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Satelliti nello spazio per mappare l’Italia e le aree idonee per lo sviluppo di impianti FER

Firmato accordo ASI-RSE per incentivare la produzione energetica. Con il Decreto Aree Idonee l’Italia deve raggiungere 80 GW di capacità FER entro fine del decennio

Satelliti nello spazio, per mappare l’Italia e le aree idonee per lo sviluppo di impianti FER
Fonte ASI Media

Con il Decreto Aree Idonee, entrato in vigore lo scorso 2 luglio, per il nostro paese si apre una nuova opportunità di sviluppo energetico in chiave green, con l’obiettivo di raggiungere 80 GW di capacità FER entro il 2030, da suddividere tra regioni e province autonome. Ed i satelliti in orbita nello spazio potrebbero darci una mano centrare l’obiettivo. Come? Procediamo con ordine.

Il Decreto Aree Idonee assegna a Regioni e Province autonome il compito di individuare sul loro territorio e con propria legge 4 tipologie di zone adatte o meno agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate. Un processo non semplice e su cui pesa una deadline molto vicina, visto che mancano poco più di 6 anni alla fine del decennio ed i tempi per superare tutti gli step tecnico-burocratici sono piuttosto lunghi. Il rischio di un effetto ad imbuto, con tante richieste e poche autorizzazioni c’è.

Dallo spazio i satelliti dell’ASI per accelerare la capacità FER

Per evitarlo, una risposta possibile potrebbe venire niente di meno che dallo spazio, da un Accordo Quadro che coinvolge Ricerca sul Sistema Energetico (RSE) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) firmato alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle Politiche Spaziali e Aerospaziali, Adolfo Urso; l’intesa sottoscritta dal presidente di ASI, Teodoro Valente, e dall’amministratore delegato di RSE, Franco Cotana, è molto ambiziosa ed unisce il know-how e l’eccellenza tecnico-scientifica italiana in campo energetico ed aerospaziale, con l’obiettivo di osservare dall’alto, con l’occhio elettronico dei satelliti, tutta la nostra penisola; una vera e propria mappatura del territorio per ricercare le soluzioni migliori per sviluppare impianti ed infrastrutture per la produzione di fonti energetiche rinnovabili.

La collaborazione tra i due enti riguarderà dunque, il monitoraggio satellitare della distribuzione degli impianti energetici che già esistono, ma parallelamente si dovranno individuare quelle aree più idonee allo sviluppo di impianti FER, senza dimenticare l’attenzione necessaria che sarà dedicata agli aspetti ambientali.

Rinnovabili ha parlato di questo ambizioso accordo ASI-RSE con Teodoro Valente, Presidente di Asi e Franco Cotana, AD di RSE.

Presidente Valente, a cosa serve il monitoraggio terrestre da satellite?

Valente: Tramite i satelliti di osservazione della Terra è possibile osservare con continuità e precisione, processi e fenomeni globali, sia naturali che di origine antropica. Questo permette una migliore gestione delle risorse ambientali e del territorio, dei rischi e delle emergenze, anche collegati al cambiamento climatico e ai suoi impatti. In più, i dati satellitari rappresentano un elemento chiave sia nel monitoraggio di emissioni di impianti già operativi che nella transizione verso fonti di energia rinnovabile. La gran mole di dati satellitari aiuta a monitorare e valutare il potenziale di varie fonti di energia sostenibile, come la bioenergia, l’energia idroelettrica, geotermica, solare ed eolica.

Quali risorse utilizzerà ASI per il monitoraggio?

Valente: L’uso combinato degli asset spaziali di Osservazione della Terra dell’ASI, sia in ambito radar (SAR) (COSMO-SkyMed/CSG) che ottico (iperspettrale) (PRISMA), ha due vantaggi: consente l’identificazione delle aree adatte all’installazione di siti di produzione di energia – verificandone le condizioni ambientali, come per esempio la stabilità del suolo – e il monitoraggio continuo dei parametri nel tempo per garantire un uso più efficiente della risorsa rinnovabile. Un esempio per questo caso è il controllo della capacità dei bacini artificiali o il contenuto stagionale di acqua della neve per i le centrali idroelettriche. Va ricordato che nell’ambito degli impianti fotovoltaici solari, i satelliti possono misurare l’irraggiamento solare per identificare le loro collocazioni ottimali, mentre nel caso dei parchi eolici offshore, i satelliti aiutano a stimare la velocità del vento e l’altezza delle onde, favorendo una stima della capacità degli impianti. In generale, i dati satellitari sono uno strumento prezioso per supportare la transizione verso un’energia ‘pulita’ fornendo informazioni per la pianificazione, lo sviluppo e il monitoraggio di progetti di energia rinnovabile.

