Con meno burocrazia e più incentivi l'Italia potrebbe usufruire del potenziale geotermico del paese aumentando la produzione di elettricità e calore ad emissioni zero
(Rinnovabili.it) – Gli operatori del settore geotermico, Consiglio Nazionale dei Geologi(CNG) e Unione Geotermica Italiana (UGI), hanno sottoscritto un documento rivolto al presidente del Consiglio, Mario Monti, invitando a concentrare parte delle energie del Governo per dare maggiore visibilità alla geotermia. Nel documento, firmato anche dall’Associazione Nazionale Impianti Geotermici, dall’Associazione Nazionale Ingegneri Minerari, dall’Associazione Nazionale Imprese Specializzate in Indagini Geognostiche e dalla GEOHP, consorzio di imprese specializzate in geotermia , la speranza di un maggiore sostegno al comparto. Attraverso finanziamenti, incentivi e con la semplificazione delle autorizzazioni l’Italia potrebbe infatti sfruttare il calore racchiuso nel sottosuolo per produrre energia e calore senza rilasciare emissioni inquinanti.
“L’Italia è ancora lontana dal resto d’Europa – ha affermato invece Walter Grassi, Presidente dell’ UGI – e dai livelli registrati nel Sud America. Nel nostro Paese è poco diffuso l’utilizzo della geotermia a bassa entalpia cioè del sistema di impianti di climatizzazione con pompe di calore geotermiche. Il gap è derivato da un ritardo nella conoscenza della tecnologia da parte di professionisti e operatori e dalla mancanza di un quadro di riferimento normativo e autorizzativo nazionale e regionale. In questo contesto gli operatori del settore attendono l’emanazione del decreto ministeriale attuativo del D.Lgs. 28/2011 che deve indicare le prescrizioni per la posa in opera degli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, ovvero sonde geotermiche, destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici, e individuare i casi in cui si applica la procedura abilitativa semplificata (PAS) di cui all’art. 6 del Dlgs. n. 28/2011. Il documento congiunto vuole rappresentare un riferimento per l’emanazione di tale decreto che deve essere emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di intesa con la Conferenza unificata”.