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E&Y: il futuro nelle mani di Doha

Anche il settore privato ha bisogno di sostegno. La Ernst&Young a Doha sottolinea l'importanza di uscire dalla COP con un accordo solido al 2020

(Rinnovabili.it) – E’ lo studio di Ernst&Young a mettere in luce il pericolo che la caduta economica dell’Eurozona potrebbe creare un gap nei fondi destinati al cambiamento climatico stimati in circa 51 miliardi di dollari entro il 2016.

Il rapporto redatto, intitolato “Bridging the gap. Climate finance in the lead up tp Doha COP18, si basa sull’analisi della spesa ambientale in relazione al climate change in 10 differenti economie. Basandosi sui dati risalenti al 2011 il documento estrapola le spese di settore per prevede l’impatto che le misure di austerity avranno nell’arco dei prossimi 5 anni. Rispetto al 2010, la spesa ambientale collegata ai cambiamenti climatici del 2011, come quota percentuale della spesa pubblica totale, è scesa in sei paesi (Germania, Spagna, Italia, Giappone, Australia e Corea del Sud), rimanendo praticamente invariata in Francia, e salendo nel Regno Unito, Stati Uniti e Sud Africa.

 

UNO SCENARIO “BUSINESS AS USUAL”, redatto esaminando le 10 economie scelte ha messo in evidenza un gap di 23,7 miliardi che potrebbe verificarsi nei prossimi 5 anni. Il dislivello del fondo di finanziamento potrebbe rappresentare una criticità soprattutto in Spagna, Regno Unito e Italia. In Spagna si prevede infatti una riduzione delle spese per la sostenibilità di 4,1 miliardi entro il 2016; il Regno Unito ha previsto di spendere 5 mld di dollari in meno rispetto alla media e l’Italia effettuerà un taglio da 3 mld. Sarà invece la Germania l’unico paese a registrare una crescita più rapida della spesa pubblica attraverso l’utilizzo di politiche di bilanio a medio termine, che supportano la crescita economica.

 

LO SCENARIO “WORST CASE” Lo studio ha inoltre calcolato il deficit di finanziamento in un ipotetico quadro definito scenario “worst case”, situazione nella quale più di uno stato decide di uscire dall’Eurozona portando ad una crisi del credito europeo che ha come conseguenza un impatto negativo nel commercio con tutto il mondo. In base a tale risultato, il deficit di finanziamento cumulativo si allarga ad un totale di 51 miliardi di dollari. In questo scenario, gli Stati Uniti si troverebbero ad affrontare il più grande divario di finanziamento per il cambiamento climatico in termini assoluti, stimato in 9.9 miliardi, con la Germania, la Francia e il Regno Unito a fronteggiare un divario di circa 7 miliardi.

Juan Costa Climent, Ernst & Young Global Climate Change and Sustainability Services Leade ha commentato: “Questi dati suggeriscono che le pressioni continue dell’austerity a livello globale hanno spremuto la spesa per la sostenibilità. Il crescente divario potenziale evidenzia la necessità di un meccanismo che consenta di aumentare il finanziamento privato per aiutare ad affrontare il problema.”


E dalla COP18 la società spera di ottenere una tabella di marcia al 2020 che riesca a garantire un adeguato sostegno al settore privato. Juan Climent Costa continua: “Il divario di finanziamento sta diventando una sfida supplementare per i negoziati internazionali del vertice COP18. Siccome le comunità politiche e degli affari stanno concentrando le loro attenzioni su Doha, una serie di decisioni saranno certamente sotto osservazione da parte del settore privato, in particolare ciò che ruota intorno al meccanismo di sviluppo pulito, al Fondo verde per il clima e all’estensione del protocollo di Kyoto. Queste cifre potenziali relative al gap di finanziamento devono rafforzare l’importanza di un’azione decisiva ora, se i piani per un’economia a basse emissioni e il raggiungimento degli obiettivi di aumento della temperatura stanno per diventare una realtà. “

 

Ricordando il momento particolarmente difficile per il settore privato Climent Costa ha invitato però gli attori a fare ancora di più per la definizione di un futuro sostenibile. “I governi possono utilizzare le aziende per sfruttare le loro conoscenze di analisi e mitigazione dei rischi, e le loro competenze di finanza, per fare da cornice ad un accordo globale più efficace e di ampia portata che vada avanti”.