Dottor Cotana, in che modo questa collaborazione tra RSE e ASI prevede di poter semplificare l’individuazione e il monitoraggio delle aree più idonee allo sviluppo di impianti rinnovabili in Italia?

Cotana: L’osservazione della terra dallo spazio consente di individuare aree industriali dismesse, aree in prossimità di infrastrutture di trasporto, aree abbandonate e aree che potrebbero potenzialmente essere idonee per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili. Con opportuni modelli potranno essere incrociati i dati di osservazione da satellite con altre informazioni recuperate da database territoriali al fine di realizzare una mappatura più circostanziata e precisa delle superfici idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili.

Quali tecnologie e competenze metterà in campo RSE in questo progetto al fine di ottimizzare un uso più efficiente delle risorse rinnovabili?

Cotana: L’osservazione della terra dallo spazio integra quanto RSE già fa nel campo degli atlanti solari, delle biomasse e della geotermia per mettere a disposizione degli operatori strumenti sempre più affidabili e qualificati per individuare risorse energetiche rinnovabili e favorire il loro sfruttamento e il loro sviluppo. Di particolare interesse gli aspetti relativi all’individuazione dei punti di emissione degli impianti industriali ed energetici, l’individuazione e il monitoraggio delle biomasse anche per uso energetico, il monitoraggio della radiazione solare riflessa dalle superfici terrestri e l’implementazione del progetto Albedo nell’agrivoltaico, con particolare riferimento all’orticultura con l’uso di membrane ad elevato albedo per la pacciamatura.

L’osservazione della Terra dallo spazio avrà un ruolo anche nel contenimento dei cambiamenti climatici. In che modo può essere utile?

Valente: Grazie alle osservazioni dallo spazio possiamo evidenziare gli effetti dell’aumento delle temperature e della crisi del clima sugli ecosistemi terrestri. L’osservazione satellitare sta già dimostrando di essere un asset fondamentale per comprendere e sorvegliare le problematiche ambientali e i cambiamenti climatici e, per diretta conseguenza, per la green economy e tutte le azioni volte al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.

Il GCOS (Global Climate Observing System) ha identificato 55 variabili climatiche essenziali (ECV), cioè gli indicatori chiave che sono essenziali per caratterizzare il sistema climatico terreste. Tra queste variabili, circa il 60% possono essere monitorate da satellite, come per esempio la concentrazione dei gas in atmosfera, la temperatura dei mari, i livelli di precipitazione, lo stato dei ghiacciai, il livello del mare, e così via. I satelliti sono un potente strumento per raccogliere informazioni e dati sui cambiamenti della Terra, essendo in grado di effettuare con continuità misure globali e anche in zone remote, dove l’uomo avrebbe difficoltà ad arrivare.

Il Decreto aree idonee apre un’importante opportunità per lo sviluppo di FER nel nostro Paese, non senza alcune criticità dal punto di vista amministrativo per le regioni. Questa collaborazione potrebbe costituire una spinta semplificativa?

Cotana: Sì, i risultati della collaborazione con ASI potrebbero essere messi a disposizione delle Regioni (sono molte quelle che hanno firmato gli accordi con RSE) per facilitare l’individuazione di aree particolarmente idonee alla produzione di energia da fonte rinnovabile. Questo potrebbe semplificare le eventuali autorizzazioni che le Regioni sono chiamate a rilasciare per la costruzione degli impianti.

La tecnologia spaziale potrà avere, e in che misura, ricadute terrestri nella produzione di celle solari altamente performanti?

