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La Spagna vuole l’accordo UE-Mercosur a tutti i costi

Accordo UE-Mercosur: la Spagna preme per l’approvazione
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Lettera di Sanchez a von der Leyen sull’accordo UE-Mercosur

(Rinnovabili.it) – Non possiamo perdere altro tempo. Altrimenti la Cina ci sorpasserà. E perderemo un’occasione importante in quella che è una regione di importanza “strategica”. L’accordo UE-Mercosur va sbloccato, e l’Unione Europea deve dare un “segnale politico” forte in questa direzione. E’ quanto si legge in una lettera indirizzata a Bruxelles dal premier spagnolo Pedro Sanchez, di cui è entrato in possesso il quotidiano El Pais.

Sanchez non guarda soltanto all’accordo UE-Mercosur ma chiede a Ursula von der Leyen un cambio di passo anche sui trattati commerciali con il Messico e con il Cile. Ma è sull’accordo tra i Ventisette e Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay che Madrid punta di più. Questo perché darebbe accesso ad un mercato di 265 milioni di persone. Accesso facilitato dalla riduzione graduale del 90% delle barriere tariffarie da raggiungere lungo un periodo di 10 anni.

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Il premier spagnolo teme che passato il primo semestre, l’accordo UE-Mercosur scenda sempre più in basso nella lista delle priorità europee. Fino a giugno Sanchez può contare sulla presidenza di turno affidata al Portogallo, che come gli iberici ha molti interessi in ballo. Dopo toccherà a una serie di paesi dell’est Europa, che difficilmente faranno dell’accordo con Bolsonaro e del nodo della deforestazione dell’Amazzonia uno dei punti chiave dei loro semestri. E non fa gioco a Sanchez nemmeno la stagione di elezioni, con le presidenziali in Francia e la fine dell’era Merkel in Germania, tutte e due nella seconda metà del 2021.

Sanchez vorrebbe trovare un accordo finale senza riaprire l’intera partita dell’accordo. Avrebbe una proposta ad hoc, riporta El Pais dopo aver sentito alcune fonti riservate. La mossa farebbe risparmiare tempo e non darebbe modo a quei paesi che più sono scettici rispetto alle garanzie ambientali del trattato con l’area Mercosur – tra cui l’Austria e la Francia – di trovare altri appigli per rallentare la firma.

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Parigi ha fatto dell’accordo una lotta di bandiera nel tentativo di risollevare le credenziali verdi della presidenza Macron, acciaccato dopo la batosta alle municipali del 2020 che ha premiato proprio gli ecologisti. Da qui il niet al trattato e le schermaglie con il presidente brasiliano Bolsonaro. La Francia ha chiesto di rimettere mano al testo dell’accordo, chiuso ufficialmente nel 2019, e inserire garanzie solide contro la deforestazione dell’Amazzonia. Bolsonaro ovviamente rifiuta di piegarsi a diktat europei di questa natura. I dubbi di altri paesi europei contribuiscono per il momento a tenere congelato il dossier.

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