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Risoluzione pacifica per la guerra del fotovoltaico tra Ue e Cina?

Dopo la piccola apertura della Repubblica Popolare, potrebbe ora essere la volta dell’Unione Europea, data da alcune voci del settore solare pronta a trovare un accordo con Pechino

Una risoluzione pacifica per la guerra del sole tra Ue e Cina?

(Rinnovabili.it) – Per ora sono solo voci di corridoio, ma stando agli ultimi rumors dell’ambiente la disputa innescatasi nelle relazioni commerciali fra Europa e Cina, a livello del mercato fotovoltaico, potrebbe avere presto un “lieto fine”. Secondo quanto rivelato da un funzionario della britannica Solar Trade Association, l’indagine della Commissione europea sul presunto dumping e le sovvenzioni illegali ricevute per i prodotti solari cinesi potrebbe trovare una risoluzione pacifica. Secondo quanto pubblicato oggi dal quotidiano PV-Tech, Ray Noble in occasione della Large Scale Solar Conference in Cornovaglia avrebbe riportato le più recenti indiscrezioni del settore, rivelando che l’Unione europea potrebbechiudere la questione entro giugno con un accordo che escluderebbe qualsiasi ipotesi di dazi retroattivi per l’import “made in china”.

 

“L’ultima voce è che sarà risolto entro giugno, verrà stretto un accordo fatto tra la Cina e l’Europa e tutti noi potremmo andare avanti”, ha affermato Noble parlando ai delegati presenti all’appuntamento. “Nessuno vuole una guerra commerciale e il solare rappresenta davvero una piccola questione in rapporto alla quantità di lavoro che è già stato fatto tra i due Paesi”. Per ora nessun funzionario europeo ha confermato o smentito queste voci, ma secondo alcuni esperti i primi segni di distensione erano già stati avvertiti.  Solo qualche settimana fa il Ministero delle Finanze cinese aveva annunciato d’esser pronto ad applicare Iva e tariffe doganali più basse, a partire dal primo aprile, su una lunga lista di materie prime e componenti provenienti dall’estero e tra cui figurano anche le celle solari.

 

A prescindere dal tipo di accordo che sarà raggiunto, si crede possibile che non venga applicata nessuna retroattività ad eventuali misure fiscali, una mossa che da sola basterebbe per tranquillizzare gli animi ed ammortizzare gli effetti negativi innescati dall’obbligo di registrazione dei prodotti alle dogane introdotto all’inizio dell’anno. Un recente studio scientifico dell’istituto economico indipendente Prognos, lo scorso febbraio, ha dimostrato il forte impatto che i dazi punitivi avrebbero sull’occupazione e sul valore aggiunto nell’UE, toccando anche gli installatori. Lo studio mostra come una tariffa punitiva del 60% provocherebbe per l’economia europea la perdita di 242.000 posti di lavoro in tre anni, e un danno di 27,2 miliardi di euro.