Cotana: RSE nei laboratori di Piacenza ha già una linea di ricerca su celle fotovoltaiche multigiunzione che permettono di raggiungere rendimenti tra il 30 e il 40%. L’obiettivo è quello di ridurre i costi di celle fotovoltaiche come queste che sono attualmente utilizzate nello spazio, per migliorare le performance dei pannelli fotovoltaici terrestri. 

L’Italia può vantare una grande importanza a livello di ricerca sulla tecnologia fotovoltaica, che grazie a questo accordo ASI-RSE, potrebbe portare anche ad una pianificazione energetica che vada oltre il nostro paese e coinvolga il Nord Africa. Cosa può dirci a proposito?

Valente: L’ASI, anche tramite programmi come lo Space Factory 4.0 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sta dando un forte impulso allo sviluppo di celle solari altamente performanti, con possibili ricadute anche per le celle solari di uso terrestre: la collaborazione ASI-RSE, oltre al monitoraggio della distribuzione di impianti energetici esistenti, riguarderà anche l’individuazione di aree idonee allo sviluppo di impianti di generazione da rinnovabili, con un occhio attento verso i paesi della sponda mediterranea dell’Africa, un continente a cui l’Italia guarda con attenzione per uno sviluppo integrato con l’Europa. Questo è un obiettivo centrale del Piano Mattei che guarda in particolar modo allo spazio come fattore comune di crescita e di cooperazione paritaria, pienamente inserito nell’ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Sarà una collaborazione che consentirà anche un’espansione energetica fuori dall’Italia?

Cotana: La collaborazione con i Paesi del Nord Africa è sempre più importante, soprattutto in una fase di transizione energetica, perché ancora per qualche decina di anni non potremo fare a meno di utilizzare il gas naturale che proviene attualmente da alcuni Paesi come Algeria, Libia, Egitto, e che attraverso le infrastrutture come i gasdotti permette di alimentare il nostro Paese e consente attualmente anche una esportazione verso il Nord Europa. La collaborazione con tali Paesi potrà svilupparsi nell’export delle tecnologie che l’Italia ha realizzato e che continua a produrre anche grazie al contributo delle attività di ricerca di RSE in tutti i campi, a partire dal fotovoltaico, dall’eolico offshore e dall’idrogeno rinnovabile, in termini di produzione, trasporto e stoccaggio. Gli stessi gasdotti oggi utilizzati per il gas naturale potrebbero costituire un’ottima infrastruttura per l’import di idrogeno rinnovabile prodotto nei Paesi del Nord Africa.

Parliamo infine di agricoltura intelligente, dove si rende necessaria un’ottimizzazione delle risorse idriche, sempre più preziose. Un monitoraggio dallo spazio in tempo reale che vantaggi può avere?

Valente: L’agricoltura sostenibile, lontana dagli sprechi, che sappia sfruttare al meglio le caratteristiche del terreno, che irrighi campi e colture solo dove e quando serve, e che infine inquini di meno, trova nei satelliti alleati preziosi e affidabili.

L’Agenzia Spaziale Italiana collabora con il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA nella missione di Osservazione della Terra SBG (Surface Biology and Geology) per la parte dedicata all’acquisizione di immagini multispettrali nell’infrarosso termico (TIR), che darà informazioni importanti soprattutto sull’evapotraspirazione (ET) delle piante, strettamente correlata al consumo idrico delle colture. La conoscenza di ET potrà portare alla stima della quantità di acqua da restituire alle piante coltivate con l’irrigazione. Inoltre, grazie ai satelliti radar come COSMO-SkyMed/CSG è possibile valutare la quantità di umidità del terreno, altro parametro essenziale per lo sviluppo di una agricoltura sostenibile.

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About Author / Paolo Travisi

Ancora prima che giornalista, curioso per natura. Ha iniziato a scrivere per mestiere nel 2004, dapprima in tv, poi su giornali nazionali e web. Appassionato di scienza e tecnologia (ma non solo), ama scoprire nuovi argomenti di cui poter scrivere ed imparare. In questa avventura per Rinnovabili si occupa in particolare di economia circolare e mobilità sostenibile, e realizza i contenuti video per i social.