La Penn State indaga le capacità dei condensatori in vetro: leggeri, ultra stabili e in grado di auto-ripararsi potrebbero definire a breve la nuova generazione dei sistemi di stoccaggio energetico
(Rinnovabili.it) – Dai display dell’elettronica di consumo ai veicoli elettrici e ai parchi eolici. Potrebbe essere questa la strada percorsa dai vetri super sottili, quelle pellicole estremamente flessibili che oggi vengono utilizzate per produrre schermi di televisori o dispositivi di illuminazione. Secondo una recente ricerca della Penn State, questi vetri, spessi solo pochi micrometri, potrebbero a breve costituire la nuova generazione di sistemi di stoccaggio energetico.
Il vetro è un materiale dielettrico, il che significa che gli elettroni non passano facilmente tra due delle sue superfici, rendendoli ipoteticamente adatti all’impiego come condensatori. In una recente pubblicazione sulla rivista Energy Technology , il ricercatore Manoharan Mohan, dell’ateneo americano, ha presentato i risultati della sperimentazione di differenti vetri privi di sali alcalini, confrontando la loro densità energetica e la potenza con quella dei condensatori polimerici commerciali, attualmente utilizzati nei veicoli elettrici. Nel suo lavoro, Manoharan ha identificato un thin film spesso solo 10 micron e prodotto dalla Nippon Electric Glass (NEG) che possiede una combinazione ideale tra alta densità di energia e densità di potenza oltre ad un’alta efficienza di carica-scarica a temperature fino a 180 °C.
Nel lavoro, finanziato dal Dipartimento di Energia, Manoharan e il resto del team hanno rivestito il vetro con polimeri ad alta temperatura che aumentano la densità energetica di 2,25 volte rispetto al vetro non trattato, incrementando nel contempo le capacità di auto-guarigione. “Questi condensatori in vetro flessibile riducono peso e costi se sostituiti a quelli in polipropilene” ha spiegato Manoharan. “Potrebbero essere utilizzati in qualsiasi applicazione di stoccaggio ad alta densità energetica – non solo nei veicoli elettrici , ma anche nei defibrillatori cardiaci”.