Crescono le terre aride: sono il 40% delle terre emerse, Antartide escluso. Il 75% dei territori ha avuto un clima più secco dal 1990 a oggi. I numeri del fenomeno nel rapporto dello UN Science Policy Interface presentato alla Cop16 di Riad sulla desertificazione
Immaginate di prendere tutto il territorio dell’Unione Europea, ridurre al minimo la pioggia e aspettare 30 anni. L’intera superficie del continente si inaridirebbe. Con conseguenze pesanti su ogni ecosistema. È esattamente ciò che è successo dal 1990 a oggi in tutto il mondo: le terre aride sono aumentate di 4,3 milioni di km2.
Lo sostiene un rapporto dello UN Science Policy Interface, un organismo scientifico di supporto alle decisioni politiche creato dalle Nazioni Unite. Il rapporto fa il punto sulle terre aride nel mondo ed è stato presentato nel corso della COP16 sulla desertificazione che si sta svolgendo a Riad, in Arabia Saudita.
Terre aride: cosa sono?
Cosa sono le “terre aride” o drylands? Tecnicamente, si tratta di aree con un indice di aridità molto basso, sotto 0,65. In quelle zone l’evapotraspirazione potenziale – quanta acqua può evaporare da terreno e piante – è almeno del 45% maggiore della precipitazione media.
In estrema sintesi: aree dove piove molto meno di quanta acqua evapori, dunque in via di inaridimento ulteriore.
In base all’indice di aridità, le terre vengono classificate in diversi livelli di aridità, sempre espressione del rapporto tra le precipitazioni medie a lungo termine e la domanda evaporativa atmosferica.
I cambiamenti climatici influenzano queste classificazioni e le modificano nel tempo. Da qui il processo di aridificazione, che porta un’area da una determinata classe di aridità a una classe di aridità più secca. E può causare “cambiamenti sistemici e improvvisi” negli ecosistemi, specifica l’Onu.
Drylands e cambiamenti climatici
Ed è proprio sull’impatto dei cambiamenti climatici che si concentra il rapporto Onu. L’espansione delle terre aride ha una dimensione globale, proprio come la crisi climatica. Secondo l’Onu, più di tre quarti della superficie terrestre ha sperimentato un clima più secco negli ultimi 30 anni rispetto ai 30 anni precedenti. Oggi, le terre aride sono il 41% delle terre emerse, ad esclusione dell’Antartide.
L’aumento dell’aridità è attribuibile principalmente ai cambiamenti climatici causati dall’uomo, sostengono gli scienziati. E se non si riducono le emissioni di gas serra, il 3% delle aree umide potrebbe trasformarsi in terre aride entro il 2100.E fino a 5 miliardi di persone potrebbero vivere in drylands a fine secolo, avendo una disponibilità di acqua minima.
Quali sono gli hotspot di inaridimento nel mondo? Ancora una volta, il Mediterraneo è al centro della crisi climatica. Il Mare Nostrum e le terre che lo circondano, Italia inclusa, sono quelle dove si registra l’espansione di terre aride più significativa insieme a Sahel, Rift Valley, Stati Uniti occidentali, Penisola dello Yucatan, Nord Africa e Asia centrale. Solo in Africa, l’aridità ha contribuito a una riduzione del 12% del pil tra il 1990 e il 2015.
Tra le conseguenze già osservabili, si registra il degrado dei sistemi agricoli (che colpisce il 40% delle terre coltivabili), ma anche declino della biodiversità, degrado degli ecosistemi, tempeste di polvere, incendi e migrazioni umane su larga scala.