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Fuel Quality Directive: l’Italia sta col “petrolio sporco”

Il nostro Paese si è schierato contro la richiesta della Commissione Ue di approvare la nuova estensione della Direttiva sulla Qualità dei Carburanti

(Rinnovabili.it) – “La «mano» delle lobby petrolifere ha bussato e l’Italia ha aperto”– verrebbe da pensarla in questo modo stando a quanto si evince da una nota del WWF, dove si afferma che, in occasione del voto di ieri in Commissione Ue per approvare l’estensione della Direttiva sulla Qualità dei Carburanti – Fuel Quality Directive o FQD, l’Italia avrebbe votato (insieme ad Paesi europei) a favore dei combustibili più inquinanti. “Il nostro Paese – si legge nella nota – insieme a Spagna, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania e Ungheria si ritrova a far parte di una minoranza di inquinatori. In occasione del voto del Comitato di Esperti per la revisione della direttiva FQD, infatti, i voti sono stati 89 a favore della proposta della Commissione, 128 contro e 128 astenuti”.

La Fuel Quality Directive, per chi non lo sapesse, è stata varata in Europa nel 2009 con l’obiettivo di ridurre del 6% le emissioni legate all’uso dei carburanti in Ue entro il 2020. Se la nuova estensione della FQD fosse stata votata ieri da una “maggioranza qualificata” (255 voti a favore), si sarebbe potuto bloccare l’impiego dei combustibili derivati da “petrolio sporco” ossia estratto da fonti non convenzionali (come il carbone, il gas naturale, l’olio di scisto e le sabbie bituminose) il cui processo estrattivo risulta essere altamente “impattante” in termini di emissioni di gas serra. Le sabbie bituminose in particolare, sarebbero il 22% più inquinanti di altri combustibili (lo dimostrano i dati riportati nelle tabelle della legge in oggetto).

A questo punto però, non essendo stata presa (di fatto) alcuna decisione sulla questione del “petrolio sporco”, si dovrà aspettare che la prossima decisione arrivi dal Comitato Tecnico del Consiglio dei Ministeri dell’Ambiente Ue, che si voterà a porte aperte, probabilmente già a partire dai primi di giugno. Nel caso in cui, anche il Consiglio non arrivasse ad una scelta definitiva, la proposta a quel punto potrebbe essere direttamente accettata dalla Commissione Europea. Ed è proprio quello che non vogliono Paesi come il Canada ed altre lobby interessate che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbero già minacciato delle rappresaglie commerciali nel caso in cui la proposta venisse approvata. A questo punto, sperando di non dover aspettare ancora troppo tempo, non ci resta che incrociare le dita ed associarci all’appello del WWF che richiama i nostri Ministri ad un “cambio di rotta” più responsabile: “Visto che ora saranno i Ministri a decidere, ci auguriamo che l’Italia modifichi la sua posizione e sostenga l’aspetto ambientale della proposta, garantendo il voto a favore della proposta della Commissione sull’attuazione della direttiva UE sulla qualità dei carburanti”.

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