Rinnovabili • Articolo 6.4 Paris Agreement: trovato accordo alla Cop29 di Baku

Cop29, arriva subito l’accordo sul mercato globale del carbonio

Durante la sessione plenaria di apertura è stato approvato l’accordo sull’articolo 6.4 del Paris Agreement. Gli standard adottati dal Supervisory Body, però, non sono davvero definitivi. La presidenza azera ha fatto pressioni per ottenere subito un accordo e sbandierare il risultato. Così però si crea un precedente: l’accordo è stato fatto saltando la discussione tra le delegazioni nazionali

Articolo 6.4 Paris Agreement: trovato accordo alla Cop29 di Baku
crediti: UNClimateChange via Flickr CC BY-NC-SA 2.0

Sembra una riedizione della Cop dell’anno scorso. A Dubai, durante il 1° giorno di negoziati era arrivato (a sorpresa) l’accordo finale sul meccanismo Perdite e Danni. E la presidenza emiratina si era intestata la vittoria. Cambio di capitale ma stesso copione quest’anno. La sessione di apertura della Cop29 Clima di Baku ha licenziato il testo dell’accordo sull’articolo 6.4 del Paris Agreement, da cui nascerà un mercato globale del carbonio.

Uno strumento “rivoluzionario”?

Anche stavolta la presidenza della Cop, a guida azera, è stata svelta ad appropriarsi del risultato. Un successo “decisivo”, lo definisce una nota. In realtà il nocciolo del negoziato a Baku riguarda la finanza climatica. In confronto, il global carbon market, in discussione da 10 anni, è un risultato molto meno urgente della redistribuzione di risorse necessaria affinché anche i paesi più poveri possano affrontare la crisi climatica.

Lo sa bene il presidente della Cop29, Mukhtar Babayev, che infatti ha provato a mescolare le acque collegando i due dossier. Gli standard che nasceranno con l’accordo sull’articolo 6.4 dell’Accordo di Parigi saranno “uno strumento rivoluzionario per indirizzare le risorse verso il mondo in via di sviluppo”, ha affermato Babayev.

Mercato globale del carbonio: cos’è, a cosa serve, come funziona

Vediamo più da vicino cos’è il mercato globale del carbonio, quali sono i suoi scopi e come dovrebbe funzionare.

Cos’è il mercato globale del carbonio?

Che cos’è il mercato globale del carbonio? Questo termine indica un meccanismo di scambio delle emissioni e dei crediti di carbonio previsto dall’Accordo di Parigi con l’articolo 6. L’articolo 6 stabilisce che gli Stati possano “perseguire una cooperazione volontaria” per raggiungere i loro obiettivi climatici.

A cosa serve?

Nelle intenzioni dei negoziatori, lo scambio di crediti di carbonio a livello internazionale serve come strumento complementare per rafforzare la cooperazione globale per mitigare la crisi climatica. È anche uno strumento che dovrebbe assicurare più flessibilità, permettendo ai paesi più virtuosi di scambiare crediti con quelli più in ritardo sui loro obiettivi. Si tratta di un altro modo riflettere uno dei principi alla base della diplomazia climatica, quello delle “responsabilità comuni ma differenziate”.

Il testo del Paris Agreement raggiunto alla Cop21 delinea solo dei principi generali. Affinché il meccanismo dell’articolo 6 entri in funzione, servono regole dettagliate che ne regolino ogni aspetto. I negoziati su questi dettagli proseguono dal 2015. Nel 2021, alla Cop26 di Glasgow, c’è stato un passo avanti consistente. Quest’anno, la Cop29 di Baku ha chiuso la questione licenziando un testo finale.

Come funziona?

Come funziona il mercato globale del carbonio? L’Accordo di Parigi parla di due aspetti distinti. Uno ricade sotto l’articolo 6.2 e riguarda lo scambio bi- e multilaterale di riduzioni delle emissioni e di rimozioni delle emissioni. Lo scambio avviene tramite dei crediti, chiamati ITMO (Internationally Transferred Mitigation Outcomes). L’altro aspetto è stabilito dall’articolo 6.4 e riguarda la creazione e il funzionamento di un mercato globale del carbonio. È questo secondo aspetto che è al centro dell’accordo raggiunto l’11 novembre in Azerbaijan.

Cosa prevede l’accordo sull’articolo 6.4 del Paris Agreement

Vediamo in dettaglio come si è arrivati all’accordo sull’articolo 6.4 del Paris Agreement e che cosa prevede.

Un testo senza negoziati

In realtà, l’accordo sull’articolo 6.4 del Paris Agreement siglato a Baku non è il frutto di negoziati politici tra le parti. I delegati hanno approvato un testo preparato da tecnici nei mesi scorsi e già definito nei minimi dettagli. È irrituale: di solito, i contributi dei tecnici presentano testi con opzioni alternative, che sono poi discusse a livello politico.

La presidenza della Cop29 ha proposto questa soluzione per riuscire a chiudere in fretta il dossier dell’articolo 6.4. Di fatto, ha presentato ai delegati un testo completo da prendere o affossare, senza possibilità di apportare modifiche.

Cosa prevede l’accordo della Cop29 sul mercato globale del carbonio?

Durante la sessione plenaria di apertura, la conferenza sul clima di Baku ha approvato degli standard internazionali che dovranno essere rispettati per creare i crediti di carbonio da scambiare sul mercato globale in via di costituzione. Gli standard sono formalmente adottati da un organo di vigilanza dell’articolo 6.4 (il Supervisory Body).

