Per diminuire i costi delle wind farm marine arriva lo studio che suggerisce di riprogettare le torri eoliche convertendole alla leggerezza
(Rinnovabili.it) – Un nuovo studio del Regno Unito suggerisce, al fine di migliorare l’ammortamento energetico dei grandi parchi eolici off-shore, di rivedere completamente la progettazione delle torri di sostegno e delle pesanti fondazioni utilizzate in mare. Secondo Jim Platts, ingegnere all’Università di Cambridge il settore eolico potrebbe ottenere rapporti di recupero del capitale investito significativamente più elevati se i produttori di turbine utilizzassero torri strallate (a traliccio) realizzate con materiali compositi, piuttosto che ricorrere all’installazione alle tradizionali torri in acciaio.
L’efficienza degli aerogeneratori è misurata dal rapporto di raccolta (harvesting ratio), dato dall’energia fornita dalla turbina rispetto a quella necessaria per la sua fabbricazione. Le turbine onshore hanno un rapporto di 40:1 ma per le strutture in mare aperto questo si riduce a solo 15:1. La differenza principale è da ricercare nella fase di produzione: pale, cambio, rotore sono più o meno gli stessi per entrambi, ma le fondamenta e le torri degli aerogeneratori marini sono decisamente più grandi e pesanti, impiegando di conseguenza più acciaio e cemento.
Platts offre diverse soluzioni per arginare il problema e raddoppiare il rapporto. Uno di questi prevede per l’appunto l’impiego di strutture a traliccio con sezione triangolare (simili per intenderci a quelle impiegate dalle stazioni radio), realizzate in materiali compositi, in grado di resistere meglio alla corrosione e dunque prolungare la vita della turbina. Con questi accorgimento spiega il ricercatore, il rapporto si dovrebbe alzare a 32:1.