Il più ambizioso programma di ricerca congiunto mai messo in campo dalla Comunità Europea: coinvolti 126 gruppi di ricerca tra enti, università e industrie in 17 paesi
(Rinnovabili.it) – Ben 126 gruppi di ricerca tra enti, università e industrie, 17 paesi, 15 aree strategiche e un miliardo di euro di finanziamento. Questi i numeri di ‘Graphene‘, l’ambizioso progetto scientifico dedicato al materiale numero uno di questo nuovo millennio, e selezionato tra le iniziative che per i prossimi 10 anni plasmeranno l’innovazione e il futuro tecnologico del continente. L’iniziativa, che vede tra i capofila anche l’italiano CNR, mira a sviluppare appieno le potenzialità del grafene e di altri materiali bidimensionali affrontando attraverso una precisa roadmap tutti i possibili campi di applicazione, dall’elettronica all’ottica, dai dispositivi flessibili fino ai materiali compositi e alle batterie di nuova concezione.
“Con questo progetto anticipiamo importanti pezzi del futuro, assicurando all’Europa un ruolo da protagonista nello studio e utilizzo, industriale e commerciale, del grafene, un sorprendente nanomateriale dalla grande versatilità applicativa”, ha dichiarato il Presidente del Cnr, Luigi Nicolais.
Nel dettaglio il Consiglio coordinerà due attività strategiche: le ricerche dedicate ai materiali compositi – coordinate da Vincenzo Palermo dell’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività (Isof-Cnr) – e quelle dedicate allo sviluppo di sistemi per applicazioni energetiche – condotte da Vittorio Pellegrini, dell’Istituto nanoscienze del Cnr (CnrNano). “Batterie al grafene potrebbero durare più a lungo, avere tempi di carica più veloci, immagazzinare più energia e potrebbero essere usate nelle future auto elettriche”, commenta Pellegrini. “Il reticolo di carbonio potrebbe essere usato come una sorta di rete nanoscopica ideale per lo stoccaggio di idrogeno in modo efficiente ed economico”.
Di questa Flagship il Cnr è anche uno dei primi proponenti, d’intesa con le università di Chalmers, Manchester, Lancaster e Cambridge, le aziende Amo GmbH e Nokia, l’Istituto Catalano di Nanotecnologia e l’European Science Foundation. Il progetto coinvolge ora anche altri partner italiani quali Fondazione Bruno Kessler, Istituto Italiano di Tecnologia, Università di Trieste, Politecnico Torino, Politecnico Milano e STMicroelectronics.