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Dimostrato l’effetto stabilizzante delle FER sulla volatilità dei prezzi elettrici

Secondo un nuovo studio dell'Università di Cambridge, il raggiungimento degli obiettivi 2030 nazionali su fotovoltaico ed eolico potrebbe ridurre la volatilità dei mercati dell'elettricità in media del 20% in 29 paesi europei

Dimostrato l'effetto stabilizzante delle FER sulla volatilità dei prezzi elettrici
Rinnovabili non programmabili, strumenti contro la volatilità prezzi elettrici. Foto di CHUTTERSNAP su Unsplash

Il valore assicurativo delle tecnologie rinnovabili sulla volatilità dei prezzi elettrici

I rincari di luce e gas previsti per il 2025 sulle bollette italiane non possono che preoccupare. Con un mercato ancora lontano dai tempi pre-crisi, la volatilità dei prezzi elettrici, legata all’andamento del gas fossile, tiene sotto scacco famiglie e imprese. Mettendo in luce tutte le falle dell’attuale sistema energetico.

Mentre qualcuno invoca il nuovo nucleare come risposta futuristica al caro energia, c’è chi ha voluto fare i conti con le risorse già disponibili. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, ha studiato l’effetto delle energie rinnovabili sui prezzi dell’elettricità, simulando l’evoluzione dei mercati energetici europei come previsto dai Piani nazionali per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il 2030. E replicando la variabilità storica della domanda elettrica, i prezzi dei combustibili fossili e le condizioni meteorologiche. 

Obiettivo dello studio? Capire se un aumento della capacità eolica e fotovoltaica, così come già pianificato, possa avere un effetto stabilizzante o meno sulla volatilità dei prezzi elettrici.

Impatti degli obiettivi 2030 sulla volatilità dei prezzi

Partiamo da un dato noto e confermato anche dalla ricerca: l’esposizione o per meglio dire la dipendenza dal gas naturale è il fattore principale che influenza la probabilità di picchi di prezzo nei mercati europei in ciascun paese.

A partire da uno scenario “business as usual”, gli scienziati hanno analizzato l’impatto dell’implementazione di fonti rinnovabili non programmabili. Nel dettaglio hanno realizzato scenari ipotetici in cui la capacità installata di tecnologie eoliche e fotovoltaiche aumenta fino al 60% rispetto agli obiettivi dei Piani Energia Clima, e altri in cui è inferiore del 10% e del 20% rispetto i target 2030.

Per farlo il team ha utilizzato le strutture di calcolo ad alte prestazioni al fine di mappare le reti attuali e future di tutti i 27 paesi dell’UE, più il Regno Unito e la Svizzera e modellare un’ampia gamma di fattori. Dalle fluttuazioni delle condizioni meteorologiche alla domanda di energia fino alla capacità di carburante.

Il risultato? Le simulazioni condotte dimostrano che l’aumento delle energie rinnovabili riduce al minimo l’impatto sul mercato delle fluttuazioni dei prezzi del gas naturale, aumentando la stabilità.

La ricerca suggerisce, infatti, che i prezzi all’ingrosso dell’elettricità potrebbero scendere in media di oltre un quarto in tutti i paesi presi in esame entro la fine del decennio, semplicemente mantenendo gli attuali obiettivi nazionali in materia di energie rinnovabili.

Ma con molte discrepanze in base alla dipendenza attuale dal metano. Diverse nazioni nordiche potrebbero infatti assistere ad una riduzione di oltre il 60% nei costi dell’elettricità entro il 2030, mentre in Germania si prevede che il prezzo scenderà del 34%, in Italia del 4%, in Belgio del 41%.

Si può fare di più

Nota bene: gli scenari contemplano solo la capacità aggiuntiva di fotovoltaico ed eolico, senza indagare altre opzioni, come ad esempio diverse combinazioni di tecnologie, un aumento dello stoccaggio energetico o miglioramento delle interconnessioni.

“Abbiamo scoperto che i piani di espansione della capacità previsti nei PNIEC porterebbero a una riduzione della sensibilità β ai prezzi del gas naturale da 1,4 euro a 1 euro, il che, a sua volta, abbasserebbe gli estremi dei prezzi che potrebbero essere previsti in futuro”, si legge nella pubblicazione su Nature Energy. “Tuttavia, abbiamo messo in luce che il miglioramento risultante è inferiore a quanto sarebbe necessario se l’obiettivo politico fosse quello di essere vicini all’indipendenza dai prezzi del gas naturale. Ridurre la sensibilità β a meno di 0,5 euro richiederebbe l’impiego del 30% in più di energie rinnovabili entro il 2030 e scendere sotto 0,25 euro richiederebbe un’implementazione aggiuntiva del 60% rispetto all’obiettivo attualmente previsto”.

Gli effetti collaterali

Lo studio suggerisce che vi siano punti di svolta in cui le energie rinnovabili causerebbero un calo del prezzo dell’energia tale da non fornire più un ritorno sull’investimento sufficiente, mettendo a rischio le industrie verdi.

Daniel Navia, ricercatore presso il Centro per l’ambiente, l’energia e la governance delle risorse naturali (CEENRG) dell’Ateneo, ha affermato: “Se vogliamo sfruttare appieno l’energia solare ed eolica come strumenti di sicurezza, l’Europa potrebbe dover riconsiderare il modo in cui sono progettati i suoi mercati energetici e quali incentivi può offrire al settore privato per mantenere il valore assicurativo sociale che ottiene dall’energia rinnovabile”.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.