Rinnovabili • Contributo Italia finanza climatica: con accordo Cop29, anche 20 volte di più

Cop29, l’Italia potrebbe dover trovare 22 miliardi l’anno per la finanza climatica

I calcoli di Italian Climate Network sull’ammontare del contributo italiano all’obiettivo globale di finanza climatica post 2025. Gli scenari variano a seconda di cosa deciderà la Cop29 e di chi contribuisce

Contributo Italia finanza climatica: con accordo Cop29, anche 20 volte di più
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Tra i 14,5 ed i 22,6 miliardi di dollari all’anno. È la cifra che l’Italia potrebbe dover mettere ogni anno in finanza per il clima se si raggiunge un nuovo accordo alla Cop29. Circa 20 volte più del volume di denaro che mobilita oggi. A calcolare il possibile nuovo contributo dell’Italia in finanza climatica è Italian Climate Network (ICN), mentre alla Cop29 di Baku è appena arrivata l’ultima bozza di Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG).

Qual è il contributo dell’Italia alla finanza climatica oggi?

Capire esattamente quante risorse sono destinate da ciascun paese per la finanza climatica è complesso. Manca trasparenza, ma anche definizioni chiare e condivise. Le metodologie di calcolo, quindi, variano e possono indicare risultati piuttosto diversi. Chi è obbligato a produrre dei resoconti per l’Ocse e l’Unfccc (solo i paesi sviluppati, Italia inclusa), è libero di scegliere cosa e come condividere.

Tra il 2022 e il 2026, l’Italia ha impegnato 4,4 miliardi di euro con il Fondo Italiano per il Clima (di cui 300 milioni per il Green Climate Fund). Si aggiunge la quota di 100 milioni promessi una tantum per il fondo Perdite e Danni. Si tratta di 840 milioni di euro l’anno per ciascuno dei 5 anni (più un rifinanziamento di 200 milioni deciso nel 2024).

Scenari post 2025

ICN ha provato a immaginare 4 scenari che si potrebbero concretizzare a seconda del contenuto dell’accordo sulla finanza climatica che sarà raggiunto a Baku e di quanti paesi contribuiscono all’obiettivo.

In tutti i casi, il calcolo della quota che spetta al Belpaese (fair share) tiene conto:

  • delle emissioni storiche dell’Italia (indicatore della responsabilità),
  • del reddito nazionale lordo pro capite (indicatore della capacità contributiva),
  • delle due opzioni in ballo: 200-300 mld $ l’anno (chiesta dai paesi sviluppati) o 1.000/1.300 mld $ l’anno (chiesta dai paesi in via di sviluppo).

Nel primo scenario, la base contribuente resta quella di oggi: solo i paesi più ricchi, quelli dell’Annex II dell’Unfccc.

  • Considerando solo le emissioni storiche, l’Italia dovrebbe fornire tra i 5,8 e gli 8,7 miliardi di dollari all’anno nell’opzione 200-300, e tra 29,0 e 37,8 miliardi all’anno nell’opzione 1000-1300.
  • Con l’aggiustamento per capacità contributiva, l’Italia dovrebbe invece contribuire con una cifra tra 3,5 e 5,2 miliardi di dollari all’anno nell’opzione 200-300 e tra 17,4 e 22,6 miliardi di dollari all’anno nell’opzione 1000-1300.

Il secondo scenario allarga la platea dei contribuenti alla Cina e parametra i contributi dovuti al gruppo dei paesi sviluppati più Pechino. In questo totale, la Cina è responsabile per il 24% delle emissioni. (Dal 2024, le emissioni storiche della Cina hanno superato quelle dell’UE). È uno scenario favorevole all’Italia perché riduce il ruolo del Belpaese, anche se di poco. Roma dovrebbe versare annualmente 16,3-22,2 miliardi nell’ipotesi 1000-1300 e aggiuntando per pil pro capite.

Il terzo scenario immagina che la base contribuente resti sempre quella dei soli paesi sviluppati, ma senza gli Stati Uniti. Donald Trump ha annunciato l’uscita dall’Accordo di Parigi e, senza Washington, il nuovo obiettivo di finanza climatica post 2025 andrebbe onorato dai paesi restanti. Coprendo il gap lasciato dall’America. Per l’Italia, il contributo schizzerebbe alle stelle: tra 9 e 13,5 miliardi di dollari annui nell’opzione 200-300 e tra 45 e 58,5 miliardi di dollari all’anno nell’opzione 1000-1300.

Il quarto scenario ipotizza l’addio degli Stati Uniti al Paris Agreement ma l’inclusione del contributo della Cina. Qui, nell’opzione 1000-1300, l’Italia dovrebbe versare 38,6-50,1 miliardi di dollari annui.

La tabella qui sotto riassume invece i contributi stimati per Stati Uniti e Cina nei diversi scenari (tutti i valori sono in miliardi di dollari all’anno):

ScenarioStati Uniti: Opzione 200-300Stati Uniti: Opzione 1000-1300Cina: Opzione 200-300Cina: Opzione 1000-1300
Analisi globale – solo responsabilità storiche49,7 – 74,5248,3 – 322,831,3 – 47,0156,7 – 203,7
Analisi globale – aggiustamento per capacità102,5 – 153,7512,3 – 666,010,8 – 16,254,0 – 70,1
Solo Annex II – responsabilità storiche97,7 – 146,5488,4 – 634,9
Solo Annex II – aggiustamento per capacità122,8 – 184,2613,9 – 798,1
Annex II + Cina47,1 – 70,7235,6 – 306,3
Annex II + Cina (aggiustato)12,1 – 18,260,7 – 79,0
Annex II senza USA + Cina12,1 – 18,260,7 – 79,0
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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.