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Stop ai bonus auto, come cambia il sostegno all’automotive italiano?

Il MIMIT concentrerà le risorse disponibili sugli investimenti produttivi nel settore auto, tagliando le misure per il sostegno all'acquisto. L'annuncio del ministro Urso durante il question time al Senato del 7 novembre

Stop ai bonus auto: come cambia il sostegno all’automotive italiano?
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Stop ai bonus auto e addio piano pluriennale di incentivi. Più sostegno al settore della componentistica, con annunci attesi al prossimo tavolo Stellantis. Incremento delle risorse per la filiera e la riconversione produttiva, già nella Manovra 2025. E più risorse sbloccate: fondi per i contratti di sviluppo, con 500 milioni di euro per il 2025-2026. Sono gli annunci e le iniziative di sostegno all’automotive italiano anticipate dal ministro dei Traporti e delle Infrastrutture, Adolfo Urso, durante il question time al Senato del 7 novembre.

Urso è intervenuto pochi giorni dopo che, tra le pieghe della legge di bilancio, è emerso un taglio monstre da 4,6 miliardi al fondo per l’automotive. Risorse ridotte dell’80%, che sarebbero dovute servire a rilanciare il comparto in una congiuntura particolarmente complicata.

Stop bonus auto: le misure annunciate dal MIMIT

Sul piano nazionale, il titolare del MIMIT ha annunciato tre misure a sostegno dell’automotive nazionale:

  • Sostegno al settore della componentistica italiana, con annunci attesi al prossimo tavolo Stellantis.
  • Incremento delle risorse per la filiera e la riconversione produttiva nella legge di bilancio.
  • Fondi per contratti di sviluppo (500 milioni per il 2025-2026) sbloccati.

Dal confronto con Stellantis previsto per il 14 novembre “ci attendiamo risposte concrete” “sul destino degli stabilimenti italiani e dei lavoratori”, ha detto Urso. Ma arriverà probabilmente anche un primo annuncio su nuovi strumenti di sostegno alla componentistica.

Nella legge di bilancio saranno aumentate le risorse destinate alla filiera e ai processi di riconversione produttiva, ha aggiunto il ministro. L’indirizzo è “concentrare le risorse sugli investimenti” perché “gli incentivi destinati all’acquisto”, cioè le agevolazioni per le auto non inquinanti, “non hanno avuto effetti positivi sulla produzione”. “Dobbiamo prenderne atto”, ha affermato Urso. Che su questo punto è stato lapidario: “È finito il tempo dei bonus”. Un dietrofront totale rispetto ad agosto, quando lo stesso Urso aveva promesso un piano pluriennale per gli incentivi auto.

Il MIMIT punta, invece, a sbloccare ed eventualmente potenziare i canali agevolativi diretti al versante della produzione. C’è infatti la firma per aprire il nuovo sportello dei contratti di sviluppo dedicato alle filiere strategiche nazionali, tra cui l’automotive. Si tratta di risorse del PNRR che, al momento, arrivano a 500 milioni per il prossimo biennio. Ma la dotazione “potrà essere integrata” in caso emergano specifiche esigenze dal settore.

“Le risorse stanziate per gli anni compresi tra il 2025 e il 2030”, replica Francesco Boccia (Pd) a Urso durante il question time, “non andavano solo agli incentivi all’acquisto, come lei sa, ma andavano alla ricerca, agli investimenti, alla transizione verde”.

La nuova Commissione dice no a rivedere lo stop auto diesel e benzina nel 2035

Questo per quanto riguarda l’ambito italiano. E in Europa? Qui, Urso ha confermato la linea seguita da anni: spingere per una revisione dello stop alle nuove auto diesel e benzina nel 2035. Il non paper italiano ha raccolto consensi tra più di 10 paesi membri e chiede alla nuova Commissione, come priorità, di anticipare a inizio 2025 la revisione dei limiti emissivi. E in prospettiva di posticipare, almeno al 2040, l’addio ai motori endotermici.

Su questo fronte, però, l’Italia continuerà ad avere vita dura. Il nuovo commissario UE al Clima, Wopke Hoekstra, è stato confermato il 7 novembre dal Parlamento europeo ed è stato molto chiaro: sullo stop nel 2035 Bruxelles non tornerà indietro. E non accontenterà il governo Meloni neanche sull’apertura ai biocarburanti, fortemente voluta da Roma.  

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