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Cambiamento climatico: con QWECI si analizza la diffusione delle malattie

Per contrastare la diffusione delle epidemie nei paesi in via di sviluppo il progetto QWECI sta elaborando mappe delle patologie cercando di prevenirne i danni

cambiamento climatico(Rinnovabili.it) – Oltre a lottare contro il cambiamento climatico i paesi in via di sviluppo devono tener conto delle conseguenze dell’innalzamento della temperatura, che porta anche alla diffusione di numerose malattie. E’ ancora difficile però capire in che modo queste patologie si diffonderanno e che incidenza avranno sulla popolazione e sui territori, così come è difficile valutare in che modo la temperatura globale cambierà.

Il progetto QWECI è nato quindi per supportare medici e decisori sanitari affinché le risorse a disposizione possano essere allocate nei giusti contesti e per gestire e prevenire adeguatamente, per quanto possibile, la diffusione di epidemie.

 

E’ ormai noto che il cambiamento climatico causa un aumento delle concentrazioni di inquinanti sia nell’aria che nell’acqua incidendo sulla stagionalità di alcune malattie epidemiche. Ma esiste un modo per prevedere i cambiamenti che influenzeranno gli equilibri naturali? Se ci fosse potrebbe essere particolarmente utile per tutti i paesi in via di sviluppo dove le informazioni climatiche sono scarse ma i danni causati dal global warming portano le conseguenze peggiori.

Per cercare di trovare una soluzione e avvicinarsi al traguardo, il progetto ha coinvolto ricercatori provenienti da 13 Istituti di ricerca europei e africani. Gli esperti, sono stati in grado di integrare i dati provenienti dai sistemi di modellazione del clima e di previsione delle malattie al fine di ottenere schemi di previsione in particolare sul clima e le malattie in Senegal, Ghana e Malawi. Le indagini sono inoltre state indirizzate per dare ai decisori il tempo necessario ad implementare i metodi di intervento e aiutare a prevenire la diffusione su larga scala di malattie come la malaria e la febbre della Rift Valley anche con 4-6 mesi di anticipo.

 

La possibilità di elaborare mappe del rischio di infezione potrebbe infatti aiutare i governi e gli operatori sanitari ad affrontare le emergenze con maggiore consapevolezza e conoscendo le abitudini e la distribuzione della popolazione.

I risultati ottenuti, oltre ad essere ciclicamente pubblicati sulle riviste, vengono divulgati alla comunità scientifica attraverso workshop e visite internazionali  che permettono anche uno scambio di opinioni e competenze.