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Fashion week: ripugnante o riciclato?

Durante la settimana della moda londinese la designer Rachel Freire ha presentato la sua ultima creazione: un abito fatto da 3.000 capezzoli mucca

(Rinnovabili.it)Couture estrema per la stylist britannica Rachel Freire che durante la settimana della moda londinese ha non potuto fare a meno di suscitare grande clamore con la sua collezione di abiti realizzati con capezzoli di mucca. Tutto questo ha presto generato le ire da parte degli animalisti e di alcuni membri del parlamento britannico. Le creazioni sono state diffamate come “disgustose”, “grottesche”, “ripugnanti” e  “inquietanti”.  La Freire si difende cercando di dare un’altra visione di questa storia: dice che ciò che sta facendo non è altro che un’operazione di riciclo, che la sua capacità è quella di creare moda da materiali di scarto e che le persone che criticano sono ignare della quantità di pelle che ogni giorno viene scartata invano. Sembra che la stilista, che ha lavorato con personaggi del calibro di Courtney Love e Christina Aguilera, stia cercando di usare questa situazione al meglio. Infatti l’industria del cuoio non si può certo definire eco-friendly , utilizza  spesso scarti dell’industria della carne e  tratta le pelli con sostanze chimiche. La Freire ha colto ispirazione proprio da questo. Di sicuro l’industria della pelle non è destinata a finire presto e se è accettabile utilizzare degli scarti, perché non utilizzarli anche se sono dei capezzoli? D’altronde, anche  Lady Gaga, con la sua collezione di abiti realizzati da scarti di carni animali, è riuscita ad avere addirittura l’approvazione della PETA.  Qui nasce la discussione: questi abiti sono ripugnanti o ecologici??