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USA: dazi sulle celle solari importate dal sud est asiatico

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha annunciato dazi compensativi anti-sovvenzioni sulle celle solari importate da aziende in Vietnam, Cambogia, Malesia e Thailandia, accusate di essere la "porta sul retro" del fotovoltaico cinese low cost

USA: dazi sulle celle solari importate dal sud est asiatico

Nuove misure USA contro il fotovoltaico Made in China

Gli Stati Uniti si preparano ad alzare ulteriormente la guardia sul fotovoltaico d’importazione. Martedì 1° ottobre il Dipartimento del Commercio statunitense ha presentato la sua determinazione preliminare sull’indagine anti sussidi a carico delle celle solari importate dal Sud Est asiatico. Per la precisione nel mirino governativo sono finite le celle fotovoltaiche provenienti da Cambogia, Malesia, Thailandia e Vietnam, i cui flussi verso gli States hanno registrato un’impennata nel 2024.

Il problema? I prezzi troppo bassi a cui sono vendute e su cui le aziende americane non possono competere.

Il “monopolio” della Cina sulla produzione fotovoltaica

L’indagine del Dipartimento del Commercio USA, avviata a maggio di quest’anno dietro richiesta della l’American Alliance for Solar Manufacturing Trade Committee, arriva in un momento particolare. La sovrapproduzione di celle e moduli registrata nell’ultimo periodo ha fatto crollare complessivamente i prezzi della tecnologia fotovoltaica. Tecnologia di cui la Cina ha quasi il monopolio, possedendo oggi l’80% del mercato globale. Con fabbriche localizzate sul proprio territorio e in nazioni vicine, come per l’appunto Vietnam, Cambogia, Malesia e Thailandia.

L’accusa, presentata a più riprese dall’industria fotovoltaica americana, è che il fotovoltaico Made in China stia danneggiando il mercato stelle e strisce con un eccessivo sottocosto, reso possibile da pratiche commerciali sleali. In questo caso sia da un dumping diretto (un voluto deprezzamento rispetto al valore di mercato) che attraverso sussidi governativi alla produzione industriale. 

Sull’export proveniente dal gigante asiatico gli Stati Uniti sono già intervenuti con alcune misure protezionistiche. Misure che non interferivano però con i prodotti fabbricati da aziende cinesi in altri paesi. La nuova indagine potrebbe estendere la portata dell’azione. 

L’indagine sulle celle solari importate dall’Asia

Ad un mese dall’avvio dell’accertamento, la Commissione per il Commercio Internazionale (ITC) ha emesso una determinazione preliminare affermativa unanime secondo cui le importazioni in dumping e sovvenzionate da Cambogia, Malesia, Thailandia e Vietnam stavano attualmente danneggiando (o, per i sussidi cambogiani, minacciando di danneggiare) i produttori di celle e moduli solari statunitensi. Ad agosto, l’Alleanza ha presentato nuove accuse contro le aziende del Sud Est Asiatico di proprietà cinese e con sede centrale in Cina, dimostrando come le stesse stessero accelerando le esportazioni di celle solari negli USA, in vista di possibili tariffe compensative.

La determinazione preliminare – su cui è attesa la determinazione finale dell’ITC – ha definito i dazi compensativi anti sussidi. Secondo quanto comunicato dal dipartimento le tariffe sulle celle solari importate saranno:

  • Vietnam – aliquota al 2,85%
  • Cambogia – aliquota al 8,25%
  • Malesia – aliquota al 9,13%
  • Thailandia – aliquota al 23,06%

“Questo annuncio rappresenta un importante primo passo in un processo lungo un anno per determinare l’ammontare dei sussidi governativi illegali a beneficio di queste aziende”, ha affermato Tim Brightbill, partner di Wiley Rein e avvocato dei ricorrenti. “La determinazione preliminare dimostra che siamo ancora all’inizio delle indagini e ci aspettiamo che la determinazione finale rifletta il vero danno che queste importazioni arrecano alla produzione statunitense. Siamo fiduciosi che le aliquote dei dazi aumenteranno man mano che il Dipartimento del Commercio continuerà a indagare sui nuovi presunti sussidi. Abbiamo capito che i produttori di tutti e quattro i Paesi stanno ancora rispondendo ai questionari dettagliati richiesti in questi casi, il che avrà un impatto sulle conclusioni finali”. 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.