L'associazione SolarPower Europe ha presentato il suo rapporto "Solare sostenibile: azioni ambientali, sociali e di governance lungo la catena del valore", illustrando dettagliatamente le principali sfide di sostenibilità che il fotovoltaico deve affrontare in tutte le fasi del suo ciclo di vita.
Fotovoltaici e criteri ESG, le buone pratiche della sostenibilità
Quanto è sostenibile la supply chain dei pannelli solari? Qual è l’impatto su ambiente e comunità durante la fase di utilizzo? E quanto pesa il fine vita del moduli? Per rispondere a queste domande è bene conoscere il contesto da vicino, un’operazione in cui viene in aiuto il nuovo rapporto di SolarPower Europe, espressamente dedicato alla sostenibilità del fotovoltaico.
Il documento, intitolato “Solare sostenibile: azioni ambientali, sociali e di governance lungo la catena del valore”, è stat presentato stamane a Bruxelles e rappresenta una versione ampliata e aggiornata del Solar Sustainability Best Practices Benchmark (2021).
Il report di SolarPower Europe
Dell’impatto generato del comparto, Rinnovabili ha già parlato brevemente partendo dai dati sul fotovoltaico a terra e consumo di suolo di SNPA. Oggi approfondiamo il tema ampliando lo sguardo sulla sostenibilità del fotovoltaico in senso più ampio. Il report delinea il contesto e il background generali, evidenziando sfide e soluzioni per ogni fase del ciclo di vita: fornitura, utilizzo, fine vita. Evidenziando in questo contesto approcci innovativi, buone pratiche e casi studio pratici.
“Dal momento che l’energia solare sta diventando la spina dorsale dei sistemi energetici elettrificati e basati sulle energie rinnovabili – ha commentato Raffaele Rossi, responsabile di Market Intelligence presso SolarPower Europe – e dato che è prevista una crescita entusiasmante negli anni a venire, è fondamentale che il settore faccia i compiti e dimostri i suoi sforzi per ridurre il proprio impatto in tutte le fasi del ciclo di vita. Per fare ciò, è necessario raggiungere la sostenibilità a lungo termine [del fotovoltaico] in tutte le dimensioni rilevanti: ambientale, sociale ed economica”.
Vediamo nel dettaglio cosa è riportato per la fase di rifornimento.
Sostenibilità del fotovoltaico a livello di supply chain
Per valutare gli impatti negativi nella catena di approvvigionamento del fotovoltaico, è fondamentale mappare le supply chain, solitamente lunghe e complesse, identificando tutti i fornitori (diretti e indiretti). E valutando i rischi di sfruttamento lavorativo, condizioni di lavoro pericolose e violazioni dei diritti umani. E non solo nella produziona di pannelli solari, ma anche in quella delle batterie.
Il passo successivo? Studiare gli impatti negativi potenziali e reali attraverso fonti affidabili e audit dei fornitori. Data la complessità della catena di approvvigionamento fotovoltaico, le aziende si affidano sempre più a auditor indipendenti per monitorare la conformità alle norme lavorative e ai requisiti ESG. Quindi le aziende solari devono adottare un approccio sistematico alla selezione dei fornitori.
Il Supply Chain Traceability Standard
Per affrontare queste sfide, è necessario un approccio collettivo, come quello promosso dalla Solar Stewardship Initiative (SSI). Questa iniziativa mira a migliorare la trasparenza e la sostenibilità nella catena di fornitura del solare, in particolare per quanto riguarda il rischio di lavoro forzato nella produzione di silicio policristallino.
Proprio oggi SSI ha pubblicato un nuovo standard, chiamato Supply Chain Traceability Standard che fornisce un solido quadro per tracciare il silicio (o altri materiali semiconduttori) lungo tutta la filiera fotovoltaica. I revisori indipendenti possono utilizzare lo Standard per valutare la tracciabilità dei materiali chiave utilizzati nei siti di produzione e le valutazioni positive porteranno a un premio di certificazione.
Nel dettaglio SSI Supply Chain Traceability Standard copre l’intera filiera, dall’estrazione della quarzite (materia prima chiave) alla fabbrica dei moduli. L’obiettivo è abilitare una “catena di custodia” ininterrotta che tracci il percorso dei materiali certificati in ogni fase.
Le buone pratiche per la sostenibilità del fotovoltaico
Per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e la conformità alle normative, secondo SolarPower Europe è fondamentale adottare le seguenti best practice:
- Trasparenza contrattuale: Fornire contratti di lavoro chiari e scritti in una lingua comprensibile, specificando diritti e obblighi. Assicurare il rispetto delle leggi salariali locali e degli accordi collettivi.
- Monitoraggio del lavoro e della retribuzione: Verificare regolarmente il rispetto delle ore lavorative massime, dei periodi di riposo obbligatori e dei compensi per le ore straordinarie. Garantire il pagamento di ferie retribuite e festività.
- Priorità alla salute e alla sicurezza: Assicurare l’accesso all’assicurazione sanitaria conforme alle normative locali e garantire ambienti di lavoro sicuri. Fornire adeguata formazione sulla sicurezza e attrezzature protettive.
- Condizioni di trasporto e alloggio: Garantire trasporti sicuri e affidabili tra l’alloggio e il luogo di lavoro, nonché alloggi sanitari conformi agli standard locali.
- Integrazione sociale e rappresentanza: Facilitare l’accesso ai sindacati e fornire servizi di supporto linguistico per garantire la comprensione dei diritti, delle responsabilità e delle istruzioni di sicurezza, promuovendo un ambiente di lavoro inclusivo.
L’impronta del fotovoltaico
Altro capitolo essenziale l’impronta di carbonio. “Oggi, le emissioni di gas serra del ciclo di vita solare hanno raggiunto nuovi minimi”, si legge nel rapporto. “Secondo l’analisi di SolarPower Europe, l’elettricità prodotta da moduli fotovoltaici solari installati nell’UE ha un’impronta di carbonio incorporata che varia tra 6 e 28 gCO2/kWhDC, a seconda della tecnologia e del luogo di installazione”.
Le aziende produttrici di pannelli fotovoltaici possono dichiarare le proprie emissioni di gas serra certificando i prodotti con un EPD (Environmental Product Declaration), in cui l’impatto viene misurato, quantificato e segnalato. ma i fabbricanti hanno anche a disposizione l’EPEAT (Electronic Product Environmental Assessment Tool). Di cosa si tratta? Di un’etichetta ecologica che premia i prodotti FV che soddisfano criteri di sostenibilità, tra cui le emissioni di carbonio.
Il documento suggerisce anche di adottare un approccio sistematico alla progettazione, produzione, utilizzo e riciclo degli inverter per ridurre l’impronta di carbonio del settore fotovoltaico.
Leggi QUI il report di SolarPower Europe.
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