Come sta cambiando l’agricoltura? Marco Caprai, imprenditore agricolo visionario, spiega che il modello di agricoltura tradizionale non muore ma si evolve. Se vogliamo produrre cibo in quantità a costi adeguati dobbiamo puntare sui giovani, sulla formazione e sulle nuove tecnologie

Perché dobbiamo cambiare il modello di agricoltura
Bisogna puntare sui giovani, sulla formazione, sulla tecnologia, spiega a Rinnovabili un imprenditore visionario come Marco Caprai, che ha fatto della sua azienda vinicola un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’agricoltura sta cambiando, stretta fra crisi climatiche, costi dell’energia e instabilità politica globale. In Italia, l’agroalimentare non è solo una voce importante del Pil ma ha un ruolo identitario definito dalla qualità indiscussa dei prodotti.
Se la tradizione rappresenta la nostra storia, il presente deve essere capace di guardare avanti. Ma in quale direzione?
L’agricoltura tradizionale è definitivamente superata?
Non si tratta di contrapporre un’agricoltura tradizionale a un’agricoltura moderna. La questione è un’altra: se vogliamo produrre cibo in quantità a costi adeguati dobbiamo cambiare il modello di agricoltura.
Quindi il modello di agricoltura tradizionale non muore, si evolve. Il problema vero sarà cercare di mantenere il nostro Paese coltivato.
A fronte dello spopolamento, dell’invecchiamento della popolazione, della denatalità, crescono sempre di più le zone agricole delle aree interne, delle montagne, che vengono abbandonate.
Quindi viene a mancare l’dea che abbiamo di questo straordinario mosaico di storie, di esperienze, di culture, di produzioni, che è l’Italia.
Parlando di giovani, qual è stata la risposta dell’ITS Umbria Academy al lavoro che fate insieme?
Penso che l’ITS sia uno strumento straordinario, perché permette di dare un futuro ai giovani, di far capire loro che l’agricoltura non è un mestiere di ripiego.
Al contrario, può essere una scelta di vita che combina non solo reddito, ma anche l’utilizzo delle nuove tecnologie, la ricerca, l’innovazione, la sperimentazione, il fare prodotti di grande qualità, il comunicarli a quanti poi visitano le nostre aziende agricole.
Anche questo è un altro pezzo di agricoltura, che una volta non esisteva e oggi invece è molto importante.
E il vigneto digitale?
Il vigneto digitale è un’altra iniziativa che abbiamo preso come sede didattica grazie alla Fondazione ITS Umbria.
Questa, attraverso le risorse del PNRR, è riuscita a realizzare questo vigneto innovativo, dove sono disponibili tutte le tecnologie ad oggi presenti sul mercato della nuova agricoltura.
Quindi nel vigneto digitale si realizzano direttamente in campo gli insegnamenti teorici della scuola?
Sì, non solo. Permette anche di capire attraverso la tecnologia quanto il mestiere di agricoltore sia lontano da quello di una volta e da quello che siamo abituati a considerare.
Quindi un ragazzo formato sulle attività digitali non solo potrà lavorare in agricoltura, ma avrà di fronte anche altre scelte professionali.