Una nuova tecnologia in forte espansione della quale ancora non si conoscono gli impatti sull’ambiente e sulla salute
I nanomateriali ingegnerizzati (ENM) costituiscono una nuova frontiera dell’ingegneria con applicazioni in molteplici settori, dall’edilizia alla medicina. Parlando di edilizia, l’impiego delle nanotecnologie è destinato ad un forte sviluppo, tanto che, per il 2015 si prevede che quasi un terzo dei rivestimenti delle facciate impiegheranno nanomateriali. Già oggi vengono realizzati ENM con straordinarie proprietà isolanti, con resistenza agli agenti chimici ed atmosferici, all’invecchiamento, autopulenti, etc.
Ma questo intelligente ed evoluto materiale è davvero sicuro? Si teme infatti che, il rilascio involontario di nanoparticelle contenute nei prodotti, possa comportare dei rischi per la salute delle persone e dell’ambiente. Per questo, in vista di una revisione della normativa sulle nanotecnologie prevista entro la fine dell’anno, uno studio supportato dalla Comunità Europea (NanoHouse project) ha elaborato i criteri di valutazione necessari per garantire la sostenibilità di questi nuovi materiali. Dovranno essere valutate le implicazioni per quanto riguarda gli effetti ambientali: solubilità in acqua, sedimentazione, stabilità durante l’incenerimento, impatto sulle acque reflue, tossicità per l’uomo, deterioramento del DNA, attraversamento e danni delle barriere dei tessuti cellulari, effetti di traslocazione nella pelle e il tratto gastrointestinale e respiratorio.
Da ricerche precedenti emerge che circa il 90% dei nano-argento e la maggior parte degli altri ENM possono essere rimossi durante il trattamento delle acque reflue e rappresentano un rischio ridotto per l’ambiente ma il comportamento del nano-ossido di zinco non è ancora stato approfondito adeguatamente. La maggior parte degli ENM possono raggrupparsi per formare agglomerati che affondano nei sedimento con potenziale esposizione degli organismi che vi dimorano. A seconda di come gli ENM sono progettati, una frazione di ENM viene rilasciata direttamente in atmosfera, probabilmente incorporate in particelle di grandi dimensioni. Il nano-biossido di titanio fa parte di una gamma di ENM che sono stati collegati a diversi gradi d’interruzione delle funzioni cellulari nel cervello, nei polmoni e in altri organi vitali.
I nanomateriali possono anche fungere da vettori per altre sostanze tossiche. Il punto di ingresso più importante delle nanoparticelle libere sono le vie respiratorie: alcuni test hanno dimostrato che ENM possono portare al danneggiamento dei tessuti polmonari. Tuttavia, è importante ricordare che pochi studi hanno indagato la tossicità cronica di ENM e non si possono ancora trarre conclusioni chiare e definitive. Inoltre, non ci sono ancora metodi affidabili o strumenti per la valutazione dei livelli di esposizione. Nei test, l’esposizione della pelle sana a diversi tipi di ENM non ha provocato alcun effetto acuto o traslocazione.
L’esposizione dipende fortemente dal modo in cui gli ENM vengono progettati, prodotti, utilizzati, trasportati, immagazzinati e riciclati. E’ anche probabile che alcuni ENM possano mutare nel tempo o in condizioni particolari, magari modificando la loro tossicità. Per questo i ricercatori raccomandano indagini dedicate ed accurate per valutare e minimizzare i rischi potenziali per l’ambiente e per l’uomo prima che queste nuove tecnologie si diffondano nella nostra vita quotidiana.