Dal collegamento in diretta con la stazione di ricerca al Polo Sud, fino ai jeans che catturano l'ossido di Azoto: queste le tematiche affrontate oggi nell'appuntamento di Rinnovabili.it con la RAI
(Rinnovabili.it) – Il settimanale appuntamento di Rinnovabili.it con la trasmissione RAI UnoMattina ci ha portato questa mattina a circa 15.000 km di distanza dall’Italia, all’interno della stazione italo-francese Concordia, situata nientemeno che in Antartide.
In collegamento diretto, dall’altra parte del mondo, si trovano i ricercatori dell’ENEA, una parte integrante della spedizione che 9 mesi si trova isolata al Polo Sud all’interno della stazione Concordia, circondati dal buio inverno polare, capace di arrivare alle improbabili temperature di -90°C sotto lo zero.
Collocata a 3200 metri d’altezza e battuta da venti che superano i 320 km/h, la stazione italo-francese ha permesso di arrivare ad importanti conclusioni sul passato del nostro Pianeta, svelando dati salienti sull’evolversi dei livelli di inquinamento da CO2 dell’interno Globo dovuto soprattutto alle attività umane. Ad illustrare le attività quotidiane all’interno della base Concordia è il ricercatore Roberto d’Amato di ENEA, che ha sottolineato il notevole impegno nella ricerca scientifica portato avanti nei laboratori dell’estremo Sud, utili nel campo dell’astronomia, della glaciologia, della chimica ed ovviamente anche dell’evoluzione del clima.
“Nella stazione Concordia si trova il più importante archivio climatico dei ghiacci del mondo – spiega il dott. Massimo Frezzotti ospite degli studi RAI – un carotaggio profondo 3.270 metri in grado di risalire fino a 800 mila anni fa e che ci permette di ricostruire il clima del passato, mostrandoci sia la variabilità naturale che le azioni dell’uomo che sono state in grado di cambiare la chimica dell’atmosfera immettendo gas ad effetto serra a causa dei combustibili fossili come il petrolio e il carbone”.
Una ricerca di fondamentale importanza dunque che ha permesso di scoprire la notevole entità dell’impatto dell’uomo sul Pianeta negli ultimi 200 anni, svelando come in epoca pre-industriale la quantità di anidride carbonica contenuta in atmosfera fosse pari a 280 parti per mln, mentre oggi ne contenga circa 380 parti per mln, “una cifra mai raggiunta negli ultimi 800 mila anni” prosegue Frezzotti.
Ma come misurare il reale peso delle attività dell’uomo sulla qualità dell’atmosfera? Arriva dall’Università di Dallas una recente ricerca che ha permesso di rendere operativo un innovativo software, capace di fotografare le emissioni di gas serra per ogni singola attività umana.
Ad illustrare il progetto in trasmissione è il direttore di Rinnovabili.it, Mauro Spagnolo: “Grazie ad Hestia, oggi è addirittura possibile calcolare l’emissione di una singola strada all’interno della città, di un edificio o di un singolo manufatto. Questo protocollo permette al ricercatore di immaginare delle soluzioni future estremamente approfondite”.
Grazie ad un efficace focus su alcune notizie trattate nel corso della settimana dal nostro quotidiano, Spagnolo è poi passato ad illustrare le molteplici soluzioni oggi disponibili per contrastare il problema dell’inquinamento. Primo fra tutti il caso di Chicago, dove due giovani architetti hanno messo a punto il progetto per un duplice grattacielo capace di catturare la CO2, trasformandola in biomassa, impiegando come componenti attive della facciata, le alghe.
“Rivestendo i due edifici con una pelle di alghe, si ottengono dei risultati – illustra Spagnolo – prima di tutto servono a proteggere in modo naturale l’edificio dalle radiazioni e dal surriscaldamento, ma soprattutto questo tipo di alga, riesce a catturare la CO2, ad isolarla e successivamente, grazie ad un procedimento abbastanza complesso, la trasforma in biocarburante”.
Un’altra valida alternativa alla portata di tutti, per ridurre il peso dell’inquinamento, è invece la soluzione proposta dall’Università di Sheffield con il London College of Fashion, un esempio di “creatività al servizio dell’ambiente”, come sottolinea Spagnolo. I ricercatori di queste due facoltà sono stati in grado di produrre dei Jeans in grado di catturare gli ossidi di azoto (NOx), attraverso una funzione fotocatalica innescata da uno speciale additivo, che diurante il lavaggio dei capi, trasforma il nocivo ossido di azoto in un semplice sale naturale.