Il Supervisory Body dell’art.6.4 (SBM) è un’entità delle Nazioni Unite che ha il compito di supervisionare il mercato globale del carbonio. Quando sarà operativo, i progetti che generano crediti di carbonio dovranno essere approvati e registrati dal SBM (oltre ad avere l’ok dal paese dove vengono implementati). I crediti così generati possono essere acquistati da paesi, aziende o persino individui.

Gli standard approvati a Baku creano un’architettura che dovrebbe garantire la massima integrità del mercato del carbonio globale e rendere semplice il passaggio dal vecchio sistema, oggi in vigore, il Clean Development Mechanism (CDM) istituitito con il Protocollo di Kyoto.

Uno dei problemi affrontati è quello del doppio conteggio, cioè come evitare che le riduzioni delle emissioni rappresentate dal credito di carbonio vengano contate due o più volte, magari in altri ambiti come i bilanci delle emissioni nazionali o aziendali. Gli standard assicurano poi che sia le riduzioni sia le rimozioni delle emissioni siano reali, aggiuntive, verificate e misurabili.

Più in dettaglio, gli standard sul mercato dei crediti di carbonio adottati a Baku riguardano la rimozione della CO2 e lo sviluppo e la valutazione dei progetti. In entrambi i casi, gli standard proposti dal SBM sono giudicati ancora carenti di dettagli, o addirittura meno definiti rispetto alla versione di accordo che era stata raggiunta l’anno scorso a Dubai (da cui, in teoria, i tecnici del Supervisory Body sarebbero dovuti ripartire per preparare questo testo).

L’impatto sui mercati volontari del carbonio

Con le nuove regole sul mercato globale dei carbon credits, potrebbe riprendere vigore il mercato volontario del carbonio. Si tratta del mercato dove le aziende comprano crediti di carbonio per compensare le loro emissioni, in maniera autonoma e senza alcuna regia centralizzata.

I protagonisti dei mercati volontari sono enti che propongono i loro standard di certificazione e – finora – si sono mossi in un far west normativo in cui gli scandali sono frequenti (famoso è quello che ha toccato Verra). Risultato: i voluntary markets valevano 2 miliardi di dollari, ma sono crollati sotto gli 800 milioni in poco tempo.

Una maggiore integrazione con gli standard pattuiti a Baku e con la gestione curata dall’Onu potrebbe garantire più trasparenza e affidabilità anche a questi strumenti.

Le critiche all’accordo raggiunto alla Cop29 di Baku sull’articolo 6.4

Capitolo chiuso? Tutt’altro. Gli standard approvati a Baku non sono definitivi. Potranno essere modificati in seguito durante le prossime Cop. Migliorando le regole del global carbon market, ma anche allentandone i requisiti. La presidenza della Cop ha previsto questa flessibilità per convincere i delegati ad approvare l’accordo alla Cop29, anche se molti paesi avevano ancora critiche e perplessità.

Come Tuvalu. Il delegato dello stato insulare del Pacifico è intervenuto durante la plenaria di apertura spiegando di aver accettato con riluttanza l’accordo sull’articolo 6.4 del Paris Agreement. E di essere preoccupato per la tendenza a far passare accordi senza permettere ai delegati di esaminare con attenzione i testi.

Molti osservatori hanno criticato sia il processo sia il contenuto dell’accordo. Tra questi Isa Mulder di Carbon Market Watch, una delle ong che segue più da vicino i negoziati sull’articolo 6. Per Mulder, l’accordo raggiunto alla Cop29 “crea un pessimo precedente per la trasparenza e la corretta governance”.

Il percorso seguito per approvare l’articolo 6.4 è “una chiara indicazione di come si svilupperà questa COP e di come l’UNFCCC stia cedendo il passo al sovvertimento del processo e delle procedure delle Nazioni Unite, dove persino le Parti non contano”, attacca Souparns Lahiri della Global Forest Coalition. “Approvare questa proposta senza discuterne o dibatterla, crea un precedente pericoloso per l’intero processo negoziale”, fa eco Erika Lennon di CIEL.

Sui contenuti non mancano le critiche. Per Kelly Stone di ActionAid USA, “le cosiddette rimozioni che possono essere accreditate ai sensi dell’articolo 6.4 sono definite in modo così ampio che includono tutto, dalla spaventosa geoingegneria allo “stoccaggio in prodotti”. Ciò crea profondi rischi di danno alle comunità e che il meccanismo sarà riempito di crediti spazzatura che non mantengono le loro promesse climatiche”.

Approvare standard non definitivi, ma presentati come già operativi, crea “una zona grigia” che rischia di “compromettere l’azione urgente per il clima” e rappresentare “una falsa soluzione per colmare il divario finanziario per il clima”, commenta An Lambrechts di Greenpeace International.

Altre criticità sull’articolo 6.4 rilevate dagli osservatori riguardano:

  • difformità tra monitoraggio e reporting, dove spesso sembra che l’opera di monitoraggio debba essere svolta senza l’appoggio di una reportistica puntuale da parte dei gestori dei progetti;
  • assenza di uno strumento condiviso per la valutazione del rischio di inversione (reversal risk assessment), ovvero il rischio che il carbonio rimosso o stoccato possa ritornare in atmosfera prima del previsto (ad esempio, se i progetti riguardano foreste che sono colpite da incendi, o torbiere che iniziano a rilasciare CO2 a ritmo più elevato);
  • mancanza di istruzioni su come affrontare le inversioni inevitabili e meccanismi barocchi per compensare quelle evitabili (peraltro, facendo valere anche il contributo di soggetti estranei all’intero processo dell’articolo 6.4 e dei loro contributi di mitigazione);
  • l’inclusione dei progetti REDD+ tra le attività accettabili sotto l’articolo 6.4, nonostante tali progetti siano molto criticati e abbiano dimostrato scarsa capacità di assicurare effettive rimozioni di CO2.
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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.