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I veri costi dell’energia

I contenuti delle audizioni che si stanno svolgendo nella Commissione Industria del Senato

I veri costi dell'energiaQuello dell’energia è un settore chiave per tutta l’economia nazionale e il tema dei costi pagati dagli italiani per i prodotti energetici è sempre fonte di dibattiti animati. Il mercato elettrico così come è strutturato oggi riesce ad individuare in modo corretto i prezzi? O è soggetto a varie forma di manipolazione che fanno leva sulle strozzature delle infrastrutture e su più o meno dichiarati accordi di cartello fra i produttori? Ma quanto incidono i sussidi alle rinnovabili così tanto criticati?

Mettere mani con fantasia e coraggio su questa materia, porta guadagni. Forse per tale motivo, il primo slancio verso il cambiamento è l’avvio di un’apposita indagine conoscitiva sui costi dell’energia elettrica e del gas come fattore strategico per la crescita del sistema produttivo del Paese avviata dalla Commissione Industria del Senato. L’indagine è stata approvata il 28 maggio scorso ed è ancora in corso.

L’indagine prevede l’acquisizione di tutta la documentazione relativa allo stato dell’arte attraverso un ciclo di audizioni dei principali soggetti interessati.

 

 

Il Gestore dei Servizi Energetici GSE

La prima audizione ha avuto come protagonista il GSE. Ciò che emerso è l’Italia ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissata nel Piano d’azione nazionale (PAN), con riferimento agli obiettivi fissati a livello comunitario per il 2020 per l’utilizzo delle energie rinnovabili e il contenimento delle emissioni nocive. Ad esempio il fotovoltaico nel 2012 portava 16.400 MW di potenza installata, con energia prodotta di 18,8 TW e 6,4 miliardi di incentivi.  Il prezzo dell’energia nella Borsa elettrica si compone in relazione alle sette zone in cui è diviso il territorio nazionale. Ogni zona ha una sua particolarità, un suo fabbisogno e una sua capacità di produzione di energia. Il periodo preso come riferimento è quello compreso tra gli anni 2006-2013. Nel 2006 mettevamo in borsa soltanto l’energia Cip6, energia stabile e prevedibile; nel 2013 l’energia collocata è quella del fotovoltaico. A tal riguardo, è stato segnalato  il livello particolarmente elevato del prezzo dell’energia elettrica pagato dalle imprese e dalle famiglie italiane, che non ha eguali nel resto dell’Unione europea anche per effetto degli incentivi alle rinnovabili presenti nella componente tariffaria A3 (la componente A3 rappresenta il 90,61% degli oneri generali di sistema e quindi il 17,42% del costo totale della bolletta elettrica) e di quelli denominati CIP6 legati alle fonti assimilate (Gli oneri di sistema associati all’energia CIP6 complessivamente ritirata nel periodo 2001 ÷ 2012 ammontano a circa 25 Miliardi di Euro di cui:  10 Miliardi di Euro Rinnovabili (40%) 15 Miliardi di Euro Assimilate (60%).

 

 

Il Gestore del Mercato Elettrico GME

L’ingegnere Ricci del GME invece parte dai principali obiettivi dell’ente che sono la gestione dei mercati e il monitoraggio degli stessi. Rispetto al mercato interno europeo, segnala il tendenziale calo dei consumi legato anche alla compensazione dell’espansione delle energie rinnovabili. Alla richiesta del Presidente della Commissione riguardante gli oneri di bilanciamento legate alle fonti rinnovabili intermittenti, risponde che gli stessi possono essere a carico del cliente o del produttore, dal momento che sono legati a chi determina lo sbilanciamento, chiarendo altresì che i produttori da fonti rinnovabili non sono soggetti ad oneri di sbilanciamento l’ingegnere Ricci chiarisce che anche in quel mercato si realizzano le medesime condizioni, per effetto della natura degli stoccaggi.

