In 25 anni, i tetti solari potrebbero evitare 41 miliardi di tonnellate di CO2, togliendo 0,13°C di riscaldamento globale

Lo sfruttamento massiccio del fotovoltaico residenziale potrebbe ridurre le temperature medie del Pianeta di 0,05-0,13°C entro il 2050. Puntare sul fotovoltaico rooftop può evitare emissioni da 23,8 a 41,2 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2), a seconda dello scenario emissivo, nei prossimi 25 anni. E ritardare l’innesco di potenziali tipping points climatici.
Lo sostiene uno studio pubblicato su Nature Climate Change, il primo a tentare una mappatura globale del potenziale del fotovoltaico rooftop. La ricerca combina tecniche di geolocalizzazione avanzata con i modelli climatici più performanti (CMIP6), con uno sguardo granulare che tiene conto di disparità regionali nell’intensità delle risorse solari, nella densità delle infrastrutture e nell’intensità carbonica delle reti elettriche.
Fotovoltaico rooftop, un potenziale da 17.042 TWh/anno
Lo studio usa una griglia da 1 km2 e un modello validato su regioni diverse per identificare la superficie di tetti effettivamente disponibile per l’integrazione di pannelli solari. Le stime sono conservative. Gli autori assumono un fattore di disponibilità del 30% per le superfici, considerando orientamento, ombreggiamento e pendenza. L’efficienza di conversione complessiva del sistema è stimata al 16% (20% dei pannelli × 80% di efficienza di sistema), un parametro conservativo rispetto alle tecnologie commerciali attuali.
Su questa base, gli autori calcolano che il potenziale tecnico globale raggiunge 17.042 TWh/anno, equivalente al 58% della domanda elettrica mondiale del 2023. Con squilibri regionali importanti e strutturali. L’Africa, pur avendo il 45% delle risorse solari globali, contribuisce solo per il 7% alla capacità installabile teorica (1.188 GW). Al contrario, il Nord America raggiunge 4.339 GW pur con irraggiamento inferiore del 30%.
Alto impatto sul clima se copertura solare del tetto utile è al 30-60%
Combinando questi dati con l’intensità di carbonio media delle reti nazionali, lo studio ottiene una stima della “efficacia climatica” del fotovoltaico rooftop, ossia quante emissioni di gas serra vengono effettivamente evitate a seconda della regione in cui i pannelli sono installati. Dall’incrocio deriva una lista di 37 stati dove il fotovoltaico sul tetto è particolarmente efficace, tra cui India, Pakistan e Sudafrica. Qui, il “tasso di mitigazione” è di 1,06 tCO2/kWp/anno, contro una media globale di 0,81.
Incrociando, ancora, questi dati con 7 scenari emissivi derivati dall’IPCC, tra SSP1-2.6 e SSP3-7.0, lo studio ottiene la stima delle emissioni evitate complessive da qui al 2050, le 23,8 – 41,2 GtCO2 citate sopra. Pari a un riscaldamento globale evitato di 0,05-0,13°C in 25 anni.
Aspetto importante: l’impatto sul clima è non lineare, cioè non aumenta di pari passo con l’incremento della copertura solare dei tetti. Il 60% della mitigazione termica si concentra nel secondo quartile di diffusione, cioè arrivando al 30-60% di copertura solare della superficie utile del tetto.
Tipping point del clima ritardati
Un’altra stima contenuta nello studio è l’impatto che sfruttare il potenziale globale del fotovoltaico rooftop avrebbe sui punti di non ritorno climatici, cioè quei cambiamenti di stato del sistema climatico terrestre che sono irreversibili in tempi umani e generano effetti a cascata in tutto il Pianeta.
Gli autori quantificano, per la prima volta, il contributo del fotovoltaico sui tetti. Il ritardo sull’innesco dei tipping point è di +2,4 anni per lo scioglimento della calotta groenlandese e +1,8 anni per il blocco della corrente del Golfo.