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Dazi sulle auto cinesi, Ue e Cina più vicine ad un accordo. Si tratta ancora la prossima settimana

Bruxelles e Pechino stanno discutendo di politiche commerciale sulle auto per non danneggiare la competitività europea

Dazi auto cinesi

di Paolo Travisi

Dazi auto cinesi, l’accordo potrebbe congelare la super tassazione sui veicoli

Unione Europea e Cina sembrano più vicine nel trovare una soluzione alle tensioni politico-economiche provocate dalla minaccia dei dazi alle auto elettriche cinesi importate in Europa. Infatti, dopo una settimana di “intense discussioni“, tra Bruxelles e Pechino ci sarebbero dei passi avanti verso “progressi tecnici” che porterebbero ad un accordo sui prezzi delle auto elettriche, con l’obiettivo di annullare i dazi imposti dall’Ue. 

Una soluzione che appare più vicina”, fa sapere il portavoce della Commissione europea per le questioni commerciali, Olof Gill. La nota dunque proviene da fonti ufficiali, dalla stessa Commissione europea che seguendo le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ha avvicinato le parti che “hanno discusso in modo costruttivo e approfondito su come stabilire un prezzo minimo di importazione” su cui la Cina dovrebbe impegnarsi con “strumenti per monitorare e far rispettare l’impegno“. Ma secondo le agenzie di stampa, non si tratterebbe di una stretta di mani definitiva, piuttosto di un concreto avvicinamento.

Auto importate più care fino al 35% per contrastare il dumping

L’Europa aveva intenzione di calare un asso pesante nei confronti de governo di Pechino, con dazi doganali aggiuntivi dal 7,8% al 35,3% che le auto elettriche cinesi avrebbero dovuto sborsare se non si fosse trovata una quadra entro il 31 ottobre. L’intesa dunque, prevedrebbe un aumento del prezzo del prodotto da parte dell’esportatore cinese nel momento dell’esportazione per evitare il dumping, quindi garantendo una maggiore parità nel costo alla vendita al pubblico sul mercato europeo, sbaragliato dal sottocosto delle auto cinesi rispetto ai prodotti dei costruttori europei.

Il dumping è una pratica commerciale con cui le grandi imprese introducono nel mercato europeo dei prodotti, in questo caso le auto elettriche, a un prezzo nettamente inferiore rispetto a quello di mercato. Con questa pratica, il prezzo artificioso per la presenza di sussidi statali alle imprese nel paese di origine oppure per la sovrapproduzione di un determinato prodotto, di fatto diventa una concorrenza sleale, in quanto i prodotti vengono venduti ad un prezzo che non rispecchia il costo di produzione e per le imprese europee è molto difficile rimanere competitive (si veda il caso Volkswagen).

L’Ue, per difendersi, come strumenti di difesa commerciale anti-dumping può fare ricorso ai dazi per l’appunto, che avrebbero sortito il medesimo effetto, livellando i costi delle auto al consumatore finale

Dazi auto cinesi, Tajani da Pechino:”Guerra commerciale non serve a nessuno”

Chiaro è che la Cina dovrà impegnarsi a monitorare sia quanto accadrà sia a far rispettare l’impegno; intanto le discussioni tecniche, fa sapere ancora Bruxelles, proseguiranno la prossima settimana. In realtà, se tra Bruxelles e Pechino si trovasse un accordo condiviso, non scomparirebbero i dazi europei, perché da un punto di vista giuridico, comunque resteranno in vigore per cinque anni, ma possono essere congelati fino alla scadenza, e quindi non imposti.

Al lavoro nella trattativa tra occidente ed oriente anche il capo della Farnesina, Antonio Tajani che da Pechino, in visita ufficiale, sui dazi cinesi ha dichiarato: “Siamo per trovare un accordo con l’organizzazione mondiale del commercio per dialogo e reciprocità. Si deve discutere. La posizione dell’Ue è stata oggettiva, ma mi auguro che si possa trovato un accordo. Noi siamo in spirito di amicizia, ma siamo un continente industriale, un Paese industriale dove il settore auto è fondamentale e prezzi troppo bassi di auto prodotte all’estero rischiano di non rendere competitiva la qualità italiana bisogna dialogare e che si trova un accordo basato sul principio della reciprocità. Difendere le posizioni non significa fare una guerra commerciale ma arrivare a un tavolo e trattare. La guerra commerciale non serve a nessuno”.