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Allevamenti intensivi, in Lombardia mandano fuori controllo l’inquinamento da nitrati

L’inquinamento da nitrati è un rischio serio sia per la salute della Regione più popolosa d’Italia, sia per i suoi ecosistemi

Inquinamento da nitrati: Lombardia, fuori controllo in 165 Comuni
Foto di Oliver Sharp su Unsplash

Livelli di azoto da tre a quattro volte superiori ai limiti consentiti dalla legge. Fuori controllo in 165 Comuni della Lombardia, il 40% di quelli che si trovano in aree vulnerabili ai nitrati. La causa di questo inquinamento? Gli allevamenti intensivi. L’inquinamento da nitrati è un rischio serio sia per la salute della Regione più popolosa d’Italia, sia per i suoi ecosistemi. E potrebbe portare a una procedura d’infrazione per violazioni della Direttiva Nitrati.

La denuncia arriva da Greenpeace, nell’ambito della sua campagna contro l’impatto ambientale, climatico e sanitario del modello di allevamento intensivo, con il rapporto “Fondi pubblici in pasto ai maiali” rilasciato il 27 novembre.

A marzo, l’associazione ambientalista aveva già pubblicato uno studio dove evidenziava che questo tipo di aziende zootecniche, sempre in Lombardia, sono responsabili del 25% dell’inquinamento da PM2.5. E a livello nazionale rappresentano i 2/3 delle emissioni di ammoniaca.

Inquinamento da nitrati: cos’è, impatto, normativa

L’azoto alla base dell’inquinamento da nitrati di suoli e acque è quello presente in grandi quantità nelle deiezioni animali prodotte dagli allevamenti intensivi. I liquami generati vengono spesso utilizzati come fertilizzanti agricoli.

Tuttavia, quando l’accumulo di azoto nel suolo supera la capacità di assorbimento degli ecosistemi, i composti azotati più solubili, come i nitrati, iniziano a diffondersi in modo incontrollato.

Questo processo interessa il suolo, le falde acquifere e gli ecosistemi circostanti. Le conseguenze? La principale è la contaminazione delle risorse idriche, che diventano meno sicure per il consumo umano e animale.

La Direttiva 91/676/CEE, nota come Direttiva Nitrati, mira a proteggere le acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento causato dai nitrati di origine agricola, derivanti principalmente dall’uso di fertilizzanti e dagli effluenti zootecnici.

In Italia, questa Direttiva è stata recepita attraverso il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, all’articolo 92. La responsabilità di attuare gli obblighi previsti dalla Direttiva Nitrati è affidata alle Regioni, che svolgono il ruolo di amministrazioni competenti.

113 milioni di euro della PAC agli allevamenti intensivi lombardi

Sull’inquinamento da nitrati, i dati arrivano dai bollettini ufficiali pubblicati da Regione Lombardia. Le zone più colpite sono le aree agricole di pianura delle province di Brescia (36%), Cremona (26%), Bergamo (17%) e Mantova (12%).

Le stesse su cui insiste la maggior densità in Italia di allevamenti intensivi e di capi di bestiame allevati. In Lombardia si concentra il 48% del totale dei suini allevati in Italia (3,9 milioni), il 26% dei bovini (1,5 milioni) e il 17% degli avicoli (26 milioni).

Nonostante questa situazione incancrenita, queste stesse aziende zootecniche da cui ha origine l’inquinamento da nitrati continuano a ricevere fondi dalla politica agricola comune (PAC). Che dovrebbe salvaguardare in via prioritaria la salute degli ecosistemi.

Secondo la ricostruzione di Greenpeace, nel 2023 in Lombardia sono piovuti 284 milioni di euro per le aziende di allevamenti intensivi. Il 44% del totale dei fondi PAC arrivati in Regione. Una quota molto grande, il 40%, è arrivata proprio alle aziende che sono situate nei Comuni con carichi di azoto molto sopra i limiti di legge.

“Denaro, questo, che continua ad alimentare un modello produttivo insostenibile, che mette a rischio la salute degli ambienti naturali e delle persone”, chiosa l’associazione. 

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