Protocollo tra MASE, CIG e Gruppo Hera per sperimentare in rete miscele di gas naturale addizionate con idrogeno al 5-10 per cento
Al via la terza fase dell’esperimento italiano sull’idrogeno domestico
Partirà in provincia di Modena un nuovo (o quasi) progetto per testare l’idrogeno domestico. L’iniziativa, che mira a verificare la fattibilità dell’impiego di miscele di metano addizionate con H2, è frutto del Protocollo operativo firmato ieri dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE), il Comitato Italiano Gas (CIG) e Inrete Distribuzione Energia. L’obiettivo? Favorire il progressivo utilizzo del vettore nell’alimentazione di caldaie, forni e piani cottura, coinvolgendo 40 famiglie del modenese.
L’uso dell’idrogeno a livello residenziale
Impiegare l’idrogeno a livello domestico in sostituzione – parziale o totale – del metano non rappresenta più una novità. Perlomeno non dal punto di vista sperimentale. A fare da apripista in Europa è stato il progetto H100 Fife avviato nel 2020 in Scozia con un investimento di 32 milioni di sterline (oltre 38 milioni di euro).
Nel dettaglio nella cittadina di Levenmouth è stato realizzato un impianto per l’elettrolisi dell’acqua alimentato da una fattoria eolica (anch’essa di nuova costruzione) e le tubature di distribuzione. E a partire dall’estate di quest’anno, in 300 abitazioni locali l’alimentazione a gas naturale sarà sostituita completamente con l’idrogeno. Monitorando per tre anni successivi i risultati e l’esperienza dei partecipanti.
Al progetto scozzese sono seguite diverse altre iniziative sperimentali, di solito con miscele H2-metano, tra cui anche il progetto italiano di cui il protocollo inaugura in realtà una terza fase. Sì perché l’idea di testare l’idrogeno domestico nel modenese risale addirittura al 2021.
Miscele di Idrogeno-Metano: Il progetto italiano
Ci troviamo comune di Castelfranco Emilia dove una quarantina di abitazioni ha già sperimentato con successo un primo assaggio del vettore. Tramite una serie di immissioni temporanee di una miscela di gas naturale e idrogeno al 2% e l’installazione di contatori di nuova generazione NexMeter, nel 2022 sono stati ottenuti i primi riscontri.
Oggi Inrete Distribuzione Energia e gli altri partner – che coprono, in termini di servizi e prodotti/componenti, tutta la filiera del gas – sono pronti alla fase successiva. La prima che verrà sviluppata nell’ambito dell’Accordo Quadro sottoscritto il 21 novembre 2024 da MASE e CIG per la realizzazione di studi, ricerche e prove sperimentali in tale ambito.
“In base al Protocollo, – spiega il Dicastero dell’Ambiente in una nota stampa – entro i prossimi mesi, Inrete darà inizio alla sperimentazione, che sarà realizzata in due fasi per una durata complessivi 10-15 giorni, in accordo e collaborazione con l’amministrazione comunale e i cittadini coinvolti. In particolare, i test saranno estesi anche a valle del contatore tramite verifiche sul funzionamento degli apparecchi a gas presenti nelle abitazioni”.
Idrogeno per uso civile al 5%
Nel concreto si passerà da miscele al 2% di idrogeno a miscele al 5% di idrogeno, testando sia la risposta della rete che il funzionamento degli apparecchi domestici. Il tutto ovviamente senza oneri per le famiglie partecipanti e solo per brevi periodi. A dare una mano sarà anche NexMeter, il contatore gas G4 sviluppato dal Gruppo Hera e già abilitato a misurare miscele di CH4 e H2.
Aggiunge Orazio Iacono, amministratore delegato del Gruppo Hera “La necessità, ormai stringente per il Paese, di diversificare le fonti energetiche non può prescindere dall’utilizzo dei green gas come l’idrogeno e in questo contesto i nostri asset sono pronti ad aumentare la percentuale di blending nelle reti, come prevede il protocollo, fino al 10% confermandone l’allineamento alla tassonomia europea. Questa sperimentazione rappresenta un ulteriore volano per lo sviluppo di attività strategiche e innovative finalizzate alla riduzione dell’impronta carbonica accompagnando i clienti nella transizione energetica e garantendo la resilienza dei territori serviti”.
Blending di idrogeno nelle reti domestiche: le critiche
Si tratta davvero di una soluzione promettente? Non tutti ne sono convinti. Alcuni studi di settore hanno mostrato che l‘impiego del vettore nel settore termico domestico potrebbe risultare insostenibile dal punto di vista economico per molto tempo, non combaciando con gli stretti tempi della decarbonizzazione.
In particolare c’è chi sostiene che utilizzare l’idrogeno verde per riscaldare gli edifici tramite caldaie sarebbe quasi sei volte meno efficiente dal punto di vista energetico rispetto alle pompe di calore alimentate da energia rinnovabile. E che richiederebbe un aumento del 150% nella produzione di energia primaria.