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Il Vaticano chiede una ‘governance internazionale dell’ambiente’

Lo Stato Pontificio suggerisce l’istituzione di una Corte Internazionale che garantisca sugli impegni assunti dai vari Stati nei confronti dell’ambiente

(Rinnovabili.it) – “Una corte internazionale per i crimini contro l’ambiente” – è questa la proposta suggerita da Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, intervenuto ieri a Roma al seminario promosso dall’Icef dal titolo “Il ruolo dell’Italia per Rio+20 e per il dopo Rio”. Le ultime posizioni del Vaticano, in vista della prossima Conferenza delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro (20-22 giugno), manifestano in particolare l’esigenza di istituire “una governance internazionale dell’ambiente da raggiungere attraverso la creazione di un’autorità politica mondiale e attraverso una riforma dell’Unep (United Nations Environment Programme) e della stessa Onu che, per come è concepita oggi, non è organizzata in termini pienamente democratici”.

“Per raggiungere l’obiettivo – ha sottolineato mons. Toso – occorre superare la concezione meramente mercantile della gestione di beni quali l’acqua e l’energia. Ma le attuali strutture internazionali appaiono drammaticamente insufficienti”. Da qui l’urgenza, per la Santa Sede, di promuovere  la realizzazione di una Corte di giustizia internazionale, che monitori costantemente gli impegni assunti o i crimini commessi dai vari Stati nei confronti dell’ambiente, da considerarsi ormai come un “bene comune mondiale”. Anche per il presidente dell’Icef, Amedeo Postiglione, “la creazione di una Corte Internazionale sarebbe una garanzia per uno sviluppo economico libero, ma compatibile con l’ambiente.” “La cosiddetta ‘green economy’ – ha proseguito Postiglione – non può decollare senza un organo di garanzia internazionale”.

Una delle prime misure urgenti da intraprendere, sarà quindi la presentazione della proposta a Rio+20 costituendo, subito dopo l’approvazione in Conferenza, un gruppo di lavoro a livello intergovernativo che prepari il nuovo strumento politico ‘ad hoc’ con uno statuto da sottoporre alla convalida in un’apposita conferenza internazionale. Questo almeno in teoria.