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Frodi alimentari, nuove tecniche per smascherarle

Frodi alimentari, nuove tecniche per smascherarle
Foto di congerdesign da Pixabay

Spezie, erbe aromatiche e pesce in testa alle frodi alimentari

Come riconoscere le frodi alimentari? Il cibo che mangiamo è quello che sembra? Le etichette dicono la verità? Possiamo essere sicuri di quello che mettiamo nel piatto?

Le domande, che tutti ci poniamo quando facciamo la spesa e quando ci sediamo a tavola, avrebbero bisogno di risposte certe: il timore di incorrere in imprevedibili frodi alimentari è sempre dietro l’angolo.

Nel settore agroalimentare esistono vari tipi di frodi che vanno dall’adulterazione all’etichettatura errata, alla mancata approvazione del prodotto.

Il JRC (Joint Research Centre, il centro che fornisce sostegno tecnico e scientifico alle politiche comunitarie) ha sviluppato nuovi metodi di laboratorio per rilevare l’adulterazione nelle spezie e per accertare se, ad esempio, il pesce che crediamo di comprare è stato invece sostituito con uno di valore inferiore.

Rischio di frodi alimentari per spezie ed erbe aromatiche

L’Europa è uno dei maggiori importatori mondiali di erbe e spezie: circa 300.000 tonnellate, provenienti per lo più dall’Asia orientale. Le spezie e le erbe aromatiche sono prodotti ad alto rischio di frode.

Nei processi post-raccolta, come l’essiccazione, la pulizia e il confezionamento, possono verificarsi manipolazioni fraudolente. Più passaggi ci sono, più aumenta il rischio di frodi. Erbe e spezie adulterate sono presenti sul mercato UE, ma non vengono rilevate.

Per questo la Commissione Europea ha avviato un piano di controllo. Nel 2021 l’UE ha pubblicato i risultati di un’indagine sulla sicurezza alimentare, Results of an EU wide coordinated control plan to establish the prevalence of fraudulent practices in the marketing of herbs and spices.

Dopo aver analizzato accuratamente 1.885 campioni, prodotti erano risultati particolarmente soggetti a frodi alimentari: paprika/peperoncino (6%), curcuma (11%), zafferano (11%), cumino (14%) e pepe nero (17%). L’origano è il più adulterato: il 48% dei campioni è a rischio contaminazioni, e nella maggior parte dei casi contiene foglie di olivo.

Dalle erbe ai filetti di pesce

Il metodo sviluppato dal JRC riesce a identificare i primi cinque adulteranti per ciascuna di queste spezie ed erbe anche con l’analisi del DNA o di biomarcatori chimici (ad esempio, un biomarcatore di oliva in un campione di origano).

Ogni metodo è specifico per l’adulterante mirato nelle diverse specie (ad esempio, il grano nella curcuma). Inoltre, la sensibilità dei metodi consente di distinguere tra contaminazione involontaria e adulterazione deliberata.

Se il pesce intero si riconosce dall’aspetto, non è altrettanto facile riconoscerlo quando è in filetti o in altri prodotti trasformati.

Il JRC ha prodotto due materiali di riferimento certificati (CRM) per due specie di pesci di uso comune: il merluzzo giallo e il merluzzo carbonaro.

Per l’identificazione si possono utilizzare specifici codici a barre del DNA, brevi sequenze di DNA di uno o più geni specifici. I nuovi CRM consentiranno alle autorità di confrontare le sequenze di DNA con quelle dei prodotti ittici trasformati.

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