 

 

L’Aquirente Unico

L’ingegner Vigevano (Acquirente Unico) ha sottolineato come la creazione di un mercato elettrico “regolato” era necessaria per incrementare l’efficienza del settore ed il benessere collettivo. Un mercato all’ingrosso efficiente e liquido consente infatti ai produttori che non intendano entrare nel business della vendita al dettaglio di collocare alle migliori condizioni di prezzo la produzione dei loro impianti, ma consente anche, ai venditori al dettaglio non integrati, di approvvigionarsi per la copertura del fabbisogno dei loro clienti.  Tuttavia l’effetto di questa situazione in termini di contenimento dei prezzi è controbilanciato dall’incremento degli oneri connessi alle fonti alternative ed a quelli conseguenti alle necessità di bilanciamento di quest’ultime nella rete (oneri di dispacciamento). Lo stesso Vigevano ha poi aggiunto “l’AU che si è voluto istituire in Italia ha sì un ruolo nella formazione dei prezzi finali ma questo ruolo è di trasmettitore a valle della filiera dei prezzi che si determinano nel mercato all’ingrosso. Questi prezzi a loro volta riflettono costi di generazione che sono più alti della media europea in quanto dipendenti dal costo del gas naturale e quindi dalle quotazioni internazionali del petrolio. Il divario con gli altri paesi è imputabile essenzialmente al diverso mix di generazione”.

 

 

L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas AEEG

Una delle audizioni più attese è stata quella dell’ingegner Bortoni (Presidente AEEG) il quale dopo aver ricordato che nell’anno 2012 si è registrato in Europa un generale aumento del prezzo dell’energia elettrica per le famiglie all’incirca del 15 per cento, anche a causa degli oneri generali di sistema a copertura di diverse politiche pubbliche, osserva come vi sia stata una riduzione del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica nella seconda parte dell’anno, a parziale compensazione dell’aumento della bolletta. In rialzo sono risultati gli oneri di dispacciamento, anche per la spesa relativa alla remunerazione degli impianti cosiddetti interrompibili, nonché ai maggiori oneri di rete. Nello specifico della componente A3 della tariffa, puntualizza che ammontano a circa 9 miliardi di euro gli incentivi riconosciuti lo scorso anno al settore del fotovoltaico, mentre sono di circa un miliardo gli incentivi a favore delle fonti assimilate alle rinnovabili. “A tale riguardo va ricordato che il gettito annuale della componente tariffaria A3 non coincide necessariamente con gli oneri che trovano copertura tramite tale componente: differenze tra questi due valori possono discendere da discrepanze tra le previsioni di fabbisogno e i valori effettivi di cassa, che a loro volta possono derivare ad esempio, da cambiamenti nel quadro normativo in materia di incentivazioni delle fonti rinnovabili elettriche o da dinamiche reali dei consumi elettrici ( e dunque, della base imponibile sulla quale vengono pagati tali oneri) diverse rispetto a quelle previste”.

Su sollecitazione di alcuni membri della commissione, Bortoni, ha ricordato che la disciplina degli oneri di sbilanciamento per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili non programmabili, contenuta in una apposita delibera dell’Autorità, è stata oggetto di impugnativa, da parte dei soggetti interessati, dinanzi al giudice amministrativo. Il presidente ha ribadito l’interesse dell’Autorità ad inserire la responsabilizzazione di chi genera i costi. Si è soffermato, quindi, sulla riduzione della componente A2 della bolletta elettrica, per la parte relativa agli oneri di decommissioning delle centrali nucleari.

 

L’ENI

Quanto agli operatori, nell’audizione dell’Eni è intervenuto Scaroni. L’A.D. ha rilevato come, per il gas si registrano prezzi sostanzialmente equilibrati a livello europeo, al netto del gravame fiscale, mentre per l’elettricità i prezzi sono superiori in Italia, anche per effetto degli incentivi alle rinnovabili. “Ogni famiglia paga in media cento euro in più all’anno per i contributi alle rinnovabili”.

Per quanto concerne la politica energetica europea, osserva che non sono stati centrati gli obiettivi di garantire gli approvvigionamenti, la concorrenzialità dei prezzi e il contenimento dell’impatto ambientale, ancorché questi risultati negativi siano stati attenuati da una crisi che ha compresso generalmente la domanda. Il dottor Scaroni replicando agli interventi dei membri della commissione, ha sottolineato preliminarmente che l’ENI non percepisce contributi CIP6 pur godendo di una priorità nel dispacciamento dell’energia prodotta da alcune centrali. Dopo aver ricordato che i costi delle infrastrutture per il gas ricadono quasi integralmente sui produttori, ha affermato che lo sfruttamento delle fonti rinnovabili è caratterizzato dalla loro intermittenza, debolezza che può essere superata solo nel momento in cui si trova il modo di immagazzinare l’energia elettrica.

