Uno studio pubblicato su Nature ridimensiona i timori di un collasso imminente di AMOC, le correnti oceaniche che influenzano il clima globale. Ma avverte: il suo indebolimento persisterà, con un calo dei flussi del 40-60%. Con effetti climatici graduali ma significativi

L’AMOC non collasserà durante questo secolo. Il sistema di correnti oceaniche dell’Atlantico che riscaldano l’Europa d’inverno e svolgono un ruolo importante nel clima globale è molto più resiliente di quanto si pensava finora. Il collasso dell’AMOC – l’Atlantic Meridional Overturning Circulation – resta improbabile anche negli scenari climatici più estremi. Anche se si indebolirà. Con ripercussioni importanti già prima del 2100.
Lo ha stabilito uno studio pubblicato di recente su Nature, che rivoluziona la comprensione della stabilità del sistema di correnti oceaniche responsabile del trasporto di calore verso nord nell’Atlantico, di cui fa parte la corrente del Golfo.
Cos’è l’AMOC e perché è importante
L’AMOC è un pilastro del sistema climatico della Terra. Da questo sistema di correnti dipende il trasporto di circa 15-25 milioni di metri cubi al secondo di acqua calda verso l’Atlantico settentrionale. Un immenso “fiume” caldo che mitiga il clima europeo e influenza i modelli meteorologici globali.
Cosa genera queste correnti? Differenze di temperatura e salinità dell’acqua. Il sistema si basa sul gradiente di densità tra acque calde e salate che affondano nel Nord Atlantico e acque più fredde che risalgono nell’Oceano Meridionale. La sua stabilità, quindi, dipende da un equilibrio delicato tra riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e dinamiche dei venti antartici.
Equilibrio che è sempre più in discussione. Tanto che molti studi, inclusa l’ultima sintesi dell’IPCC della conoscenza scientifica sul clima, ritengono che il collasso dell’AMOC sia probabile già nel medio termine. L’AMOC è ritenuto uno dei punti di non ritorno (tipping point) del sistema climatico terrestre, il cui innesco potrebbe avere effetti a cascata di difficile previsione.
Cosa implica un indebolimento di AMOC?
Un “semplice” indebolimento di AMOC altererebbe in modo significativo la distribuzione del calore a livello globale. Gli effetti possibili? Raffreddamento relativo nell’Europa settentrionale, modifiche ai monsoni africani e asiatici, innalzamento del livello del mare lungo la costa nordamericana e riduzione dell’assorbimento di CO2 da parte degli oceani.
Studi precedenti hanno stimato un indebolimento del 34-45% entro il 2100 negli scenari ad alte emissioni, con alcuni modelli che prevedono un collasso completo oltre certi livelli di acqua dolce immessa nell’Atlantico.
Il collasso di AMOC nel 21° secolo è “improbabile”
Ma sono proprio questi risultati che il nuovo studio su Nature contesta. I ricercatori hanno analizzato 34 modelli climatici CMIP6 simulando scenari estremi. Sia per la forzante radiativa derivante dall’effetto serra, sia per l’apporto di acqua dolce nel Nord Atlantico. Le simulazioni, infatti, assumevano un tasso di scioglimento della Groenlandia 10 volte superiore a quello attuale.
Ciò nonostante, nessuno dei modelli ha mostrato un collasso totale dell’AMOC. Perché?
Il segreto della resilienza di AMOC
La chiave risiede nel fenomeno dell’upwelling dell’Oceano Meridionale, la risalita di acque profonde guidata da venti antartici persistenti. Esso sostiene una circolazione residuale anche quando la componente atlantica si indebolisce.
Ci sono, infatti, dei meccanismi che stabilizzano la circolazione oceanica. Come il fenomeno opposto all’upwelling, il downwelling, nell’Atlantico o nel Pacifico. Un collasso completo dell’AMOC richiederebbe l’attivazione di una Pacific Meridional Overturning Circulation (PMOC), che tuttavia si sviluppa solo parzialmente nei modelli. E poi c’è la resistenza termoalina: l’aumento della salinità nel Nord Atlantico dovuto al rallentamento della circolazione crea un feedback positivo e contrasta ulteriori indebolimenti.
Gli scenari del ribaltamento della circolazione dell’Atlantico Meridionale
Secondo lo studio, dopo un iniziale declino del 40-60%, l’AMOC si stabilizza su flussi di circa 8-12 mln m3/secondo nella maggior parte dei modelli. Ben al di sopra della soglia di collasso, che è fissata a meno di 4 mln m3/secondo.
Non solo. Il fenomeno opposto nel Pacifico, il PMOC, emerge nel 94% dei casi. Anche se con una forza media di 2,3 mln m3/secondo. Insufficiente a compensare totalmente il upwelling antartico.
In buona sostanza: lo studio pubblicato su Nature ridimensiona i timori di un collasso imminente di AMOC, ma avverte: il suo indebolimento persisterà, con effetti climatici graduali ma significativi.