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L’effetto traino della tassonomia UE: nel 2023 +34% investimenti verdi

Gli investimenti in tecnologie abilitanti allineati alla tassonomia crescono del 40% in 1 anno. Quadro ancora critico per i settori hard-to-abate. Il rapporto sull'impatto della tassonomia UE

Tassonomia UE: investimenti verdi +34% nel 2023
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250 miliardi di euro nel 2023, il 34% in più rispetto all’anno prima. Sono i numeri dell’effetto traino generato dalla Tassonomia UE sugli investimenti verdi in Europa. Un’accelerazione strutturale che, a sua volta, è trainata soprattutto da tecnologie abilitanti e da rinnovabili ed efficienza energetica in particolare.

A presentare gli ultimi dati sull’impatto della Tassonomia UE sulla transizione ecologica dell’Europa è un rapporto della Piattaforma UE sulla Finanza Sostenibile appena pubblicato. L’analisi si basa sui dati comunicati da 2180 grandi aziende europee quotate.

Tassonomia UE, l’impatto sugli investimenti verdi dopo 2 anni

Circa metà del flusso 2023 di investimenti allineati alla Tassonomia UE è diretto ad attività abilitanti. Le tecnologie abilitanti per la decarbonizzazione di altri settori arrivano a 125 miliardi e registrano una crescita annuale del 40%

Sono i settori delle energie rinnovabili e delle soluzioni per l’efficienza energetica che guidano questa tendenza, grazie alla maturità tecnologica e a politiche mirate.

Le attività di transizione, ossia quelle in fase di riallineamento verso standard climatici, pur partendo da basi inferiori, raddoppiano i volumi raggiungendo l’11% degli investimenti allineati alla Tassonomia, un flusso da 27,5 miliardi. 

Una misura degli sforzi iniziali di settori ad alta intensità di carbonio come la siderurgia e la chimica. Dove l’adozione di idrogeno verde e cattura stoccaggio e riuso della CO2 (CCUS) inizia a tradursi in progetti concreti.

Oltre agli investimenti pienamente conformi, il rapporto identifica 206 miliardi di euro destinati ad attività “taxonomy-eligible” non ancora allineate a tutti i criteri. Questa categoria include:

  • progetti che soddisfano obiettivi climatici ma non i requisiti DNSH (Do No Significant Harm)
  • investimenti in tecnologie ponte (ad esempio, gas low-carbon) con piani di phase-out definiti
  • ristrutturazioni industriali parziali, in attesa di completamento

Se i margini di miglioramento, in generale, sono evidenti, lo sono ancor di più per alcuni settori specifici. Se energia e trasporti hanno quote del 40-60% di CapEx già allineato alla Tassonomia UE, per edilizia e agricoltura il dato si ferma al 15%.

Per i settori hard-to-abate resta un quadro critico: solo il 7% degli investimenti siderurgici e il 12% in chimica soddisfano tutti i criteri.

I motivi? Secondo il rapporto, questi settori scontano una frammentazione degli standard tecnici settoriali, costi di ricerca e sviluppo già sostenuti ma non ancora compensati dai meccanismi di carbon pricing, e una limitata disponibilità di finanziamenti a lungo termine.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.