La ricerca A geospatial approach to understanding clean cooking challenges in sub-Saharan Africa è pubblicata nella rivista scientifica “Nature sustainability”.

Aumentano le persone che non hanno accesso all’energia pulita

Individuare opzioni diverse offrirebbe significativi benefici per la salute, il tempo e le emissioni, ma richiede la promozione di politiche per trasformare e migliorare l’uso dell’energia. OnStove offre la possibilità di valutare le criticità e quindi intraprendere i cambiamenti necessari.

Cosa significa in concreto energia pulita per cucinare? Impiegare combinazioni di combustibili e stufe che soddisfano gli standard stabiliti dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la qualità dell’aria in ambienti chiusi.

Tra il 2000 e il 2020, il numero di persone che non hanno accesso all’energia pulita per cucinare è aumentato di quasi il 50% nell’Africa sub-sahariana.

Si stima che l’uso di combustibili inquinanti causi circa 3,2 milioni di morti premature all’anno e ostacoli i progressi verso la parità di genere e gli obiettivi di qualità ambientale.

Per questo motivo l’accesso all’energia pulita per cucinare è diventato parte dell’Obiettivo 7, che è direttamente collegato al raggiungimento di molti altri Obiettivi dell’Agenda 2030.

I fattori geografici

Tra i fattori che rendono difficile la transizione verso sistemi meno inquinanti ci sono anche fattori geografici. I sistemi informativi geografici (GIS) possono aiutare a comprendere come la disponibilità di carburante, l’accesso alle infrastrutture e i relativi prezzi del carburante cambiano tra le diverse località: forniscono informazioni utili a una migliore pianificazione.

L’uso del GIS può aiutare i responsabili politici a capire dove la transizione verso sistemi meno inquinanti è più in ritardo rispetto alle potenzialità, e può facilitare la definizione delle politiche a sostegno degli investimenti.

OnStove determina il valore netto dei benefici di diversi tipi di stufe in una determinata regione. Numerosi i vantaggi: riduzione della morbilità, della mortalità, delle emissioni e del risparmio di tempo, oltre all’individuazione dei per carburante, funzionamento e manutenzione degli apparecchi.

L’approccio geografico è importante perché fornisce informazioni sui fattori che possono ostacolare o facilitare in particolare l’adozione di energia pulita per cucinare in luoghi particolari: condizioni economiche, disponibilità di carburante, mancanza di infrastrutture tecnologiche specifiche (ad esempio, nessun accesso all’elettricità).

OnStove confronta nove tipi di stufe suddivise in tre categorie: tradizionali (biomassa e carbone, insostenibili e responsabili del degrado forestale e dell’aumento delle emissioni di gas serra), migliorate (biomassa naturale e a tiraggio forzato, nonché pellet e carbone a tiraggio forzato) e puliti (elettrici, GPL e biogas).

Il ruolo delle donne nella transizione verde

Inoltre, ha due prospettive distinte: una sociale e una privata. La prima comprende costi netti di stufe e carburante, costi sanitari evitati e valore del tempo risparmiato, oltre a esternalità come le emissioni di gas serra e le ricadute sulla salute evitate. La seconda tiene conto solo della ridotta morbilità, mortalità e tempo dedicato alla raccolta dei combustibili e alla cottura.

Infine, i ricercatori hanno esaminato anche gli ostacoli comportamentali che impediscono l’adozione di sistemi più puliti. Ad esempio, il risparmio di tempo e l’attenzione alla salute potrebbero non essere sempre importanti per le famiglie, specie per chi prende le decisioni, ovvero i capifamiglia maschi. Sono infatti le donne che si preoccupano di procurare la legna per le stufe e che sono più esposte all’inquinamento dovuto alla combustione nell’ambiente dove preparano i pasti.

Ancora una volta, si conferma il ruolo fondamentale delle donne in un cambio di prospettiva che può indirizzare la società all’adozione di sistemi meno inquinanti.

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