Tra il 2018 e il 2021, l'industria mineraria ha ridotto le emissioni in media del 2% all'anno. Ritmo insufficiente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030: c’è un gap del 40% rispetto ai target
Al ritmo attuale, le miniere globali mancheranno del 40% i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030. La decarbonizzazione dell’industria mineraria procede troppo lentamente. Oggi il tasso di riduzione annuale è del 2%. Dovrebbe salire al 4,5% fino a fine decennio per spostarsi su una traiettoria compatibile con il mantenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°C. Lo afferma una ricerca condotta dall’azienda di consulenza dss+ rilasciata di recente.
La performance di decarbonizzazione dell’industria mineraria è valutata sugli standard SBTi. La Science-Based Target initiative fissa dei parametri specifici per ogni settore dell’economia che permettono alle aziende di impostare un percorso di transizione compatibile con l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi.
Una bussola per la decarbonizzazione dell’industria mineraria
Il settore minerario globale è completamente fuori strada. Oggi genera dal 4 al 7% delle emissioni globali dirette di gas serra. Se fosse uno Stato, inquinerebbe quasi quanto l’intera Unione Europea.
Ma il calcolo cambia radicalmente quando si considerano anche le emissioni indirette (Scope 3), quelle generate a valle tramite l’uso dei prodotti. Da questa prospettiva, le miniere globali sono responsabili del 28% delle emissioni di gas serra mondiali. Oltre 19,4 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.
Su questa base, dss+ calcola che tra il 2018 e il 2021, l’industria mineraria ha ridotto le emissioni in media del 2% all’anno. Ritmo insufficiente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030: c’è un gap del 40% rispetto ai target. Per allinearsi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, il ritmo deve salire al 4,5% annuo e includere le emissioni Scope 3.
Sfide e opportunità per le emissioni delle miniere globali
Il rapporto della consultancy sottolinea alcuni punti chiave per tracciare un percorso plausibile da qui al 2030, inclusi gli ostacoli principali.
L’aspetto più importante è la necessità di cambiare approccio alla riduzione delle emissioni di gas serra. Finora, riduzioni significative sono state ottenute principalmente con la cessione di asset legati al carbone. Non tramite miglioramenti operativi o strategie mirate di decarbonizzazione. Servono quindi investimenti in questa direzione – quella di decarbonizzare i processi – per non restare bloccati una volta dismessi tutti gli asset più sporchi.
La sfida principale, come per altri settori, resta misurare le emissioni indirette lungo la catena di fornitura. I punti più problematici sono 3:
- Mancano metodologie standardizzate che rendano comparabili i bilanci emissivi.
- C’è ancora confusione tra i termini “carbon-neutral” (neutralità carbonica) e “net-zero” (emissioni nette zero), con implicazioni per regolatori e investitori.
- La mancanza di dati storici e metodologie consolidate ostacola un monitoraggio efficace.
Poi c’è da affrontare un ostacolo specifico alla decarbonizzazione dell’industria mineraria, che il rapporto chiama “paradosso della decarbonizzazione”. In cosa consiste? L’industria deve inquinare sempre di meno, ma deve aumentare notevolmente la produzione di minerali critici per supportare la transizione energetica globale.
Questa è la dimensione del “paradosso”. Tra il 2017 e il 2022, il settore energetico ha triplicato la domanda di litio, aumentato del 70% quella di cobalto e del 40% quella di nichel. Entro il 2030, le attuali miniere potranno soddisfare solo metà della domanda di cobalto e litio, e circa l’80% di quella di rame. Nello scenario Net Zero 2050, la domanda di minerali critici crescerà di 3,5 volte entro il 2030, superando i 30 milioni di tonnellate.
La tabella seguente riassume le barriere e le opportunità per la decarbonizzazione dell’industria mineraria globale suggerite nel rapporto di dss+:
Barriere per la decarbonizzazione | Strategie suggerite |
Costi iniziali elevati | Implementare un prezzo interno del carbonio allineato agli obiettivi net-zero. |
Mancanza di strutture organizzative centralizzate e metodologie operative | Migliorare la raccolta dei dati e l’efficienza energetica. |
Gap di competenze e dati insufficienti per monitorare le emissioni | Creare politiche e quadri di finanziamento più solidi. |
Mancanza di incentivi finanziari e quadri normativi chiari | Adottare una leadership orientata ai valori per favorire un cambiamento culturale. |