 

 

La Federutility

Il dottor Santini (Federutiliy) ha posto l’accento sulla spesa energetica, che a suo giudizio è fortemente influenzata dal prezzo del gas, di cui l’Italia è il quarto importatore a livello mondiale. Segnatamente riguardo al prezzo dell’energia elettrica, rileva che su di esso gravano, oltre alle rilevanti accise, “anche i cospicui contributi riconosciuti alle fonti rinnovabili, introdotti nel tempo attraverso il conto energia”. Nell’ottica della ricerca di misure per il contenimento del prezzo dell’energia, propone una riconsiderazione degli incentivi alle fonti rinnovabili ed una revisione della governance dell’energia, che a suo avviso potrebbe essere utilmente ricondotta sotto il controllo esclusivo dello Stato per dare certezza agli investitori.

 

Assorinnovabili

Il dottor Simoni (Assorinnovabili) si è soffermato sul recente sviluppo delle energie rinnovabili con particolare riguardo al settore del fotovoltaico, rispetto al quale fornisce alcuni dati sugli investimenti effettuati nel periodo dal 2005 al 2013. Per quanto attiene all’incidenza degli incentivi alle fonti rinnovabili sulla componente A3 della bolletta elettrica ha fornito alcune previsioni circa l’impatto che potrebbe avere sulla bolletta di una famiglia tipo l’emissione di un eventuale bond finanziario. “Il costo annuale della bolletta elettrica per una famiglia tipo è aumentato del 53% nell’ultimo decennio, passando da 338 a 518 €. La principale causa sta nell’evoluzione della voce «energia e approvvigionamento» che incorpora gli incrementi nel prezzo internazionale di gas e petrolio ed è aumentata di 170 € da 106 a 276 € (+160%) rispetto al 2002.  Gli incentivi alle rinnovabili rientrano negli «oneri generali di sistema» e nel III trimestre 2013, sui 98 € della voce, sono arrivati ad incidere per circa 90 €, valore pari al 17% della bolletta. I detrattori delle rinnovabili non considerano un orizzonte temporale ampio, ma si concentrano solamente sugli ultimi 3-4 anni, in cui le politiche pubbliche di incentivazione delle rinnovabili hanno iniziato a mostrare i propri impatti sulla bolletta, in concomitanza a una domanda depressa dalla crisi economica. Nel 2012 gli incentivi alle rinnovabili hanno raggiunto un importo pari a 9,2 miliardi di euro. Tale importo è destinato a stabilizzarsi nei prossimi anni intorno ai 12 miliardi, quando verranno raggiunti i plafond di spesa annuale definiti dai DM 5 luglio 2012 e DM 6 luglio 2012”. In bolletta si pagano però altri oneri di sistema e altre voci non sempre giustificate, tra cui spiccano gli incentivi CIP6 alle fonti fossili assimilate.

 

L’Associazione italiana riscaldamento urbano

Il dottor FERRARESI (presidente dell’Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU) si è soffermato in particolare sull’importanza della rete che viene realizzata per l’impianto di teleriscaldamento, finalizzata alla raccolta di tutta l’energia termica prodotta sul territorio, nonché sul sistema integrato che attinge principalmente alle fonti di energia disponibili sul territorio. Dopo aver richiamato i principali indicatori economici del settore, effettua una panoramica sulla presenza degli impianti di teleriscaldamento nei diversi Paesi europei, dalla quale emerge che l’Italia sconta un grave ritardo considerato che tali impianti generano soltanto il 4 per cento dell’energia disponibile. Rispetto al tema sensibile del prezzo dell’energia prodotta, chiarisce che esso è solitamente indicizzato in base al prezzo del metano e che per la natura del servizio prestato segue le naturali dinamiche di mercato.