Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha presentata nella sede del GSE la nuova strategia Italia dell'idrogeno, un documento che disattende le linee guida nel target 2030 per puntare ad obiettivi ambiziosi (ma ipotetici) per il 2050
L’idrogeno è un elemento fondamentale per la decarbonizzazione italiana, ma quanto fondamentale sarà il futuro a dirlo. Questa in estrema sintesi il messaggio che ha accompagnato la Strategia Nazionale dell’Idrogeno (SNI), la visione del Governo sul ruolo del vettore nel percorso di transizione, presentata oggi a Roma.
Illustrata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la strategia ha alle spalle 8 mesi di studio del tavolo di lavoro a cui hanno collaborato stakeholder istituzionali e della filiera, sotto il coordinamento del GSE. Ma il risultato finale, atteso peraltro da ben 4 anni, delude alcune aspettative. E non tanto per l’approccio cauto e al ribasso rispetto le linee guida del 2020. Quando piuttosto per quella incertezza di fondo che preferisce scenari ipotetici ad obiettivi certi. Perché? Perché come ha ricordato il Ministro Gilberto Pichetto in apertura dell’incontro, “l’affermazione del vettore dipenderà da molteplici e trasversali tematiche”. Fattori che potrebbero aumentare o diminuire l’ambizione nazionale a lungo termine.
Strategia Nazionale dell’Idrogeno, gli obiettivi
Per l’implementazione della SNI si dovrà aspettare il 2025, ma grazie alla presentazione del MASE è possibile avere un quadro della visione governativa. Come spiegato da Federico Boschi, capo dipartimento Energia del MASE la strategia rappresenta la fine di un percorso ma “il punto di partenza su cui dobbiamo iniziare a lavorare. Lavoreremo dedicando delle risorse adeguate, speriamo, da parte del Ministero. Ma ci dovrà lavorare dedicato altrettante risorse l’ARERA” e tutta la filiera con i propri contributi.
Nel dettagalio la Strategia Nazionale Idrogeno è stata sviluppata su tre direttrici:
- Domanda. Si è cercato di capire quale possa essere la domanda potenziale di H2 da qui al 2050 e quali possano essere le diverse evoluzioni anche vista dell’evoluzione degli altri vettori di decarbonizzazione.
- Offerta. L’analisi ha preso in considerazione anche la competitività relativa delle diverse soluzioni di idrogeno.
- Trasporto. Il punto d’unione da tra domanda e offerta.
A partire da questi elementi sono state definite delle ipotesi di azioni strategiche e politiche di supporto al comparto.
Idrogeno oggi e al 2030
Il punto di parte è quello odierno che vede l’Italia consumare 1,5 Mtep di H2, utilizzato quasi esclusivamente dal comparto industriale.
Per la domanda a medio termine, il MASE stima un incremento a solo 1,7 Mtep, di cui circa la metà soddisfatta con l’idrogeno verde. Lato offerta il riferimento è quello del Piano nazionale Energia e Clima (PNIEC), che prevede 3 GW di elettrolizzatori al 2030 per la generazione di idrogeno verde. Ossia 2 GW in meno rispetto alle linee guida 2020.
Il numero impallidisce rispetto ai piani delle altre grandi economie europee. La Germania ha fissato per la stessa data 10 GW di elettrolizzatori, la Francia 6,5 GW e la Francia addirittura 12 GW. “Ma noi dobbiamo fare i conti con la nostra capacità di produrre idrogeno in modo economico, perché non abbiamo risorse infinite o così significative per supportare la produzione”, chiosa Boschi. “Questa cautela al 20230 si sposa con una strategia al 2050 che può prevedere, nei limiti in cui l’H2 si riveli un vettore particolarmente economico rispetto agli altri, numeri molto significativi”.
In altre parole tutto dipenderà da come si evolve il settore e quanto riuscirà a dimostrarsi più competitivo di altre soluzioni. Ossia elettrificazione, biometano, biocarburanti e CCS (cattura e stoccaggio della CO2). “L’importanza secondo noi è dare delle traiettorie credibili, verificabili e aggiustabili nel corso del tempo”.
Strategia Idrogeno italiana, quali scenari al 2050?
Come detto in apertura la Strategia Nazionale dell’H2 preferisce muoversi su un orizzonte a lungo termine e su possibili ipotesi da monitore ed aggiustare strada facendo. Tre gli scenari di domanda al 2050 definiti dal MASE:
- Nello Scenario base è prevista una domanda di 6,4 Mtep, di cui 3,9 Mtep consumati dai trasporti e 1,6 Mtep dall’industria.
- Nello Scenario intermedio è prevista una domanda di 9,1 Mtep, di cui 5,2 Mtep consumati dai trasporti e 2,7 Mtep dall’industria.
- Nello Scenario a diffusione alta è prevista una domanda di 11,9 Mtep, di cui 6,7 Mtep consumati dai trasporti e 3,7 Mtep dall’industria.
Nelle ipotesi di offerta, invece, la SNI distingue due scenari principali:
Scenario 1, con una produzione nazionale al 70% e un import di idrogeno al 30%. In questo caso l’Italia avrà bisogno di 15-30 GW di elettrolizzatori (il numero è legato alla domanda) per una spesa tra gli 8-16 miliardi di euro. Il tutto sostenuto da 45-90 GW di impianti rinnovabili.
Scenario 2, con una produzione nazionale al 20% e un‘importazione di idrogeno all’80%. In questo caso la strategia Idrogeno stima 4-9 GW di elettrolizzatori (il numero è legato alla domanda) per una spesa tra gli 2-5 miliardi di euro. Il tutto sostenuto da 13-26 GW di impianti rinnovabili.