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Acquacoltura ed equilibrio degli ecosistemi acquatici

Gli impatti negativi di alcuni tipi di acquacoltura sono noti. Un gruppo di ricerca sta studiando come usare l’acquacoltura per ripristinare gli ecosistemi che sono stati in gran parte persi nel corso dell'ultimo secolo

Foto di Robert Balog da Pixabay

L’equilibrio degli ecosistemi acquatici è molto delicato. L’acquacoltura può rappresentare un fattore di stress, tuttavia in alcuni casi alcune attività potrebbero offrire dei benefici alla salute dell’ambiente acquatico.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Melbourne (Australia) ha individuato 12 benefici ecologici dell’acquacoltura sull’ambiente.

L’interessante studio (Achieving conservation and restoration outcomes through ecologically beneficial aquaculture) è stato pubblicato su “Conservation Biology”.

Attività umane e perdita di biodiversità

L’impatto delle attività umane sugli ecosistemi di acqua dolce e marini sta causando un importante degrado degli habitat che si accompagna a un rapido declino della biodiversità.

«Mentre gli impatti negativi di alcuni tipi di acquacoltura sono ben noti, possiamo usare l’acquacoltura come strumento per rallentarli o fermarli e aiutare a ripristinare gli ecosistemi che sono stati in gran parte persi nel corso dell’ultimo secolo», ha dichiarato Kathy Overton che ha guidato il gruppo di ricerca.

Ogni anno milioni di tonnellate di pesci, gamberi, molluschi e alghe vengono allevati per scopi alimentari. Proprio da qui potrebbe derivare un beneficio ambientale, se l’acquacoltura viene gestita nel modo e nel posto giusto.

Ad esempio, le alghe e i molluschi allevati nelle acque costiere possono rimuovere i nutrienti in eccesso che derivano dal deflusso urbano o agricolo e ridurre la probabilità di fioriture di alghe tossiche che uccidono pesci e altri organismi acquatici.

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Acquacoltura, approvata dalle associazioni ambientaliste

Perfino le associazioni ambientaliste stanno guardando alle tecniche di acquacoltura come a una possibilità per creare nuovi modi per ripristinare o conservare specie e habitat.

La più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura, The Nature Conservancy (TNC), ha deciso di impiegare l’acquacoltura come sistema per ripristinare gli ecosistemi marini danneggiati, a cominciare dalle barriere coralline che hanno un grande valore ecologico: sono habitat importanti per molte specie marine e migliorano la qualità dell’acqua.

Grazie all’acquacoltura è possibile ripristinare le popolazioni ittiche vulnerabili o in via di estinzione in tutto il mondo, “ripopolando” i pesci d’allevamento coltivati nei loro habitat.

I ricercatori hanno anche sollevato il problema degli acquari marini domestici, in cui sono presenti specie raccolte dalle barriere coralline. Per questo stanno sviluppando dei metodi per allevare anche specie e allentare la pressione sulle specie selvatiche.

Anche in questo campo esiste il pericolo di greenwashing, ammoniscono i ricercatori. Proprio per questo è richiesto un elevato numero di prove e di valutazioni degli effetti complessivi prima di etichettare un sistema di acquacoltura come “ecologicamente benefico”.