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Natura degradata, rischio alto per 1/3 del valore aggiunto dell’economia UE

Un rapporto del Joint Research Center della Commissione UE calcola il grado di dipendenza dai servizi ecosistemici dei vari settori dell’economia europea. Agricoltura la più esposta, per il turismo è a rischio il 41% del valore aggiunto lordo (GVA)

Servizi ecosistemici: cruciali per il 36% del valore aggiunto UE
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Tra il 19 e il 36% del valore aggiunto lordo dell’UE dipende in modo critico dai servizi ecosistemici. Al degrado della natura sono direttamente esposti settori chiave dell’economia del continente, come l’agricoltura, l’energia e il turismo. Ma l’intera economia ne subisce gli effetti indiretti, attraverso le catene di approvvigionamento.

Il valore aggiunto lordo (gross value added, GVA) è una misura economica che indica quanto valore un’azienda, un settore o – come in questo caso – un intero paese o area economica riesce a creare attraverso la produzione di beni e servizi. Lo ha calcolato uno studio del Joint Research Centre (JRC), il centro di ricerca in-house della Commissione Europea.

Servizi ecosistemici, i settori UE più esposti

Il rapporto mira a replicare uno studio analogo, del 2020, pubblicato dal World Economic Forum. E per farlo combina due strumenti complementari: il framework ENCORE (Exploring Natural Capital Opportunities, Risks and Exposure) per la mappatura qualitativa delle dipendenze settoriali, e il modello input-output EXIOBASE per quantificare gli impatti diretti e indiretti.

Tra agricoltura e silvicoltura, senza sorprese, il settore primario mostra la maggiore esposizione. Ottiene punteggi di materialità “molto alta” (cioè 5) per 12-15 servizi ecosistemici. Particolarmente critica appare la coltivazione del grano: che dipende in misura massiccia da fertilità del suolo (5), impollinazione (4), controllo biologico dei parassiti (4), regolazione del clima locale (5).

Il capitolo relativo al settore energetico è invece decisamente più variegato. La dipendenza dai servizi ecosistemici rivela differenze marcate tra le fonti energetiche. Nel dettaglio:

  • Idroelettrico: dipendenza massima (5) da flusso idrico e qualità dell’acqua,
  • Eolico: esposizione critica (5) alla regolazione del vento,
  • Nucleare: dipendenze moderate (3) per raffreddamento e qualità dell’aria,
  • Biomasse: alto legame (4) con la disponibilità di biomassa agricola.

Pur avendo rating diretti modesti, costruzioni e trasporti ereditano rischi attraverso la catena di fornitura. Il cemento dipende indirettamente da approvvigionamento di minerali (dipendenza diretta del settore estrattivo), servizi di regolazione climatica per mitigare i rischi operativi, e qualità dell’aria nelle aree produttive.

Sul versante turismo e servizi culturali, il settore alberghiero emerge come caso paradigmatico, con punteggi elevati di dipendenza per attrattiva paesaggistica (5), opportunità ricreative (5) e servizi educativi legati alla biodiversità (5).

Lo studio del JRC stima che il 22% del valore aggiunto lordo nel turismo UE sia direttamente collegato a ecosistemi intatti, percentuale che sale al 41% considerando le filiere indirette.

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