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Detenuti al lavoro in aree archeologiche e verdi

Presentato il progetto RAS, nato per sostenere il reinserimento sociale dei detenuti, impiegati nella manutenzione delle aree archeologiche e di zone verdi di pregio della Capitale

Al Teatro di Marcello il sindaco Gianni Alemanno insieme al ministro della Giustizia, Paola Severino, all’ assessore capitolino all’ Ambiente, Marco Visconti, al soprintendete Umberto Broccoli e al direttore generale del Dap, Giovanni Tamburino, ha presentato il progetto RAS (Recupero Ambientale e Sociale), nato per sostenere il reinserimento sociale dei detenuti, impiegati nella manutenzione delle aree archeologiche e di zone verdi di pregio della Capitale.

Il progetto è frutto di un protocollo firmato dal Ministero della Giustizia-Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria e Roma Capitale (assessorato alle Politiche e culturali e centro storico, sovrintendenza ai Beni culturali e assessorato all’Ambiente, dipartimento tutela ambientale del verde).

Diciotto detenuti, diciassette uomini e una donna reclusi nel carcere di Rebibbia, lavoreranno per un anno, cinque giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì per quattro ore al giorno, alla manutenzione di 33 aree pubbliche, per un totale di 300 mila metri quadri, di cui 127 mila nel verde.

Si parte dal Teatro di Marcello. Supervisionano i lavori 31 dipendenti della Sovrintendenza e 6 rappresentanti del Dipartimento ambiente. L’Atac consegnerà ai 18 detenuti tessere per l’ utilizzo gratuito dei mezzi pubblici.

Il Ras è rivolto a chi ha seguito un corso obbligatorio di formazione in storia dell’ arte, sicurezza del lavoro e giardinaggio, sviluppato e gestito dalla Sovrintendenza capitolina e dal Dipartimento ambiente.

Il sindaco Alemanno ha dichiarato: “Dal punto di vista politico sono convinto che debba essere garantita la certezza della pena. Allo stesso tempo, però, mi sento impegnato sul versante del recupero: sono convinto che bisogna dare una possibilità a chi dimostra un reale ravvedimento. Questo progetto costituisce un esempio importante in questo senso: non si tratta di assistenzialismo, ma di riconoscere a questi detenuti che lavorano bene, perché esperienze passate ci hanno dimostrato la qualità del lavoro e l’impegno mostrato dai detenuti in queste mansioni”.

“Siamo soddisfatti di questo progetto – ha concluso il ministro Severino – perché l’esito più felice è quello del reinserimento sociale e della riabilitazione del detenuto”.