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In Medio Oriente ecovetrine per l’alta moda

Anche le più grandi società di distribuzione di prodotti di lusso, come AïZONE, scelgono la sostenibilità e gli allestimenti green delle italiane Indica e ARTE

(Rinnovabili.it) – Sono sempre più numerose le imprese che orientano le loro scelte aziendali verso una maggiore sostenibilità dei processi produttivi e distributivi. Anche il “mondo del commercio di lusso”, attento all’immagine, si sta attivando verso una gestione, e modelli produttivi, attenta all’ambiente e all’ecoefficienza. Nasce su queste basi il progetto ECOlogiCOOL windows, ovvero un modello di allestimenti di vetrine a basso impatto ambientale. Ideata dalle società italiane Indica e ARTE, per la presentazione della collezione autunnale di un brand leader in Medio Oriente, l’applicazione, prima nel suo genere, sarà presente in Libano, Girodania, Siria, Dubai, Baharain e Kuwait. Parliamo di un sistema di controllo dell’intero ciclo di realizzazione delle vetrine, a partire dalla progettazione e scelta dei materiali, fino alla fase d’installazione e smaltimento dei rifiuti. Attraverso strumentazioni scientifiche come l’LCA e database specifici, l’applicazione analizza come ridurre le emissioni di gas climalteranti, derivanti per esempio dal consumo energetico e dai trasporti, e l‘impiego di composti tossici, come vernici e plastiche, fino ad una corretta pianificazione dello smaltimento dei materiali impiegati nelle scenografie.

Come risultato si ottengono delle vetrine realizzate con materiali riciclati o riciclabili come il PET ,materiale plastico che riduce i consumi tra il 40 e il 90%. Per ridurre al minimo il consumo energetico degli allestimenti è stato quindi necessario un attento impiego di risorse come acqua ed energia elettrica, seguendo inoltre la politica delle 3R (risparmio, riutilizzo e riciclo) per gli imballaggi. Ma l’impegno di AïZONE per l’ambiente non si ferma alle eco-vetrine, infatti il quantitativo di gas effetto serra prodotti nonostante gli sforzi verrà compensato da finanziamenti in progetti di produzione di energie rinnovabili e di riforestazione, come la riconversione di una centrale a biomassa in Brasile, evitando l’impiego di legno proveniente dalla foresta Amazzonica come carburante.