L’Istituto ha formulato una serie di richieste allo Sogin affinché lo smaltimento dei liquidi radioattivi venga regolamentato con precise prescrizioni di riferimento
(Rinnovabili.it) – Gli effluenti liquidi di un impianto nucleare devono essere trattati con particolari cautele. Ad affermarlo è l’ISPRA che, nel corso delle sue consuete ispezioni sugli impianti nucleari presenti sul territorio italiano, ha proceduto a verificare con Arpa Piemonte le modalità di gestione dei liquidi radioattivi della centrale nucleare Eurex di Saluggia prima che essi vengano definitivamente “scaricati”. Queste le richieste che nello specifico l’Istituto ha formulato alla Sogin: “caratterizzazione radiometrica aggiornata del contenuto e copertura del bacino, definizione di un programma di gestione del liquido finalizzato al suo trattamento e alla sua rimozione dal bacino, estensione del monitoraggio ambientale comprensivo dell’acqua di falda e delimitazione dell’area circostante i bacini”. Nonostante non siano state riscontrate criticità o emergenze, i livelli di radioprotezione connessi alla gestione dei rifiuti liquidi devono comunque essere tenuti sotto controllo. L’Italia su questo aspetto non scherza ed è oggi uno dei Paesi europei che possiedono requisiti piuttosto stringenti.
“Negli ultimi anni ed in particolare in relazione alle operazione di scarico dell’acqua della piscina di combustibile dell’impianto a seguito di idoneo trattamento, effettuate nell’ambito delle operazioni di bonifica della piscina stessa – si legge nella nota stampa diffusa – sono stati fissati limiti per la concentrazione di radioattività negli effluenti liquidi, nel rispetto del criterio di non rilevanza radiologica, stabilito dalle norme comunitarie in un valore di dose alla popolazione pari a 10 microSv/anno (100 volte inferiore al limite di dose, pari a 1 mSv/anno, per gli individui della popolazione stabilito dalla legislazione nazionale vigente)”.