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Acqua, l’agricoltura non è il problema

L’agricoltura è uno dei principali imputati di consumo di acqua in Italia, in realtà negli ultimi anni ha ridotto il consumo idrico di quasi il 30% grazie a modelli sostenibili di gestione come l’irrigazione di precisione. Il vero problema è la rete idrica nazionale, che dopo trent’anni di abbandono è in pessime condizioni

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di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – L’agricoltura è uno dei principali imputati di consumo idrico in Italia, ma i dati smentiscono questa narrazione. Negli ultimi anni l’agricoltura ha ridotto il consumo di acqua di quasi il 30% grazie a modelli sostenibili di gestione come l’irrigazione di precisione, il vero problema è «la rete idrica nazionale, che dopo trent’anni di abbandono è in pessime condizioni» come sottolinea Confagricoltura

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Ogni anno in Italia cadono circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua, ma ne viene trattenuto appena l’11% a causa delle carenze infrastrutturali. La rete dell’acqua potabile ha un tasso di dispersione del 42% tra acqua immessa e acqua erogata: una perdita insostenibile che impone il ripristino e il rinnovo di una rete infrastrutturale vecchia. Confagricoltura indica tra le priorità anche il migliore utilizzo delle acque reflue, grande sfida dell’economia circolare. Inoltre, poiché l’agricoltura è il settore che risente maggiormente della siccità, sarebbe importante costruire nuovi invasi per la raccolta dell’acqua piovana per avere una scorta da usare nei momenti di carenza idrica. Confagricoltura precisa anche che l’acqua impiegata per uso irriguo «non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale, ma viene restituita al sistema ambientale, a valle dei processi produttivi».

La siccità degli ultimi anni ha provocato danni per 15 miliardi di euro, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna le regioni più colpite. Il Rapporto FAO sugli effetti delle calamità naturali in agricoltura stima per l’Italia una perdita di un miliardo l’anno in termini di qualità e quantità dei raccolti. In un quadro climatico che non fa ben sperare, l’Italia è al terzultimo posto in Europa per investimenti nel settore idrico con 40 euro/anno per abitante contro una media europea di 100 euro. Nei prossimi anni si prevede un aumento delle temperature che aggraverà la nostra carenza idrica e avrà pesanti ripercussioni in agricoltura e quindi nell’approvvigionamento di beni primari. Per questo motivo Confagricoltura invita a cogliere le occasioni offerte dal Piano nazionale degli interventi nel settore idrico e dal Recovery Plan sia per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici che per realizzare le infrastrutture indispensabili per una migliore gestione dell’acqua.

Carenza idrica e prezzi dei prodotti alimentari

I problemi idrici dell’agricoltura hanno un riflesso immediato sui prezzi dei prodotti alimentari. L’indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari rileva un aumento complessivo a livello mondiale come non si vedeva da sette anni, trainato dalle quotazioni al rialzo di zucchero, oli vegetali, cereali, latte e carne. Se da un lato la pandemia ha evidenziato il valore strategico del cibo, dall’altro ha mostrato le fragilità del nostro Paese per quanto riguarda l’approvvigionamento dall’estero, che dovremmo ridurre.

Coldiretti ha elaborato un progetto per il risparmio idrico in agricoltura. Il progetto «prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi – senza uso di cemento – con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti». Si tratta di laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura.

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Il piano di Coldiretti sulle risorse idriche per il Recovery Plan, elaborato con Anbi, Terna, Enel, Eni, Cassa Depositi e Prestiti e il coinvolgimento di università, ha obiettivi molto ambiziosi: risparmiare il 30% di acqua per l’irrigazione, diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire stoccaggi per le produzioni idroelettriche green in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’Unione Europea per il 2030.